Frate Alessandro ‘Il tenore di Dio’

Frate Alessandro ‘Il tenore di Dio’

Intervista al grande Frate Alessandro, la voce di Assisi, definito anche per la sua esemplare voce “Il tenore di Dio”.

In quest’intervista rilasciata a Rita Sberna, Frate Alessandro racconta il suo percorso di fraticello povero, al servizio di Dio attraverso la sua musica.
A 21 anni entra a far parte dell’ordine francescano, si è consacrato nell’ordine dei frati minori, ormai conosciuto in tutto il mondo per le sue doti canore.
Il suo album di debutto “La voce di Assisi è stato pubblicato il 15 ottobre 2012.

Frate Alessandro, la passione per il canto e la musica ti è stata trasmessa da tuo nonno. Quando esattamente, hai cominciato ad innamorarti del canto?
Non ho memoria della nascita del canto dentro di me, per cui credo che sia radicato nel mio spirito e nel mio animo da sempre. Mi ricordo che da bambino prendevo due pezzi di legno e di bastoni perché mi piaceva fare la batteria, le percussioni; ero innamorato del ritmo. Ascoltavo la musica, inventavo canzoni.
La musica era innata dentro di me, poi ho sentito un brano di Michael Jackson e mi sono innamorato ancor di più di ogni tipo di musica: della musica moderna e della musica antica.
Dentro di me c’era il desiderio innato di imparare a suonare qualche strumento ed è stato un desiderio incontrollabile. Proprio in quel momento, mio nonno mi ha spinto ed aiutato (lui è stato un clarinettista di banda) a mandarmi a studiare musica.
I miei genitori erano contenti, ed ho cominciato il mio percorso.
Ho iniziato a cantare con il coro della parrocchia e mi sono iscritto ad un corso di canto.
Il dono del canto è l’ultimo dono in ambito musicale che il Signore mi abbia concesso.

Con la musica si può rappresentare Dio?
Assolutamente si. Noi spesse volte, riconosciamo le persone dal tono della voce, da come parlano. Io credo che veramente possiamo riconoscere la presenza di Dio dalla bella musica.
La musica quando è bella ed è ben fatta ma soprattutto viene dal cuore, è certamente la voce di Dio e riconosciamo la sua presenza.

Tu hai firmato un contratto con una grande casa discografica. Come sei arrivato a questo traguardo?
Questo traguardo è arrivato a me dal cielo, in un modo nell’altro. Io non ho cercato nulla, mi sono state fatte molte proposte e alla fine ho accettato, un po’ per amicizia ed un po’ per sfida.
In una di queste audizioni, c’erano dei manager che hanno pensato di fare un cd con me, poi sono diventati due cd ed in preparazione adesso c’è il terzo.
E’ stata una sorpresa perché io non me l’aspettavo, e inizialmente non volevo ma anche se non ero convinto sia i miei amici che i miei genitori ma anche i frati, mi dicevano “E se fosse una missione che Dio ti sta chiedendo per portare qualcosa di bello al mondo?”.
E su questa parola ho gettato le reti.

Come ti è stata vicino la comunità francescana in questo tuo nuovo cammino?
Dal principio non è stato facile perché comunque sia, è qualcosa che esula dalla nostra tradizione, in realtà è qualcosa che è previsto dalle nostre costituzioni, è previsto dall’ordine, dal carisma e dalla vita francescana però la provincia dei Frati Minori dell’Umbria è più concentrata sull’aspetto legato ai Santuari, per cui è un attività che mi porta ad andare in giro per il mondo a cantare e i miei confratelli l’hanno accolta anch’essi come una missione di Dio.
Mi sono stati vicini, qualcuno con occhio un po’ dubbioso però mi hanno aiutato ed ancora oggi percepiamo che questa sia una missione che non conduco da solo ma la portiamo avanti insieme.
Viaggio di solito in compagnia di un altro frate, e ogni volta che viaggio, alloggio nei conventi.

Come riesci a conciliare la vita consacrata con quella musicale?
Essendo per noi una missione, è il momento dell’annuncio e dell’apostolato. Anche San Francesco viveva così, andava spesso in viaggio ed ogni tanto si ritirava in preghiera, in riposo. Dedicava molto tempo alla meditazione ed anche io con i miei frati, ci siamo accordati a questo genere di vita per cui solitamente alterno periodi di riposo in cui sto con la fraternità e periodi in cui vado in missione a fare concerti in giro.
Viaggiando è un occasione per incontrare tanta gente ed annunciare il vangelo, ricevere tante testimonianze a Lode del Signore perché questa missione sta portando tantissimi frutti in tante persone che si sono riavvicinate a Dio.
Io stesso sto ricevendo tantissimo e non l’avrei mai immaginato. Molta gente mi dice che dò tanto agli altri ma in realtà credo che io stia ricevendo tanto.

