L’odierna pagina del vangelo dice, Papa Francesco, spiega Gesu’ che manda in missione 72 discepoli in aggiunta ai 12 apostoli. Nel libro della Genesi ci dice il Papa, il numero 72 rappresenta tutte le nazioni. Questo invio prefigura la missione della Chiesa di annunciare il Vangelo a tutte le genti.
La messe è abbondante ma gli operai sono pochi
Ci spiega il Papa che dobbiamo sempre e fortemente pregare perche’ il Signore mandi operai a lavorare nel suo campo. Ciascuno di noi lo deve fare con cuore aperto, con un atteggiamento missionario. La nostra preghiera non deve essere limitata solo ai nostri bisogni, alle nostre necessità. Una preghiera è veramente cristiana quando ha anche una dimensione universale.
Pregare, andare e non portare nè borsa nè sacca
Nell’inviare i 72 discepoli Gesù dà loro istruzioni precise, ossia che esprimono le caratteristiche di quella che sarà la loro missione. La prima è pregate, la seconda andate, la terza è quella di non portare nè borsa nè sacca. Questi imperativi mostrano che la missione si basa sulla preghiera; che è itinerante: non è ferma, è itinerante; che richiede distacco e povertà; che porta pace e guarigione.
Missione è gioia
Ci spiega il Papa, che i settandue tornarono pieni di gioia. Una gioia che non scaturisce dal successo della missione; al contrario, è una gioia radicata nella promessa che – dice Gesu: «i vostri nomi sono scritti nei cieli» Egli intende la gioia interiore, la gioia indistruttibile che nasce dalla consapevolezza di essere chiamati da Dio a seguire il suo Figlio. Cioè la gioia di essere suoi discepoli.
I vostri nomi sono scritti nel cielo
Gesu’ ci dice che i nostri nomi sono scritti nel cielo. Oggi, per esempio, ognuno di noi, ci dice sempre il Papa, qui in Piazza, può pensare al nome che ha ricevuto nel giorno del Battesimo: quel nome è “scritto nei cieli”, nel cuore di Dio Padre. Ed è la gioia di questo dono che fa di ogni discepolo un missionario, uno che cammina in compagnia del Signore Gesù, che impara da Lui a spendersi senza riserve per gli altri, libero da sé stesso e dai propri averi.
Saluti finali
Il Papa ci invita a pregare per le povere persone inermi uccise o ferite dall’attacco aereo che ha colpito un centro di detenzione di migranti in Libia. Ricorda anche tutte le vittime delle stragi che recentemente sono state compiute in Afghanistan, Mali, Burkina Faso e Niger.
Rivolge poi un cordiale saluto a tutti i romani e pellegrini! Saluta gli studenti della “Scuola Sant’ Ignazio” di Cleveland (Stati Uniti), i giovani di Basiasco e Mairago, e i sacerdoti che partecipano al corso per formatori, promosso dall’Istituto “Sacerdos” di Roma. Saluta la comunità eritrea a Roma e saluta infine i tanti polacchi che sono qui davanti!
Emanuele Maida