San Gregorio Barbarigo e l’amicizia con Papa Alessandro VII
La vocazione
Mentre Gregorio si trovava a Munster, comincia a sentire una certa inquietudine nella sua vita e comincia a domandarsi se davvero diventare un diplomatico fosse il suo desiderio.
Vedeva cosa significava avere a che fare con il potere! Sotterfugi, trattative … per lui era faticoso!
Don Fabio Chigi diventa il suo confidente ed aiutato da lui scopre che dentro di sé, il Signore lo chiamava ad una dedizione al Vangelo.
Proprio in Germania aiutato da Don Fabio Chigi, capisce che il Signore lo stava chiamando ad altro e matura dentro di sé il desiderio di diventare frate.
Una volta ritornato a Venezia, San Gregorio dice a suo padre che voleva lasciare la vita da diplomatico per entrare in monastero.
Il padre ovviamente non era contento e cerca di frenare i desideri del figlio, ma nel frattempo Don Fabio Chigi che era ritornato a Roma, resta in contatto con Gregorio.
L’amicizia tra Gregorio e il futuro Papa
Gregorio e Don Fabio si scrivevano lettere, da quegli scritti Don Fabio capì che Gregorio non aveva la vocazione a diventare religioso così lo invitò ad andare a Roma per parlarne di persona.
Gregorio va a Roma a parlare con Mons. Fabio Chigi che nel frattempo era stato creato Cardinale dal Papa.
Nonostante la carica che ricopriva Don Fabio, i due avevano un rapporto filiale e confidenziale, prima non si usava rivolgersi agli altri dandosi del tu, ma loro erano molto in confidenza, al punto che Don Fabio gli consiglia di fare i passi previsti dal concilio di Trento per diventare sacerdote.
Gregorio viene ordinato sacerdote all’età di 30 anni, il 21 dicembre 1655.
Don Fabio Chigi diventa Papa Alessandro VII
Appena Gregorio viene ordinato sacerdote, succede che Don Fabio viene eletto Papa e diventerà Papa Alessandro VII.
Gregorio, in base alla confidenza che aveva con Don Fabio, sente come un peso il fatto che sia diventato Papa perché non vorrebbe approfittare di questo amico diventato ormai molto influente.
Ma è proprio lo stesso Papa Alessandro VII che invita tramite una lettera Gregorio, ad andare a Roma con la richiesta specifica di eleggerlo Monsignore, dandogli dei carichi molto importanti. Gregorio non poteva disobbedire al Papa e così si reca a Roma.
Ma questo grande Santo comincia a sentire il peso di quegli incarichi, lui non voleva una vita da diplomatico neanche all’interno della chiesa.
Pochi mesi dopo, a Roma, scoppia la peste e Papa Alessandro conoscendo Gregorio e la sua vita da veneto, sapeva che era molto pratico ed esperto sulla peste, così gli affida l’organizzazione della cura degli appestati a Roma.
Lui era felicissimo di potere fare del bene al prossimo, e ci mette anima e corpo.
La peste tocca di striscio anche lui ma non si ammala, ma colpisce uno dei suoi servi e così anche lui sarà costretto a rimanere in casa e ne approfitta per leggere un libro che anni fa, gli aveva regalato Don Fabio in Germania “Filotea” di San Francesco di Sales.
Decide anche di fare gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola. Chiuso in casa sua, si fa predicare gli esercizi spirituali da un padre gesuita e alla fine della peste, il Papa lo chiama e gli comunica che il Vescovo di Bergamo era deceduto e così voleva mandare lui come suo successore.