Aleandro Baldi: “La verità nella carità”- Così inizia la mia conversione

Aleandro Baldi: “La verità nella carità”- Così inizia la mia conversione

Aleandro Baldi  ha alla spalle una ricca e lunga carriera artistica.

E’ un cantautore e polistrumentista. La sua carriera inizia nel 1986, partecipando al Festival di Sanremo con il brano “La nave va”, si classifica al 2°posto nella sezione giovani.

Nel 1987 esce l’album di debutto.

La vera consacrazione avvenne nel 1992 quando vinse il 42° Festival di Sanremo in coppia con Francesca Alotta con il brano scritto da lui “Non amarmi”.

Nel 2010, corona un sogno. Si diploma in chitarra al conservatorio.

Nel 2012, mette la sua professionalità a disposizione di un associazione genovese che trasmette messaggi di solidarietà attraverso la musica.

Il 21 febbraio, partecipa come testimonial, alla realizzazione del video clip “Un brivido”, dove ha dato una toccante interpretazione.

Il brano era stato premiato dall’Istituto Gaslini, per il tema sociale trattato.

Lei era lontano dalla fede, poi si è accorto che senza la fede, la sua vita era vuota.

Cos’è che l’allontanava dalla fede?

Quello che mi allontanava dalla fede era la solitudine.

All’inizio ero vicino alla fede, perché mi hanno introdotto a questo i miei genitori. Però, era una fede basata non sulla fede vera ma sulla memoria, nel senso che mi piaceva stare in chiesa perché lì ricordavo tutti i momenti belli, però quando poi sono diventato più grande questa memoria si è trasformata in solitudine.

I ragazzi della mia età avevano altri svaghi e mi lasciavano solo e così la mia fede è cominciata a vacillare e ad indebolirsi sempre di più, fino ad allontanarmi dalla chiesa.

Però una volta che mi ero allontanato, sentivo nella mia vita un senso di vuoto, non c’era un valore profondo, ma sentivo la mancanza di questa persona (cioè di Dio) che in un modo tradizionalistico, mi avevano fatto conoscere i miei genitori.

 Com’è arrivata la sua conversione?

E’ arrivata piano, piano. Il momento più importante fu attraverso l’amore terreno di una ragazza. Ero così felice di quest’amore che feci un atto di benedizione nei suoi riguardi. Dentro di me cominciai a riflettere e a dire a me stesso che se la benedicevo, allora significava che io credevo già in Dio.  Ho riflettuto dicendomi, che la mia mancanza di fede era solo una mancanza di coraggio.

Ho cominciato a frequentare, ad andare in chiesa, ad ascoltare il vangelo e a riflettere sulla Parola di Dio. Ho impostato una fede nuova, non basata sulla memoria ma sul ragionamento e sull’affidarmi al Creatore e all’Onnipotente.

Una frase di San Paolo, le ha aperto il cuore alla conversione “La verità nella carità”…

Questa frase di San Paolo mi ha fatto riflettere, perché in quel momento di solitudine, vedevo le persone che andavano in chiesa in modo falso.

Vedevo anche le persone che facevano parte delle organizzazioni fido-religiose e per me erano false. Facevano la carità per riempirsi la coscienza, non una carità vera.

Quando ho sentito la frase di San Paolo ho detto che veramente ci vorrebbe “La verità nella carità”.

Sono gli operatori che dovrebbero operare nella chiesa che sbagliano, non il vangelo.

Ho cercato anche io di dare il mio contributo mettendo la verità nella carità.

Quindi, lei ha sperimentato nel suo cuore la carità, quella di cui parlava San Paolo?

Al di là di sentire la fede nel cuore, ho cominciato a sentire la voglia di dare amore ai fratelli e mi sono adoperato per questo.

Com’è il suo rapporto con la preghiera e come cerca di sperimentare l’amore di Dio nella sua vita e con i fratelli?

Sperimento l’amore di Dio, ritenendo che la vita è un dono.

Lo sperimento anche quando prego, perché Dio mi esaudisce sempre. Quando soprattutto gli chiedo la serenità, la tranquillità. Questo dipende anche da cosa chiediamo a Dio.

Dio non è fatto a nostra immagine e somiglianza, siamo noi fatti a sua immagine. Ciò vuol dire, che non sempre quello che chiediamo a Dio, sono cose che fanno bene alla nostra vita, noi pensiamo siano cose buone per noi, ma non sempre lo sono.

Però la tranquillità e la serenità, sono delle cose che il nostro Dio non ci nega mai.

E’ difficile vivere la fede nel mondo dello spettacolo?

Non è difficile. C’è un ammonimento più che un comandamento, che Gesù fa ai farisei dicendo “Guai a voi che inseguite gli applausi nelle piazze e i primi seggi nelle sinagoghe”. Chi lavora nel mondo dello spettacolo, questa frase deve tenerla presente. Io penso che chi fa spettacolo, arriva in questo mondo un po’ per gioco, come d’altronde è capitato a me.

In questo gioco però, bisogna stare attenti affinchè questo gioco e quest’arte, non diventi una compulsività, una voglia di pubblico e di gente.

E’ giusto amare il pubblico, per l’emozioni che da nello spettacolo e nell’esibizioni di un artista, ma l’amore vero lo danno le persone che ti circondano: una moglie, degli amici ecc..

Le altre persone, sono persone che ami per l’emozioni che sei riuscito a trasmettergli, ma non ti conoscono perfettamente.

L’amore pieno viene dalla conoscenza. Le persone conoscono le mie canzoni e hanno avuto una forte emozione, ma non possono conoscere un artista in pieno. Conoscono la mia biografia, la mia arte, ma non conoscono me, in quanto persona.

Io penso che Dio ci prospetta un amore con la conoscenza. Infatti il comandamento dice “Amerai il Signore Dio tuo: con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.

Riporto l’esempio di un collega, molto più famoso di me: Sting.

Una volta andò a cantare in una scuola, e c’erano tante ragazze che lo abbracciavano e lo baciavano.

Il giornalista che gli faceva l’intervista gli chiese se era felice per queste persone che lo amavano e lui rispose: “Non amano me, ma la proiezione di me”.

L’amore che Dio ci offre non è prospettivo ma è interattivo.

Che messaggio vuole dare a tutte quelle persone che negano la presenza di Dio nella loro vita?

Più che un messaggio è un augurio.

Gli auguro un giorno di poter incontrare o di rincontrare Dio, come ho fatto io. In tanti modi Dio parla al nostro cuore, ed agisce con ognuno di noi attraverso un canale diverso. Ognuno di noi ha la sua strada da seguire, quindi lasciamo aperta la porta del cuore affinchè troviamo il Signore.

Si dice che le vie del Signore sono infinite, ma per noi c’è ne una da seguire. Per me la via della famiglia è stata importante per la mia fede, e poi c’è stata la riconoscenza verso l’amore.

“Beati gli assetati di giustizia”, dice Gesù. Questa è stata la chiave che mi ha fatto rincontrare il Signore.

Servizio di Rita Sberna