Svelato il mistero del perchè San Francesco non temeva il lupo

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La natura ci parla di spiritualità e non c’è creato senza creature ! Lo sguardo di Francesco d’Assisi che contempla le bellezze del creato sembra nel terzo millennio rimanere un faro per quanti pregano Dio o soltanto Madre Terra. Pregare infatti, senza mantenere un equilibrio pacifico con la vita che inebria vegetali e animali, sembrerebbe un controsenso, indipendentemente dal proprio credo religioso. In Francesco vestito dall’Amore del Crocifisso, la preghiera era contemplazione del creato e delle creature, come il celebre Cantico non smette di ricordarci.

“Laudato sie mi’ Signore, cum tucte le tue creature” vien quindi da domandarsi se perfino un animale come il lupo fosse nobile strumento per un rapporto in pienezza tra umanità e creatore.

A riguardo uno spunto di riflessione  è la profezia di Francesco agli abitanti di Greccio, invitati alla conversione per essere liberati dai lupi che divoravano gli uomini. Un altro episodio, quello del lupo di Gubbio, divulgato dai Fioretti, si fa strada tra le fonti agiografiche solo verso la fine del Duecento e commuove anche i cacciatori più incalliti !

Tralasciando la “cittadinanza” dei due animali feroci, si può anzi evincere il ruolo tutt’altro che negativo nella concezione di Francesco verso “Fratello Lupo”. Gli studiosi dei testi sopravvissuti alla furia del tempo( e di noti censuratori) ammettono che Francesco viaggiasse non temendo i lupi, seppure questi nel medioevo percorressero prepotentemente la catena appenninica.

Il patrono d’Italia non deve essere identificato solo per il suo rapporto con gli elementi naturali o l’amore per gli animali, ma per la mano tesa ad ogni figlio amato dal Creatore. Ecco allora che il celebre racconto del lupo di Gubbio permette a ciascuno di noi di interrogarci sulla nostra  storia personale e sul rapporto con i fratelli. Quella del Santo e dell’animale inferocito non è una favola, e neppure una leggenda, ma la storia di un uomo in cammino che vive l’Incontro con Dio in tutto ciò che lo circonda. Ecco che il lupo è simbolo pieno e inconfondibile di ogni uomo che incontrando la Luce di un Uomo cambia rotta verso una nuova vita di comunione con gli altri uomini.

Gli abitanti di Greccio e quelli di Gubbio si fermano all’aggressività del lupo, ritenuta invece da Francesco una risposta all’aggressività dell’uomo. Qualora l’uomo non facesse alcuna violenza verso gli animali si potrebbe supporre che l’universo torni a quell’armonia della condizione adamitica?

“Il lupo non è cattivo, è carnivoro”perciò Francesco, ce lo ricorda Chiara Frugoni, sceglie il giusto linguaggio per comunicare con l’animale e si riconosce creatura tra le creature. Dialogare con l’alterità animale secondo codici propri della natura umana è l’obiettivo oggi, non solo di etologi e biologi, ma di tutti gli uomini-buone creature che si interrogano sul rapporto uomo-animale.Allo stesso modo è possibile vivere la conciliazione con uomini e donne che non hanno ancora sperimentato la felicità dei figli amati da Dio, sarà sufficiente entrare in relazione con chi nel traffico ci guarda in “cagnesco”? Tentar non nuoce !

Gli episodi che ritraggono il santo con gli animali tra arte e letteratura, sussurrano al mondo intero la possibilità di una conciliazione tra le creature e l’uomo, così che, a furor di popolo animalista, risuona ovunque il capitolo 11 del Libro di Isaia ! Se migliaia di penne vogliono ergere Francesco d’Assisi a sommo protettore del mondo animale,a dispetto di una concezione utilitaristica che il Medioevo adombrasse sulle creature di Dio, dobbiamo giustamente ricordare San Antonio Abate. Ma questa è tutta un’altra storia !

Giuseppe Scarlato