Amazzonia: una cartina di tornasole per la Chiesa e per il mondo
Un’ecologia umana integrale. Lo scenario amazzonico si presenta come una notevole opportunità di applicazione e concretizzazione dei principi generali formulati nell’enciclica Laudato si’. In questa sede emerge la differenza sostanziale tra l’ambientalismo classico di ispirazione laica e l’ambientalismo ispirato dal magistero del pontefice argentino, che si distingue per il rilievo dato alla centralità dell’uomo. La distruzione della foresta amazzonica, l’inquinamento delle sue falde idriche e lo scriteriato sfruttamento delle sue risorse non comportano soltanto una minaccia per l’ecosistema e per la biodiversità ma, in primo luogo, mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa delle popolazioni locali. Al contrario, il recupero di un’“ecologia integrale”, nonché “sana e sostenibile”, favorirà il miglioramento delle relazioni umane e l’adozione di “un altro stile di vita, meno vorace, più sereno, più rispettoso, meno ansioso, più fraterno” (QA 58).
Verso una “Chiesa amazzonica”? Il quarto “sogno” di papa Francesco per l’Amazzonia concerne la definizione della presenza ecclesiale e della missionarietà in quelle terre. Cogliendo un po’ di sorpresa taluni, il Pontefice non ha esplicitato alcuna apertura verso l’ordinazione di uomini sposati, al fine di sopperire alla scarsità di sacerdoti nelle aree amazzoniche più remote, come invece era stato auspicato da circa due terzi dei padri sinodali ed formalizzato nel documento finale del Sinodo. Al tempo stesso, però, l’invito del Papa alla lettura e all’approfondimento del suddetto documento finale (cfr QA 2-3) lascia intendere che tale questione rimane aperta e che potrebbe nuovamente essere discussa in contesti differenti.
La strada indicata da Bergoglio per affrontare la questione vocazionale in Amazzonia è di diretta ispirazione evangelica: pregare perché il Signore porti “operai per la sua messe”, senza trascurare una valorizzazione del ruolo dei laici (cfr QA 89-90) e, in particolare, delle donne (cfr QA 99-103), nell’evangelizzazione. L’eccezionale peculiarità della regione amazzonica, tuttavia, necessiterà di una adeguata inculturazione (cfr QA 66-76) e di approcci pastorali altrettanto peculiari e particolarmente rispettosi delle specificità delle culture locali, al punto che il Papa arriva a parlare di una “chiesa con volti amazzonici” (QA 94) e di una “santità dai lineamenti amazzonici, chiamata a interpellare la Chiesa universale” (QA 77). A tal proposito, Francesco pare voler rispondere tra le righe alle critiche ricevute durante il Sinodo, riguardo all’esposizione delle statuette della Pachamama presso la chiesa di Santa Maria in Traspontina, trafugate e gettate nel Tevere prima di essere ripescate: “È possibile recepire in qualche modo un simbolo indigeno senza necessariamente qualificarlo come idolatrico. Un mito carico di senso spirituale può essere valorizzato e non sempre considerato un errore pagano” (QA 79).
Che volti assumerà la Chiesa amazzonica è ancora presto per dirlo. Di sicuro, con la nuova esortazione apostolica, il Santo Padre ha voluto proporre un modello di sviluppo umano ed ecclesiale che, con tutti i distinguo del caso, potrà offrire chiavi di lettura importanti riguardo alla presenza della Chiesa in tutto il mondo, in modo particolare nei paesi in via di sviluppo e ovunque si manifestino scenari di miseria, sfruttamento e oppressione dei più deboli.