Un attacco che viene da satana come afferma la Chiesa
Questa volta è la pandemia da covid a essere l’elemento di distrazione per far passare, nelle nebbie di una apparente innocua legge sull’omofobia, un nuovo attacco alle radici storiche della nostra civiltà oltre che ai valori fondanti sui quali per secoli essa si è retta. Si cerca, ancora una volta, di dare linfa vitale a un movimento che affonda le sue origini negli anni ’70; un movimento che riteneva la famiglia fosse alla base della società patriarcale, sessista, omofobica, gerarchica e che dovesse essere annullata dalle sue radici; secondo l’ideologia propugnata, infatti, la famiglia era da additare come il primo nucleo della lotta di classe tra il maschio oppressore e la femmina oppressa perché soggetta a ruoli subalterni e schiava della riproduzione. Se la riproduzione della specie fosse stata rimpiazzata dalla riproduzione artificiale, la predominanza della famiglia biologica, considerata pura tirannia, sarebbe stata spezzata, permettendo anche liberi rapporti sessuali tra madre e figlio, tra padre e figlia, annullando così il tabù dell’incesto, visto esclusivamente come elemento posto a difesa della famiglia. “Sacerdotessa” di questa ideologia negli USA fu Shulamith Firestone, che attinse, oltretutto, alle teorie legate a protocolli sanitari del dottor John Money, endocrinologo dell’università di Baltimora, che fondò nel 1965 una clinica per l’identità di genere, nella quale sottopose a esperimenti di riassegnazione di genere due gemelli, i fratelli Reimer, successivamente morti entrambi suicidi. Secondo Money l’identità sessuale e, pertanto, la personalità maschile e femminile, non era dipendente dalla caratteristica sessuale biologica ma si trattava di una convenzione sociale e culturale che poteva essere modificata, come tentò di dimostrare con i suoi esperimenti di trasformazione sessuale dei bambini.
Così la vera distruzione della famiglia sta avvenendo, prima ancora che su basi culturali e morali, su base materiale e genetica, mentre i vecchi modi di pensare, i valori tradizionali non sono più in grado di contrastare la grave crisi culturale nella quale ci troviamo; tutto ciò che non dipende da noi, compreso il dato biologico dell’identità sessuale, è irrilevante e può essere alterato e modificato; da qui l’ideologia gender generale, ossia l’idea che l’identità sessuale possa essere il prodotto di un processo intenzionale e volontario. Partendo dalla “riprogrammazione” della famiglia, le teorie gender mirano all’indottrinamento dei bambini e alla sperimentazione su di essi dei loro principi.
È in questo contesto che entra in gioco l’ideologia omosessualista, che ribadisce come la mascolinità e la femminilità sarebbero solo fattori fisici, senza nessuna influenza sulla psiche delle persone, decretando quindi l’indifferenza dei ruoli e delle funzioni genitoriali; l’omosessualismo assume il compito di minare l’idea stessa della famiglia intesa come una entità naturale ma anche egemonica che bisogna distruggere senza dare nell’occhio; la soluzione è quella di svuotarla del suo significato, della sua entità, lasciando un involucro vuoto che appare all’esterno ma al cui interno viene ristrutturato ad hoc. Si tratta di un unico teorema attorno al quale ruotano corollari diretti a generare uno smarrimento antropologico all’interno del quale trovano spazio i movimenti lgbt, che propongono e impongono una immagine asessuata dell’uomo che mira ad azzerare la differenza sessuale anche e soprattutto normativamente e giuridicamente azzerata, sancendo l’affermazione definitiva dell’ideologia gender.
I sistemi giuridici piegandosi ad essa, sembra si siano arresi davanti al dilagare della teoria gender che, nel suo affermarsi e radicarsi, propone le eterogenee varianti della sua espressione, come il matrimonio omosessuale e la omoparentalità, ossia la condizione di genitore in una coppia di persone dello stesso sesso, e che in Italia preme insistentemente tanto da esprimersi ulteriormente nel continuo tentativo di sostituire i termini “madre” e “padre” con “genitore 1” e “genitore 2”, grazie anche ad una affermazione mediatica; lo si constata, infatti, a tutti i livelli: nella pubblicità, al cinema, nei giornali e conseguentemente nell’atteggiamento quotidiano dei giovani.
È chiaro che l’opposizione a queste teorie, oltre che ai tentativi di renderle concrete e giuridicamente sancite, è stata variamente definita tentando, di volta in volta, di sminuirne lo spessore e l’importanza, definendola anche come il frutto di una vera e propria paura o di arretratezza culturale o ottusità mentale; il tentativo è quello di invertire il senso naturale delle cose prospettando ciò che è normale come qualcosa di anomalo e viceversa; ruoli, atteggiamenti e inclinazioni tipicamente maschili e femminili vanno bollate come stereotipi e, come tali, sono da eliminare; la stessa idea di famiglia non si fonda più sull’unione tra un uomo e una donna bensì su ogni tipo di convivenza mentre a livello di sessualità bisogna ritenere le diversità come una normale variante e devono essere promosse, perché sono da considerarsi come un valore aggiunto per la società. In questo progetto, protagonisti diventano i bambini ai quali viene propinato il principio secondo cui ciascuno di essi deve essere libero di scegliere il proprio genere e identità a prescindere dal suo sesso biologico. Nell’ambito di un simile obiettivo appare chiaro che il bambino deve essere allontanato il più possibile dalla famiglia nella quale, altrimenti, assorbe e sperimenta principi che risultano essere in contrasto con gli obiettivi di quella “neoeducazione” pseudoscolastica che dovrebbe essere impartita al di fuori dell’ambiente familiare consentendo, così, che il linguaggio e le pratiche della sessualità vengano insegnate e recepite fin dall’età prescolare, secondo una visione che vuole una erotizzazione precoce dei bambini; questo è possibile delegando la scuola che si sostituisce alla famiglia e dando evidenza ad una micidiale manipolazione dei naturali processi cognitivi del bambino completamente indifeso.
