Greta Thunberg e i “Fridays for Future”: un fenomeno di dubbia credibilità

Greta Thunberg e i “Fridays for Future”: un fenomeno di dubbia credibilità

La stessa Greta pare non disdegnare affatto le cause arcobaleno, come dimostra il suo tweet a supporto del Gay Pride svedese dello scorso 6 agosto. Del resto, i movimenti contro il cambiamento climatico e le lobby lgbt sono sempre andati d’amore e d’accordo. In comune c’è la stessa visione malthusiana della vita, per la quale saremmo in troppi su questo pianeta: se da un lato, gli ecologisti estremi sostengono che l’incremento demografico favorirebbe l’inquinamento e, naturalmente, il surriscaldamento globale, i sostenitori dell’ideologia “love is love”, incoraggiando i comportamenti omosessuali, transessuali e gender fluid, in tutte le loro varianti, di certo non favoriscono la fecondità della popolazione mondiale.

Al di là del dibattito sulle strumentalizzazioni di una adolescente autistica, e prescindendo dalla validità o meno delle attuali battaglie ambientaliste, sorgono spontanee numerose perplessità sul fenomeno Greta. Per quale motivo, ad esempio, in qualsiasi contesto, dalle Nazioni Unite in giù, in cui la giovane svedese è stata invitata, non ha mai avuto luogo un contraddittorio o, quantomeno, un dibattito sui contenuti e sui proclami che la stessa Greta veicola? Perché le istituzioni che Greta mette sotto accusa sono sostanzialmente le stesse che la promuovono e che la invitano a parlare? Perché tra i paesi che inquinano di più, la ragazza ha sempre clamorosamente escluso dalle sue citazioni Cina e India [http://www.asianews.it/notizie-it/Greta-Thunberg-accusa-tutti,-meno-la-Cina-e-lIndia-48096.html], che pure sono tra i maggiori responsabili per emissione di Co2 nel mondo?

Scioperare per il clima è davvero educativo? Diciamoci la verità: che ormai ogni santo venerdì diventi regolarmente un Friday for Future non è certo una medaglia al merito per la scuola italiana e per tutto il sistema educativo. Il Ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha firmato una circolare, con cui sollecita tutti gli istituti scolastici del paese a giustificare gli studenti scioperanti, cadendo così in un’evidentissima contraddizione. Da un lato, il ministro incoraggia gli studenti a marinare la scuola (ed è risaputo come un’altissima percentuale dei ragazzi che scendono in piazza hanno una cognizione molto vaga – per usare un eufemismo – della problematica per la quale vanno a protestare), dall’altro si perde un’occasione per approfondire adeguatamente un tema che meriterebbe forse uno spazio più ampio all’interno dei programmi scolastici e al quale potrebbero essere anche dedicati specifici forum e dibattiti sempre in ambito scolastico. Non c’è affatto da cantare vittoria, poi, se i ragazzi scendono in piazza esclusivamente per il clima, ignorando totalmente altre questioni che dovrebbero riguardarli ancor più da vicino: dalla disoccupazione alla libertà di espressione sul web. Siamo di fronte a un’arma di distrazione di massa? Senza trascurare un altro risvolto cruciale: se davvero si vuole rispettare l’ambiente e rendere il mondo un posto migliore, non basta manifestare, è necessario cambiare i nostri stili di vita, consumare meno plastica, usare mezzi di trasporto meno inquinanti, persino limitare l’utilizzo dei cellulari… Saranno davvero disposti i nostri ragazzi, abituati a tante comodità, ad affrontare una tale “conversione ecologica”?