“Apocalittici” vs. “misericordiosi”? La Chiesa è altro…

“Apocalittici” vs. “misericordiosi”? La Chiesa è altro…

“Houston, we have a problem…”. Il celebre grido d’allarme di Apollo 13 sembra oggi adattarsi alla perfezione all’istituzione più antica del mondo, l’unica che, come promesso dal suo Fondatore, non crollerà mai: la Chiesa Cattolica. Potremmo inoltrarci in una lunga e pedante disamina dei problemi del Vaticano, delle lotte di potere all’interno della Curia Romana, delle resistenze interne alle riforme di papa Francesco.

In realtà voleremo più basso, provando a scandagliare le fondamenta dell’edificio ecclesiale, in particolare nel suo versante laico. Abbiamo mai provato a domandarci quale sia lo stato di salute delle nostre comunità parrocchiali e non, quanta effettiva armonia e fraternità viga in esse? E ancora: ci siamo mai chiesti se il nostro concetto di Chiesa è autoreferenziale e confinato alla nostra comunità o movimento o, al contrario, siamo coscienti dell’universalità della nostra missione?

Se è vero che la Chiesa è viva e in salute quando è “in uscita”, giocoforza, non sarebbe male se ogni battezzato fosse realmente in uscita verso l’altro, così come tutte le comunità dovrebbero essere reciprocamente in uscita le une verso le altre. Fedeli al principio dell’unità che rigetta l’uniformità, secondo un altro principio assai caro al Santo Padre.

La realtà dei fatti ci costringe amaramente ad ammettere che ciò è ben lontano dal realizzarsi. Alla base ci sono due atteggiamenti polarizzanti, molto più diffusi di quanto sembri, che bloccano ogni sviluppo evangelizzatore. La prima categoria potrebbe essere, a buon diritto, definita quella degli apocalittici. Questo tipo di fedeli hanno davvero il chiodo fisso per l’ultimo libro neotestamentario. Terremoti, guerre, scandali e oscenità diffuse sono per loro segno necessario degli “ultimi tempi” e ogniqualvolta una di queste sciagure si verifica, è subito una litania di “Ma dove andremo a finire?”; “Signore, vieni presto” e simili.

Geremiadi ovviamente e opportunamente amplificate dai socialnetwork, strumenti utilizzati con estrema disinvoltura, spesso in modo fine a stesso e senza alcuna consapevolezza degli effetti che producono.
Gli “apocalittici” sono perennemente angosciati, sovente litigiosi ed estremamente diffidenti: le prime persone che privano della loro fiducia sono solitamente proprio i ministri del culto, a loro dire colpevoli – a torto o a ragione – di aver abbandonato la Tradizione, a partire dalla liturgia. Eh già, perché normalmente il cattolico “apocalittico” è un nostalgico che colloca tutto il buono della Chiesa in un passato, identificabile, a seconda dei casi, nel Medioevo, nella Controriforma, nell’epoca del Sillabo e della lotta alle eresie moderniste, nel pre-Concilio o, nei casi più recenti, nei due pontificati che hanno preceduto l’attuale.