Don Pino Puglisi: a far tremare la mafia bastò un sorriso…
Rispetto ai boss locali, quel prete ha molto più ascendente sui ragazzi e ciò, per la mafia, ritrovatasi quasi priva di manovalanza, è uno smacco intollerabile. “Da soli, non saremo noi a trasformare il quartiere. Noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualcosa, e se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto…”, aveva detto un giorno Puglisi. Da buon siciliano, don Pino sapeva comunicare in modo quantomai eloquente, dosando sapientemente i silenzi e le parole. Nelle sue omelie mai un luogo comune, mai un’osservazione scontata o stiracchiata. Era più facile sentirgli fare affermazioni taglienti come una lama: “Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”. In un’altra occasione disse ai suoi parrocchiani: “Voi avete famiglia. Io non ho nessuno. Non ho né moglie né figli, e anche se mi ammazzano non mi interessa…”.
Puglisi è la prima vittima della mafia uccisa in odium fidei. Come i martiri dell’Antica Roma, come i perseguitati durante il comunismo – una storia analoga è, in altro contesto, quella del beato polacco Jerzy Popieluzko (1947-1984) – il parroco del Brancaccio visse ben consapevole che la sua vita era in pericolo ogni giorno, ciononostante, anzi, forse proprio per questo, pressoché ogni giorno il suo morale era straordinariamente alto.
Il suo miracolo più grande è stata la conversione del suo assassino, Salvatore Grigoli, picciotto con 45 omicidi sulla coscienza, al soldo dei boss Filippo e Giuseppe Graviano. Fu quel sorriso di don Pino a farlo crollare. “Quello che posso dire è che c’era una specie di luce in quel sorriso – ha raccontato il pentito in un’intervista nel 2012, un anno prima della beatificazione della sua vittima –. Un sorriso che mi aveva dato un impulso immediato. Non me lo so spiegare: io già ne avevo uccisi parecchi, però non avevo mai provato nulla del genere. Me lo ricordo sempre quel sorriso, anche se faccio fatica persino a tenermi impressi i volti, le facce dei miei parenti. Quella sera cominciai a pensarci, si era smosso qualcosa”. Provvidenzialmente fu proprio dopo la morte di Puglisi che la potenza del clan di Brancaccio iniziò ad andare a rotoli, al punto che anche Gaspare Spatuzza, complice di Grigoli nel delitto, si è convertito.
Nelle prossime ore, papa Francesco renderà omaggio al beato palermitano nella sua casa natale e nella parrocchia di San Gaetano, da lui guidata negli ultimi tre anni di vita. Un ‘incontro provvidenziale’ tra un testimone della legalità in Italia e un Pontefice che, forte del suo sofferto background latino-americano, sta consolidando la lotta alla criminalità organizzata all’interno della Chiesa ed elevando il grido di “no alla mafia” a livello globale.
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Per approfondimenti:
– http://www.famigliacristiana.it/articolo/intervista-a-salvatore-grigoli.aspx
– Vincenzo Bertolone – Salvatore Cernuzio, Don Pino. Martire di mafia, prefazione di Pietro Grasso, Ares, 2016