Nel tuo passato la scelta vocazionale è stata in bilico, ci puoi raccontare?
Io ho sentito la vocazione da giovanissimo, ed è legata alla mia conversione. Ho incontrato il Signore durante un esperienza di preghiera, la Sua presenza è stata viva e vera; più forte di tutte le presenze della mia storia. Per me è stata un esperienza di preghiera, mistica e fortissima.
Da quel momento in poi, ho sentito la forte presenza di Dio nella mia vita che mi accompagna ormai da sempre. Il desiderio di donarmi a Lui è stato immediato.
Nel giro di pochi mesi, dopo la mia conversione, vidi un film su San Francesco e dentro di me presi la seria decisione di donare tutta la mia vita per Lui.
Quando tutto ciò avvenne, avevo 17 anni, ero molto giovane ed ero spaventato da questi sentimenti che nutrivo dentro, per cui è stato un crescere ed un cammino durato per tanti anni.
Quando entrai in convento, avevo 21 anni e anche se mi trovavo lì, non avevo ancora imparato a comprendere cosa Dio volesse da me. Per un certo periodo ho anche pensato di dovermi ritirare ad una vita eremitica, di consacrazione solitaria.
Avevo cominciato un percorso per poter vivere da solo, come consacrato laico ma subito dopo mi accorsi che ciò era soltanto un mio pensiero.
Così dopo 3 anni, fuori dall’ordine e in ricerca alla vocazione, Il Signore mi indicò di rientrare dai Frati e chiedendo loro di potermi riaccogliere, sono rientrato ed ho portato avanti la vita francescana fino alla professione solenne e la sto portando ancora oggi.
Mi ero scontrato con la mia volontà, ed è stato un dialogo tra la mia volontà e quella di Dio.
Questa vita mi sta insegnando (come dicevano i Santi) che solo nella volontà di Dio, c’è la nostra pace.

San Francesco aveva molti doni spirituali, qual è quello che cerchi di tenere presente nel tuo cammino francescano?
Secondo me , dobbiamo crescere su due aspetti fondamentali di San Francesco: il primo è la minorità, il fatto di essere più piccoli e di non metterci mai in un gradino maggiore agli altri ma operare al servizio degli altri e questo genera pace e gioia.
Il secondo aspetto è la semplicità, con il tempo il rischio che corriamo è quello di complicare le cose, complicare la vita, complicarci nei ragionamenti. Mentre invece Dio è semplicità e San Francesco ha compreso in pieno questo aspetto e ci permette di tornare ad essere come bambini.
La semplicità credo che sia una cosa molto bella da vivere e da dover tenere cara.
Ed infine aggiungerei la cattolicità, mai distaccarci dalla Chiesa Cattolica e dal Papa. San Francesco aveva promesso obbedienza al Papa. Il Signore parla oggi attraverso la Chiesa, io la sento come una Madre che accoglie i figli, sia chi è in casa e chi è fuori casa.
La cattolicità è una grande testimonianza soprattutto quando la Chiesa è attaccata dal suo interno e dal suo esterno.
Quanto tempo occupa la preghiera nelle tue giornate?
Diciamo che occupa la quasi totalità della giornata. San Francesco ci ha insegnato ad essere preghiera vivente, la preghiera comunitaria e quella liturgica ci aiutano a vivere insieme i momenti con il Signore e condividere questi momenti anche con la gente.
Poi c’è un periodo di preghiera personale, dove tu sei da solo con Dio o davanti al tabernacolo o in solitudine. A me piace pregare in mezzo alla natura, andare nei boschi. Quando lavoro prego tantissimo, ed è uno dei momenti in cui prego di più.
Rendere ogni cosa preghiera significa che tutto quello che fai, lo fai per Dio e con Dio. A fare questo, è stato proprio San Francesco ad insegnarcelo, lui non era soltanto un uomo che pregava ma lui stesso era diventato “preghiera”.
La nostra vita di frati, è una vita variegata e nel nostro carisma c’è la possibilità di fare tante cose.
Tutta la nostra vita è una preghiera di Lode e di ringraziamento al Signore.

Il canto unito alla tua vocazione, cosa trasmette a te stesso, e cosa pensi possa trasmettere agli altri?
Il canto per me è un esperienza unica perché anche se all’inizio non avevo passione, il Signore mi ha insegnato che è un momento di comunione con Lui, è come se io gli prestassi la voce, per farsì che la Sua voce arrivi a tutti: il Suo canto, la Sua gioia e le Sue emozioni.
Questo per me è una comunione totale con Dio e mi lascia sempre stupito.
Mi è capitato diverse volte, di dover cantare fisicamente in uno stato pietoso ma di essere riuscito sempre a trasmettere la voce di Dio. Questo significa che non dipende tanto da me ma dal cuore; se il cuore è rivolto a Lui, è questo che fa veramente la differenza.
Io credo che ciascuno di noi, con i doni che ci ha dato il Signore possiamo fare grandi miracoli, possiamo unirci a Dio e farsì che questo dono sia condiviso da tutti.
Servizio di Rita Sberna