Nuovi cardinali: una Chiesa sempre più “gesuita” e missionaria

Nuovi cardinali: una Chiesa sempre più “gesuita” e missionaria

Il terzo uomo di Curia che riceverà la porpora è il teologo portoghese, monsignor José Tolentino Calaça de Mendonça, archivista bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che Francesco scelse come predicatore degli esercizi spirituali di Quaresima per la Curia Romana, nel 2018.

Una sola ma significativa la nomina tra gli italiani: monsignor Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna dal 2015, è uno dei profili più in linea con il nuovo corso impresso da papa Francesco per la chiesa italiana. Da sempre identificato come “prete dei poveri”, durante i suoi trent’anni abbondanti da parroco e poi da vescovo ausiliare nella diocesi di Roma, Zuppi, anche in forza della sua stretta vicinanza con la Comunità di Sant’Egidio, è una figura chiave nell’accoglienza e integrazione dei migranti e nel dialogo interreligioso. Non è da escludere, tra poco meno di tre anni, una sua successione al cardinale Gualtiero Bassetti, alla guida della Conferenza Episcopale Italiana.

Quattro le nomine tra gli “africani”. Il primo è monsignor Cristóbal López Romero, vescovo-missionario spagnolo salesiano, chiamato due anni fa dal Papa a guidare l’arcidiocesi marocchina di Rabat. Il secondo è monsignor Fridolin Ambongo Besungu, cappuccino, arcivescovo di Kinshasa, principale diocesi della travagliata Repubblica Democratica del Congo. Come già capitato nel 2016, con la creazione cardinalizia di Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, il Santo Padre ha voluto richiamare l’attenzione su un paese africano segnato da gravissimi conflitti e disordini interni, in cui l’Occidente ha una profonda responsabilità. Altro “vescovo-missionario” attivo in Africa è monsignor Eugenio Dal Corso, 80enne sacerdote veronese dell’Opera Don Calabria, vent’anni trascorsi in Argentina (1975-1995), poi in Angola come vescovo di Saurimo (1995-2008, prima coadiutore, poi titolare) e, in seguito, di Benguela (2008-2018). Ultraottantenne, quindi anch’egli non elettore, è anche monsignor Michael Louis Fitzgerald, inglese, membro della congregazione dei Missionari d’Africa, già nunzio apostolico in Egitto e delegato apostolico presso l’Organizzazione della Lega degli Stati Arabi.

Il continente americano è rappresentato nel concistoro da Álvaro Leonel Ramazzini Imeri, arcivescovo di Huehuetenago, in Guatemala, in prima linea per i diritti delle popolazioni indigene, e da Juan de la Caridad García Rodríguez, arcivescovo metropolita di San Cristóbal de la Habana, a Cuba.

Uno solo, infine, il cardinale asiatico: si tratta di Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giacarta, in Indonesia. La nomina è comunque significativa, in quanto rivela l’attenzione sempre più grande di Francesco per il Sud-Est asiatico, una regione in cui il cristianesimo, pur se ancora fortemente minoritario, è in crescita. Da segnalare che, dall’avvento del papa argentino al soglio pontificio, ben quattro paesi, per la prima volta nella loro storia, hanno visto la nomina cardinalizia di un loro vescovo: il Myanmar (nel 2015, con l’arcivescovo di Yangon, Charles Maung Bo), il Bangladesh (nel 2016, con l’arcivescovo di Dacca, Patrick D’Rozario), la Malaysia (nel 2016, con Anthony Soter Fernandez, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur) e il Laos (nel 2017, con il vicario apostolico di Vientiane, Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun).