“La voce sottile” un romanzo per capire meglio che cos’è l’aborto e quali sono le sue conseguenze
Come si può essere d’aiuto nei confronti di quelle donne che decidono di abortire?
Io ho scritto questo libro perché credo fortemente in un cambiamento di mentalità. Viviamo in una società che, come tutti sappiamo, è profondamente relativista, e ci stiamo dirigendo sempre più verso un pensiero che porta al soddisfacimento di bisogni e desideri che diventano “diritti”.
Per rispondere alla tua domanda: ho scritto questo romanzo intanto, per prima cosa, per quel bisogno a mio parere urgente di informazione di cui parlavo prima, e poi perché credo fortemente che le donne possano essere aiutate a non abortire: ci sono a tal proposito molte associazioni e progetti importanti come il “Progetto Gemma” che mettono a disposizione delle somme di danaro per il sostentamento economico almeno fino ad un certo periodo.
Poi, a mio parere, esiste un’altra importante soluzione: l’adozione.
Madre Teresa di Calcutta stessa, durante il discorso per il Premio Nobel per la Pace, ne ha parlato dopo aver sottolineato quanto sia proprio l’aborto il principale nemico della pace.
La legge prevede, infatti, che, una volta portata avanti la gravidanza, il bambino possa essere affidato all’ospedale e poi adottato.
Questo è il consiglio che mi sento di dare con tutto il cuore ad una donna che magari, è posta di fronte ad una gravidanza indesiderata: portando avanti la gravidanza e non arrendendosi alla soluzione più facile e ovvia non solo potrà “salvare se stessa” ma salverà soprattutto “una vita”, che è poi quella del proprio figlio.
Ti sei fatta un’idea della causa, del perché la donna sceglie di abortire?
Molte possono essere le motivazioni che conducono ad un aborto e possono essere tanto diverse e magari correlate: se si è minorenni la paura di dirlo ai genitori, oppure (cosa che accade spessissimo) una contrarietà da parte del partner.
Ci possono essere, inoltre, motivi economici o di carriera, o spesso la fatica, nel caso in cui già ci siano altri figli (non dimentichiamo che l’aborto spesso si presenta all’interno di un contesto familiare).
A volte ci può essere anche la paura che il bambino non sia normale perché magari arriva in tarda età… Insomma la casistica è ampia ma alla radice di tutto c’è sempre la solitudine, cioè c’è il fatto che alla fine una donna si ritrova da sola con il peso di questa “decisione” e le manca l’aiuto concreto da parte dello Stato e da parte delle persone che la circondano.
E’ una sfida importante quella di cambiare la mentalità e quindi di poter cercare le possibili soluzioni cercando di evitare quella che a prima vista appare la più semplice: ci sono sempre altre soluzioni, siamo noi che spesso non le vediamo.
Perché il lettore dovrebbe leggere questo romanzo?
Un po’ sicuramente per quello che ci siamo dette in quest’intervista finora e poi perché è un’opera di letteratura, che, a mio parere da sempre è stata uno strumento potente per la riflessione: il lettore donna potrebbe o identificarsi (nel caso ovviamente in cui ci sia un’esperienza in tal senso in prima persona) o anche emozionarsi ripercorrendo le varie tappe del cammino della nostra protagonista; il lettore uomo, invece, potrebbe tentare un approccio con il mondo interiore femminile e conoscerlo più a fondo.
Quando la letteratura è spunto di riflessione allora penso che abbia fatto qualcosa di buono per la nostra società.
Nel caso de La voce sottile posso dire con certezza che si tratta di un romanzo-denuncia e di un romanzo-verità: il primo perché denuncia l’esistenza di una sindrome e di una realtà sotterranea molto taciuta e il secondo perché parla di una verità importante e degna di essere rivelata.
Servizio di Rita Sberna