Il conduttore Fabrizio Frizzi ci ha lasciati lo scorso 26 marzo, i suoi funerali sono stati celebrati il 28 marzo presso la chiesa degli artisti di Roma in presenza di migliaia di persone accorse da tutte le parti d’Italia. Tanta è stata la commozione!
Fabrizio era il conduttore, l’amico della porta accanto.
Tra quelle migliaia di persone c’era una ragazza, non una qualsiasi … ma colei che vive grazie al midollo di Frizzi.
Abbiamo intervistato Valeria Favorito.
Partiamo dall’inizio, era il 2000, avevi 11 anni e ti ammali di leucemia …
Alle fine dell’anno 1999 mi ammalo, nel 2000 è stato trovato l’unico donatore compatibile a livello mondiale. La compatibilità del midollo è di 1 su 100 mila, e nell’anno 2000 era ancora più difficile rispetto ad oggi. Il trapianto l’ho fatto di domenica, era il 21 maggio e di solito la domenica non vengono fatti trapianti proprio perché il personale infermieristico e medico è di meno, così si preferisce farli durante la settimana.
Nel mio caso è stato fatto di domenica e proprio per questa eccezione, mio padre sospettava che il donatore fosse una persona famosa, anche perché all’inizio il donatore rinviava sempre le date perché era sempre impegnato.
Finchè un giorno, il mio ematologo disse al donatore che non sarei arrivata a giugno quindi dovevamo accelerare i tempi, l’ultima parola è sempre quella del donatore, così il 21 maggio ho ricevuto il midollo.
Come hai scoperto che si trattava di Fabrizio Frizzi?
Dopo qualche giorno al programma “Per tutta la vita” condotto da Romina Power e Fabrizio Frizzi, Romina in quell’occasione disse pubblicamente che Fabrizio Frizzi aveva donato il suo midollo, io ero ancora in ospedale con mia mamma ma a casa vi era mio padre insieme ai miei fratelli, e così abbiamo avuto la conferma che a donarmi il midollo era stato proprio Fabrizio Frizzi.
Qualche giorno dopo, uscì anche in un giornale la notizia che Fabrizio Frizzi aveva donato il suo midollo.
Cos’hai provato?
Inizialmente continuavo a non credere che il mio donatore fosse stato Fabrizio Frizzi, ciò che dissi subito a mio padre fu che a me non importava chi fosse stato a donarmi il midollo, poteva essere stato anche un barbone che era appena passato di lì, e aveva deciso di fare questo gesto ma chiunque sia, gli sarò grata per tutta la vita perché per me è mio fratello di sangue.
E’ un gesto che va oltre l’essere famosi, poteva essere stato chiunque. Nell’anno 2000 la legge non era restrittiva come oggi, dopo 3 anni si poteva conoscere il donatore e invece nel 2003 uscì una nuova legge la quale diceva che se il donatore e il ricevente non avessero messo nulla per iscritto, non era possibile conoscersi ed infatti non avendo scritto nulla sia io che Fabrizio la situazione divenne più complicata.
Il mio ematologo mi consigliò di scrivere una lettera in anonimato e di spedirla al centro trapianti di Genova perché poi loro, avrebbero pensato a dare la lettera al donatore. Ovviamente nella lettera era vietato mettere il cognome, il numero di telefono ma soltanto il nome e al massimo una mail dove essere contattati, né foto o altro. La legge vieta questo tipo di dati personali.
Siete diventati molto amici come due persone di famiglia, l’uno per l’altro …
Si è vero, dopo varie corrispondenze, già dalla prima avevo capito che era lui, così quando poi c’è stata “La partita del cuore” a Verona sono riuscita a conoscerlo. Da quel giorno ci siamo sempre frequentati, ogni volta che venivo a Roma si organizzava una cena tutti assieme con sua moglie, o andavamo al bar. Oppure a volte lui veniva a Verona e passavamo del tempo insieme alla mia famiglia.
E’ come se Fabrizio continuasse a vivere dentro di te …
Si è così, devo dire che nel 2013 mi sono riammalata ed ho avuto bisogno di un altro trapianto e l’ho ricevuto da un altro donatore ed io sono grata a tutte le persone che hanno donato. In quel periodo mentre stavo male, Fabrizio era venuto a trovarmi a Verona, lui è una persona che è stata presente sempre nella mia vita, sia nei momenti di gioia ma anche in quelli di dolore. Era una persona che dava amore a tutti.
Ti senti una miracolata?
Si, perché fare il trapianto di midollo non è una passeggiata anche se dal punto di vista chirurgico è facile perché non si fa nemmeno in sala operatoria ma direttamente nella stanza del paziente, il problema è ciò che viene dopo il trapianto. La cosa più difficile è trovare il donatore, da bambina ho conosciuto sia bambini che non ce l’hanno fatta perché non avevano trovato il donatore compatibile a livello mondiale, e da adulta ho visto morire giovani, madri di famiglia e papà.
Fabrizio doveva essere il tuo testimone di nozze?
Si, infatti ero scesa a Roma i primi di marzo appositamente per dare a Fabrizio la partecipazione di nozze e così ci incontrammo in una pasticceria di Roma e dandogli l’invito gli dissi anche che mi sarebbe piaciuto fosse stato il mio testimone di nozze. Lui mi disse che non poteva garantirmi la presenza ma che avrebbe fatto di tutto per esserci.
Fabrizio dal 2001 è stato testimonial dell’Unitalsi, si recava tutti gli anni a Lourdes. Cosa puoi dirci del suo lato spirituale ed ella sua fede?
Su questo punto di vista non saprei rispondere perché non era mai capitata l’occasione di parlarne però aldilà di quale religione frequentasse … posso dire che dimostrava di avere amore per tutti. Al contrario di chi si dichiara di essere cristiano, Fabrizio non diceva nulla su questo ma dimostrava di essere un buon cristiano con la sua vita.
Anche tu credi molto in Dio, è vero che durante la messa senti sempre la presenza di Fabrizio accanto a te?
E’ proprio così, ogni volta che durante la messa vengono ricordati tutti i defunti, sento sempre un brivido è come se Fabrizio volesse dirmi “Guarda che io ci sono”.
Hai scritto un libro dal titolo “Ad un passo dal cielo”. Parla della tua storia?
Si parla della prima parte della mia storia, la seconda parte avevo appena finita di scriverla e dopo 6 mesi mi sono ammalata quindi non ho fatto in tempo ad inserirla.
Ma nel libro ho raccontato tutta la prima parte e c’è anche la testimonianza di Fabrizio.
Stai portando questo libro sia nelle scuole che nelle parrocchie. Cosa vuoi trasmettere?
Innanzitutto vorrei che i giovani capissero l’importanza della donazione e attraverso la mia storia possano sperare di potercela fare, e poi tutto il ricavato del libro andrà al reparto di ematologia di Verona.
Servizio di Rita Sberna