Roberta Macrì: “La carrozzina è stata la mia rinascita”

Roberta Macrì: “La carrozzina è stata la mia rinascita”

Nonostante questa disabilità subentrata a seguito di un incidente, dove trovi la forza per sorridere e la voglia di vivere che allo stesso tempo riesci a trasmettere agli altri?

La forza me la trasmette ogni singola persone che riesce a recepire e far tesoro dei miei messaggi di vita. In particolare le persone che vivono una disabilità ma che purtroppo prima di conoscermi non riuscivano ad accettarsi e mi ringraziano per ciò che faccio perchè in loro scatta quella scintilla per dire da oggi si cambia e si vive con gioia ed amore per la vita.

 

Sin da subito, hai deciso ed hai capito, che era possibile continuare a danzare anche sulla carrozzina?

Poco prima di terminare il percorso dei sei mesi in unità spinale, ho iniziato a chiedermi cosa potessero fare le persone in carrozzina oltre gli sport che mi avevano fatto provare, ed ho fatto una ricerca su internet tra cui anche la danza in carrozzina, scoprendo in fine che esiste un vero e proprio mondo che la riguarda. Al mio rientro a casa, casualmente, degli amici stavano organizzando un evento e chiesi loro se potessi realizzare una coreografia ed esibirmi anche io per l’occasione, provando ad utilizzare la danza come strumento per lanciare dei messaggi e far capire che la vita continua nonostante tutto, e così fu. Quella fu la prima di una lunga serie che continua ancora a distanza di 4 anni ed è sempre in aumento, infatti non smetterò mai di ringraziare gli amici che hanno accolto subito la mia richiesta a partire dagli organizzatori, al coreografo ed al ballerino che mi ha accompagnato nel passo a due anche per i successivi due anni.

 

Cosa può fare una persona sulla carrozzina e quali sono le difficoltà che invece incontra?

Con gli ausili giusti si può fare quasi tutto anche camminare con una carrozzina elettrica comandata a fiato senza muovere nulla del proprio corpo. Le difficoltà sono purtroppo molteplici a partire dalle barriere mentali che la gente si pone nei nostri confronti trattandoci come scarto dell’umanità ed alle volte come inesistenti, tanto da creare barriere architettoniche, come scalini, invece di abbatterle attraverso delle semplici rampe. La colpa però non la do solo ai normodotati ma anche alle persone con disabilità che fino ad oggi hanno vissuto la loro vita cercando pietismo e compassione. Noi non siamo e non dobbiamo sentirci inferiori a nessuno, siamo persone con dei diritti e dobbiamo batterci il più possibile per far si che vengano rispettati sempre a testa alta.

 

Nel 2012 hai fondato insieme ad alcuni amici, un associazione dedicata a Paolo Borsellino che si chiama: “Contro tutte le mafie Paolo Vive”. Di cosa vi occupate?

Come si evince dal titolo, Paolo Borsellino che per tutti noi Siciliani, e non, è un simbolo di legalità e di forza, colui che ha combattuto contro tutto e tutti per portare avanti degli ideali. Ecco noi nel nostro piccolo proviamo a difendere i più deboli contro ogni tipo di sopruso, di illegalità o di non rispetto della persona stessa.

 

Cosa vuoi dire a quelle persone, che a differenza tua, non accettano la propria disabilità fisica?

Come ho già detto sopra, guardate chi sta peggio di voi, dunque apprezzate ciò che avete e rendetelo sempre migliore. Non ponetevi dei limiti voi stessi e ricordate che nulla è impossibile, basta solo volerlo, crederci e tutto si può fare. La vita è una sola e dovete fare il possibile per viverla al meglio, senza prevaricare sugli altri e nel rispetto di tutti. W la vita!!

Servizio di Rita Sberna