Greta Thunberg e i “Fridays for Future”: un fenomeno di dubbia credibilità
L’anno scolastico è iniziato da pochissimo e ieri si è già tenuto il secondo venerdì di “sciopero climatico” dalla fine dell’estate. I liceali tornano a scendere in piazza con una frequenza e una regolarità come non si vedeva da forse quarant’anni. Molti sembrano compiaciuti per questo revival dell’impegno giovanile: i ragazzi hanno a cuore il futuro del pianeta e dell’umanità intera, ecc. ecc. E tuttavia: questo nuovo movimento ecologista è davvero così incoraggiante, genuino e carico di speranza? Posto che la salvaguardia dell’ecosistema e della casa comune sono obiettivi su cui dovrebbe esserci accordo unanime, lo spirito critico non è mai troppo, per una serie di ragioni che individueremo nel modo più sintetico possibile.
Global warming: una questione controversa. Entrando nel merito della questione scientifica in senso stretto, va premesso che è molto difficile pronunciarsi sulla veridicità delle teorie dominanti sul surriscaldamento globale. Se da un lato, i dati relativi all’ultimo quarantennio confermano, in tutta evidenza, che la temperatura media nel pianeta è senz’altro aumentata, dall’altro, il dibattito sul rapporto causa-effetto tra diffusione del Co2 e l’aumento delle temperature rimane più che mai aperto. Il fatto stesso che ben 500 scienziati di tutto il mondo (suffragati nelle loro posizioni da nomi autorevolissimi quali Antonino Zichichi e il Premio Nobel Carlo Rubbia) abbiano sottoscritto un documento che apertamente contesta il global warming è un elemento che dovrebbe far riflettere. Davvero tutti e 500 sono stati corrotti dalle lobby petrolifere? L’intera storia della terra è stata caratterizzata da piccole e grandi “ere glaciali” (nel XVII secolo in Italia tutti gli inverni nevicava regolarmente a bassa quota) e da fasi di tropicalizzazione (nel Medioevo, la coltivazione della vite era diffusa fino al Sud dell’Inghilterra, mentre la Groenlandia è così chiamata – “terra verde” – proprio perché negli stessi secoli, il clima mite la rendeva navigabile e circondata da ampi pascoli lungo le sue coste). Quanto l’attività umana abbia inciso sui cambiamenti climatici del presente e del passato è decisamente ancora da dimostrare.
Il “fenomeno Greta”. Ha lo sguardo sempre spento, non ha quasi mai parole di speranza, l’ultima volta all’ONU è quasi scoppiata a piangere. Viene quasi spontaneo darle ragione: è vero, ti hanno rubato l’infanzia… Per diventare il personaggio che è diventato, Greta Thunberg sembrerebbe davvero reduce da anni di “studio matto e disperatissimo”. Ben prima dei sedici anni, quando la maggior parte dei suoi coetanei più che al futuro del pianeta, pensa alla discoteca, ai selfie o al pallone, Greta è diventata un pozzo di scienza sui cambiamenti climatici. Le persone, come lei affette da sindrome di Asperger, hanno infatti la propensione ad approfondire alcuni ambiti dello scibile umano, in maniera particolarmente dettagliata, elaborando acquisizioni intellettive inimmaginabili per persone “normali”. E i suoi genitori l’hanno subito assecondata, facendole girare il mondo, tenendo conferenze e facendola incontrare con i potenti della terra. Ma chi sono i genitori di Greta e in che modo sono riusciti a trasformare la loro figlia sedicenne nel fenomeno globale del momento? La coppia è particolarmente integrata nello star system: il padre è Svante Thunberg, attore ma, soprattutto, esperto di informatica e uomo di marketing, mentre la madre, Malena Ernman, è una cantante lirica particolarmente nota in Svezia e, particolare non trascurabile, è un’attivista lgbt.