Angelus. Amare Dio e amare il prossimo? Per nulla scontato!

Qual è il “grande comandamento”? Gesù non mostra “alcuna esitazione” e risponde: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». E aggiunge: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mt 22,37.39). Si tratta di una risposta “non scontata”, perché, “tra i molteplici precetti della legge ebraica, i più importanti erano i dieci Comandamenti, comunicati direttamente da Dio a Mosè, come condizioni del patto di alleanza con il popolo”.
Lo ha ricordato papa Francesco, durante l’Angelus domenicale odierno, che testimonia uno dei tanti confronti tra Gesù e i farisei, in cui questi ultimi tentano di “metterlo alla prova”. La domanda da loro posta è “insidiosa”, in quanto “nella Legge di Mosè sono menzionati oltre seicento precetti”. Ma Gesù ricorda loro che “senza l’amore per Dio e per il prossimo non c’è vera fedeltà a questa alleanza con il Signore”.
Inoltre, già dell’Esodo, viene ricordato che “non si può stare nell’Alleanza con il Signore e maltrattare quelli che godono della sua protezione: la vedova, l’orfano e il migrante, cioè le persone più sole e indifese (cfr Es 22,20-21)”.
Non solo Gesù cerca di aiutare i farisei a “mettere ordine nella loro religiosità” e “a ristabilire ciò che veramente conta e ciò che è meno importante” ma ricorda anche loro che «da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,40). Gesù ha infatti vissuto sempre “predicando e operando ciò che veramente conta ed è essenziale, cioè l’amore”, quell’amore che “dà slancio e fecondità alla vita e al cammino di fede: senza l’amore, sia la vita sia la fede rimangono sterili”.
Quello che Lui chiede nel Vangelo odierno, è “un ideale stupendo, che corrisponde al desiderio più autentico del nostro cuore”, ha sottolineato il Santo Padre. “Sogno” di Dio per l’uomo è “renderci partecipi della sua vita, per essere amati da Lui e per amarlo, e per amare con Lui tutte le altre persone”. Per realizzare questo “sogno”, abbiamo bisogno “della sua grazia” e di “ricevere in noi la capacità di amare che proviene da Dio stesso”.
Offrendosi nell’Eucaristia, Gesù permette a noi di ricevere il suo Corpo e il suo Sangue, quindi se Stesso “nell’espressione massima del suo amore, quando Egli ha offerto sé stesso al Padre per la nostra salvezza”, ha aggiunto il Pontefice.
L’invocazione finale del Papa è per la Vergine, perché “ci aiuti ad accogliere nella nostra vita il “grande comandamento” dell’amore di Dio e del prossimo”.
“Infatti, se anche lo conosciamo fin da quando eravamo bambini, non finiremo mai di convertirci ad esso e di metterlo in pratica nelle diverse situazioni in cui ci troviamo”, ha poi concluso Francesco. [L.M.]