La matematica non è un’opinione….o, forse, sì? Sull’omofobia si danno i numeri

Ogni volta che si organizza una manifestazione pubblica: marcia, sciopero, raduno…ecc., si assiste al balletto dei numeri. La questura pubblica i suoi, i giornali i propri, gli organizzatori, a loro volta, le loro cifre sempre più alte delle precedenti. Perché nell’epoca della likecratia chi comanda sono i numeri. Un evento non si giudica in base alla bontà dei contenuti, ma sulla quantità di chi ne è interessato. E’ un segno del materialismo pratico e dell’idolatria del successo in cui siamo immersi.

La stessa logica si riscontra presso i sostenitori ad oltranza del DDL Zan e di leggi similari che sono già vigenti in altri Stati. Le cifre alte vogliono fare passare l’idea che le persone LGBT ogni giorno subiscono aggressioni verbali e fisiche. E’ un’urgenza impellente fare qualcosa che, secondo questa narrazione, richiama alla memoria le tristi immagini dei rastrellamenti nazisti.

Alla luce di quanto detto, sorge spontanea la domanda: quali sono le cifre sui reati di odio contro gli orientamenti sessuali? La ricerca delle fonti non è facile per diversi motivi, ma fondamentalmente perché il problema non esiste. Comunque proveremo a scoprire qualche cifra.

Partiamo dai dati dell’Osservatorio per la sicurezza Contro gli atti Discriminatori (OSCAD) attivato dal nostro Ministero degli Interni. Al suo indirizzo di posta elettronica (oscadcpc.interno.it) possono essere fatte segnalazioni da parte d’istituzioni, associazioni e privati cittadini. Tali segnalazioni passano agli uffici competenti della Polizia di Stato e dei Carabinieri. Tra le diverse fattispecie di atti discriminatori, ci sono le seguenti: segnalazioni relative a crimini o discorsi d’odio per orientamento sessuale e per identità di genere. Da dati ministeriali risulta che dal 2010 al 2019 sono state fatte 319, cioè la media di 31,9 segnalazioni all’anno. Si tratta di segnalazioni che non sono ancora dimostrate in un confronto giudiziario come reati acclarati!

Omofobia org.  che è un’organizzazione legata alla comunità LGBT, per quanto riguarda l’Italia, pubblica dati più alti: dal 2012 al 2020,  876 episodi , la media di circa 109 all’anno. Anche per questi dati si tratta di segnalazioni e non di reati giudiziariamente dimostrati.

L’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione Europea per i crimini motivati dall’odio e la discriminazione contro persone LGBT, afferma, per l’anno 2019, che l’Italia ha una media inferiore agli altri stati europei.

Altre agenzie si muovono su questa tendenza numerica che, come si nota, riporta cifre molto basse che non rivelano nessuna emergenza sociale. I reati d’ingiusta discriminazione, in rapporto ad altri che si commettono ogni anno, sono una minima percentuale.

Dal punto di vista statistico non sembra che ci sia necessità di una legislazione speciale. La pochezza di casi, dal punto di vista morale, non giustifica un solo atto violento, di qualsiasi genere e contro qualsiasi persona. Ogni gesto violento, sia verbale sia fisico, non è accettabile dal consorzio umano e civile. Cosa che dovrebbero ricordare i paladini infuriati del DDL Zan quando si rivolgono a chi non la pensa come loro!

Tornando ai numeri, bisogna considerare che alcuni casi di discriminazione siano stati inventati a tavolino. Fake news che complicano la comprensione serena del fenomeno. Se ne potrebbero riferire parecchi, ma ne citiamo solo qualcuno. Il primo è avvenuto nell’estate del 2020. L’influencer milanese, Marco Ferraro, gay dichiarato, ha affermato sui social di essere stato vittima di un’aggressione omofoba. Dopo qualche giorno, roso dal rimorso per la bugia detta, ha dichiarato di essersi inventato tutto.

L’altro falso è di questi giorni: una tredicenne aggredita perché portava una borsa con i colori arcobaleno. La ragazzina avrebbe dichiarato che degli omofobi l’hanno picchiata e apostrofata con queste parole: “Cagna…lesbica…”. Qualche giorno dopo, la stessa ragazzina ha dichiarato che si è solamente trattato di un litigio con alcune coetanee a cause di precedenti rancori.

Episodi inventati ad hoc per sostenere la necessità di una legge che freni l’emergenza omofoba che esiste solo nella fantasia di alcuni progressisti. Si pensi alla dichiarazione del sindaco Orlando, dopo la riprovevole aggressione a due giovani gay che si sbaciucchiavano per strada a Palermo. “E’ urgente l’approvazione della legge contro l’omofobia!”.

Se in Italia non esiste un dilagare di violenza discriminatoria contro le persone LGBT, perché alcuni lottano strenuamente per l’approvazione della legge Zan? Forse c’è non vuoto normativo? Neanche questo è vero, perché già esistono leggi che puniscono l’aggressione contro ogni cittadino. E allora? La risposta è stata data da una militante lesbica alla manifestazione di Milano del maggio scorso. La legge Zan è il primo passo per farne altri: modificare la Legge 40 che consente solo la fecondazione artificiale alla coppia e non al single (così una lesbica può andarsi a fare inseminare liberamente e privare il figlio del padre); permettere che la pratica dell’utero in affitto  sia legalizzata; entrare nelle scuole per fare educazione gender che distrugga l’identità sessuale naturale confondendo i bambini che devono ancora  maturare la loro sessualità; accelerare i percorsi di transizione sessuale che la legge 164 disciplina (rendere più facile e veloce il cambiamento di genere); chiedere il matrimonio ugualitario tra persone dello stesso sesso , qualcosa di più delle convivenze civili; ecc.

In poche parole si vuole mettere il bavaglio a ogni opposizione su questioni eticamente complesse e divisive. Un tentativo maldestro di avere mani libere per compiere ogni tipo di aberrazioni senza la palla al piede di chi non la pensa come loro. Fare diventare criminale chi esercita ancora il buon senso e pensa che un bambino debba avere un padre e una madre biologicamente tali; chi pensa che l’utero in affitto sia un crimine contro la dignità del concepito e della donna; chi ritiene sia ingiusto che donne povere o senza scrupoli vengano trasformati da ricchi omosessualisti in incubatrici viventi; chi si oppone a una  scuola che indottrini ideologicamente  i nostri figli e nipoti; chi afferma l’esistenza di un ordine nella creazione e che l’ homo tecnologicus non ha il diritto di manomettere la natura con le sue leggi. A tale proposito, mi chiedo dove sono andati a finire gli ecologisti che s’indignano per la manomissione degli ecosistemi? Ricordiamoci che esiste anche un’ecologia umana con sue leggi radicate nella natura profonda dell’uomo e il manometterle è pericoloso.

Da recente, alcuni Stati europei stanno facendo retromarcia innanzi ai danni che l’educazione gender, consentita in precedenza, sta facendo sulle coscienze di tanti adolescenti. Che l’Italia impari dagli errori degli altri e finiamola col mantra: In tutta l’Europa già esistono e noi dobbiamo adeguarci. Questo mantra è la formulazione del principio progressista: il novum per se stesso è verum, bonum, pulchrum . Il criterio non è l’Europa, ma la Verità e la Giustizia….

Don Lillo D’Ugo