Quando il dolore diventa una testimonianza di vita eterna

Quando il dolore diventa una testimonianza di vita eterna

Sono tornata recentemente da un pellegrinaggio intenso in #Calabria, esattamente a #Placanica, ormai conosciuta da molti anni come luogo mariano in quanto vi è la “#Madonna dello #Scoglio”.
Vi sono stati molti momenti di preghiera intensi, accompagnati dalla presenza del Santissimo Sacramento e da Fratel Cosimo (colui che per diverse volte ha visto e parlato con la Madonna) che viene sempre a dare speranza a questo mondo peccatore e chiede incessantemente preghiere per la pace del cuore e del mondo intero.
In quel luogo, migliaia sono le persone che si recano per chiedere grazie, chi semplicemente per ringraziare o per pregare per la conversione dei propri cari.
Fra le migliaia di persone vi era Rosaria Orlando, una mamma che qualche anno fa, ha subìto un grande dolore; sì … perchè la perdita un figlio è un dolore incolmabile che solo con una grande fede è possibile superare.

Questa è la storia di Rosaria e di suo figlio Salvatore Marcenò.
Salvatore era un ragazzo speciale (quale mamma direbbe il contrario) ma lui era veramente speciale! Quando è nato, da subito le prime sofferenze e complicazioni: Salvatore ha subìto un ipossia celebrale che gli ha procurato un trauma da parto e la mancanza di ossigeno al cervello con varie emoraggie celebrali, hanno cambiato per sempre la vita di un bambino, poi diventato un ragazzo.
Le conseguenze furono un ritardo psicomotorio, problemi sensoriali ed un lungo calvario. Da sempre, sin dal suo primo attimo di vita, Rosaria è stata non solo una mamma, ma il suo angelo, la sua assistente speciale.
Salvatore nonostante le sue precarietà fisiche, era un ragazzo solare, allegro, amava la vita, amava uscire e stare con gli altri.
Poi all’età di 16 anni, in quel maledetto 1 gennaio 2010, inizia la vera salita al monte calvario di Salvuccio (come amava chiamarlo sua madre) un erpes virus 6 lo ha condotto alla morte. Salvatore sale al cielo esattamente un mese e mezzo dopo, il 13 febbraio 2010.
Tante sono state le preghiere, di persone e familiari che chiedevano con fiducia la guarigione di Salvuccio. In quegli ultimi momenti del trapasso di Salvo, sua madre ha pronunciato queste parole “Signore non sia fatta la mia ma la tua volontà”. Dopo qualche ora Salvo era già tra le braccia di Gesù e di Maria.

Dopo la morte di Salvo…

Nulla è stato facile per Rosaria, il dolore era troppo grande, troppo vivo, acceso ed era diventato il suo compagno di vita. Quella casa vuota, senza di lui era diventata un macigno pesante. Non c’era più il disordine, gli schiamazzi, i mobili erano tutti al loro posto … tutto testimoniava la mancanza di Salvatore.
Rosaria è un esempio di testimonianza per tutti quei genitori che invece non riescono ad accettare la morte di un figlio e che incolpano di ciò Dio! Lei invece ha subito rafforzato la sua fede, aumentato la sua dose di preghiera. Ha sempre testimoniato il suo amore a chi era più bisognoso di lei.
Oggi Rosaria aiuta molti ragazzi disabili che come suo figlio, hanno problemi motori e non riescono a fare nulla senza l’aiuto di chi come lei, le tende una mano.
Rosaria si è recata alla Madonna dello Scoglio per ringraziare Maria, perchè se Salvuccio adesso è in cielo è perchè Dio ha scelto dal suo giardino, uno dei fiori più belli.
Questa testimonianza vuole essere un aiuto per tutte le mamme degli angeli in cielo
Rita Sberna