“Noi, storia di una chiesa domestica”. Un esempio per tutte le famiglie di oggi

“Noi, storia di una chiesa domestica”. Un esempio per tutte le famiglie di oggi

Voi non vi siete sposati in chiesa inizialmente ma solo al comune, per un motivo molto serio che riguardava Giorgio. Ce ne parla? Giorgio

Quando avevo 6 anni avevo deciso che da grande avrei fatto nascere i bambini. Ho trascorso l’adolescenza tra i Gesuiti e da questi ho ricevuto precetti chiari e indiscutibili. Quando sono arrivato all’università, a Perugia, si discuteva della legalizzazione dell’aborto, era il 1974 appunto, rimasi colpito dalle argomentazioni portate avanti dai radicali. Ancora è reperibile una foto di quegli anni che ritrae una ragazza con un cartello con su scritto “3 milioni di aborti clandestini e 20000 donne morte per questo”. Numeri assolutamente sconvolgenti. Come potevo accettarli, da medico votato alla vita? L’idea era che quelle donne avrebbero abortito lo stesso e i bambini sarebbero morti lo stesso, dunque era mio dovere salvare quelle 20000. Così decisi di non porre obiezione di coscienza. Ovviamente sono caduto in una trappola. Il peccato ti confonde totalmente.

I precetti della Chiesa cattolica mi impedivano, in quelle condizioni, di accedere ai Sacramenti, ero scomunicato (e sacrificavo la salvezza della mia anima per la vita di quelle 20000 donne). Intendiamoci anche una sola donna morta sarebbe un numero eccessivo. Il problema era che quelle cifre erano spaventosamente false se consideriamo che il primo anno di applicazione completa della Legge 194 porterà poco più di 200000 aborti legali e che nel 1975 le donne morte in età fertile, tra i 15 e i 45 anni, erano state a causa di parto o aborto 400. Così non ci potemmo sposare in chiesa per un’ovvia situazione di peccato grave è mai sarei io stesso andato a prendere in giro il Signore.

 Pensa mai a quei bambini non nati? Giorgio

Penso così spesso a quei bambini che ho contribuito a non far nascere che li ricordo tutte le mattine nel rosario che recito andando al lavoro in ospedale. Penso alle loro mamme e a quante si saranno pentite del loro gesto, a quante, dopo quella occasione, non sono più rimaste incinte. Penso a chi avrebbero potuto essere quei bambini e che contributo avrebbero potuto portare all’umanità. Spesso per far comprendere agli sposi e ai ragazzi in generale porto l’esempio di Oskar Schindler che riuscì a salvare 1250 ebrei dai campi di concentramento e gli chiedo di immaginare quanti di quei 1250 avranno avuto figli, nipoti e quante altre persone si saranno incontrate con quelli e con i loro discendenti e quante vite sono state cambiate da questi incontri, ecco questo è quello a cui non si pensa quando si impedisce ad una nuova vita di venire alla luce

In quel periodo vivevate senza Cristo ed eravate diventati poco comunicativi. Il non esservi sposati in chiesa vi ha creato una sofferenza? Cristina

Oltre alla scomunica di Giorgio vi era anche un mio atteggiamento non particolarmente consapevole dell’essenza profonda del matrimonio Sacramento cosa che mi ha fatto accettare tranquillamente il matrimonio civile. L’unica delusione era per mia nonna, unica e bravissima modista della città che acconciò tutte le più belle spose.

Il nostro vivere insieme era né più né meno come quello di ogni relazione uomo donna, così diversi, anche dal contesto personale di provenienza, dalla cultura, dalle rispettive famiglie d’origine con tutte le necessarie gioie ma anche ferite. In ogni storia è difficile spesso incontrarsi senza scontrarsi. Giorgio era, come da uomo modello basic, piuttosto silenzioso, distratto, non particolarmente affettivo. Io, donna che desiderava sentirsi ascoltata, amata, gratificata diventavo sovente aggressiva e dunque il dito era spesso puntato per difendermi da ciò che non avevo. Del resto un uomo, quando è aggredito si chiude ancor più in se stesso e questo alla lunga ci portava ad essere due binari paralleli. Due immense solitudini.

Oggi possiamo dire che, se non ci fossimo sposati in Cristo saremmo stati due bellissimi divorziati sconfitti dal nemico. Il Sacramento ci ha salvato e vedremo come.