Assistiamo ad una vera e propria mutazione antropologica, culturale e sociale che cammina di pari passo con la mutazione dei processi economici e produttivi globali. Una ideologia che nega l’ordine naturale del creato, l’eredità biologica così come le tradizioni frutto della nostra storia biologica, genetica, umana. Ogni cosa diventa inconsistente, non importante, opinabile, modificabile, relativa, duttile, adattabile alle esigenze di una esistenza che deve prescindere dal sesso biologico; non si nasce più uomini e donne perché il sesso diventa una scelta così come non devono più esistere appartenenze di genere, legami identitari e familiari, identità culturali, linguistiche e comunitarie che potrebbero rappresentare un freno all’obiettivo finale.
d’altra parte è chiaro come il modello gender sia, in realtà, un nuovo modo di concepire la società in tutte le sue espressioni; esso rappresenta una distruttiva rivoluzione globale sotto il profilo politico, culturale, sociale e soprattutto in ambito didattico-formativo puntando sulla modifica della metodologia e dei programmi nel settore dell’istruzione allo scopo di modificare quei modelli di comportamento di uomini e donne che vengono considerati come pregiudizi. In questo scenario ci si chiede: qual è la posizione della Chiesa e quali le implicazioni spirituali che, una frangia di chi si oppone all’ideologia di genere, vede dietro quanto finora evidenziato? La risposta a questa domanda sarà certamente rifiutata da atei e agnostici e presa con le pinze da moltissimi credenti, tuttavia nel giugno 2010, l’allora cardinale Bergoglio spiegava che dietro l’ideologia di genere “c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. È una mossa del padre della menzogna che cerca di confondere e di ingannare i figli di Dio”. Una dichiarazione che non lascia spazio a interpretazioni e che, analizzata dal punto di vista del credente, fornisce ulteriori spiegazioni. L’obiettivo del diavolo (dal greco διάβολος, diabolos che deriva dal verbo διαβάλλω, diaballo, che significa mettersi attraverso, dividere, ingannare, seminare inimicizia) è di sovvertire il creato, l’ordine naturale delle cose, alterare e distruggere tutto ciò che è opera di Dio e, in modo particolare, separare ciò che Dio ha unito come i legami sponsali e quelli non meno profondi fra genitori e figli. Questo è visibile fin dalla tentazione dell’Eden, quando riesce ad alterare l’armonia della prima coppia, inducendo Adamo ed Eva ad accusarsi l’un l’altro; la sua opera di divisione incomincia con la cellula fondamentale della società che è la famiglia. Ci ammonisce la Vergine Maria a Medjugorje quando dice: “In questo tempo satana vuole creare disordine nei vostri cuori e nelle vostre famiglie” o nel suo messaggio a madre Mariana de Jesus Torres, alla fine del 1500 a Quito in Ecuador, in cui le parlerà dell’attacco del demonio nel XX secolo. Anche il Sinodo della famiglia del 2015 è giunto a delle conclusioni sulle quali ogni cristiano deve attentamente riflettere; una conclusione secondo la quale, affermò allora l’arcivescovo Péter Fülöp Kocsis, metropolita greco-cattolico e presidente del Consiglio della Chiesa Ungherese, la famiglia «è sotto attacco, un attacco feroce ed enorme. E questo attacco viene dal diavolo»; «dobbiamo chiamare queste forze diaboliche con il loro nome», perché ci troviamo in una «lotta spirituale per combattere gli attacchi di Satana nel nostro tempo». La stessa Suor Lucia scrisse una lettera al cardinale Caffarra in cui affermò che lo scontro finale tra il Signore e il regno di satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio, così esprimendosi: «Non abbia paura perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti i modi, perché questo è il punto decisivo». Fermiamoci, dunque, e riflettiamo da cristiani attivi; siamo, infatti, chiamati a reagire e non a restare passivamente spettatori di quanto accade e ci accade; come diceva San Paolo nella lettera agli Efesini: «la nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti». Non dimentichiamo mai che l’astuzia è quella di far apparire un uomo nuovo, che non dovrà niente a nessuno e non dipenderà da nessuno, perché sarà completamente autonomo e dipendente da sé stesso. Un uomo che dovrà abituarsi ad una grande miseria spirituale, effetto di questa sua condizione, e che dovrà convincersi che è quella miseria a renderlo felice.