San John Henry Newman: l'anglicano che divenne cardinale
Ordinato presbitero a Roma, dove aveva completato gli studi, nel 1847, Newman entrò nella Congregazione dell’Oratorio, fondata da San Filippo Neri, poi tornò in Inghilterra, fondando numerose case oratoriane. Ciò che Newman ammirava di più del suo fondatore erano l’allegria da un lato, l’empatia dall’altro. La sua Preghiera a San Filippo recita: “Tu sperimentasti quanto sia debole la natura umana e quanto sia traditore il cuore; e questo ti ha riempito di una simpatia e di una compassione così tenera, che anche ora, che godi di una ineffabile gloria e gratitudine, puoi dedicare a me un pensiero”. Effettivamente il senso del peccato e della fragilità umana, in John Henry Newman, era molto spiccato e, per questo, lui pregava: “O mio Signore, io cado quasi nella disperazione, in rimorsi talmente cocenti e in un disgusto tale di me stesso, che do poca importanza a questi mezzi che tu hai posti nelle mie mani, lasciando che le cose facciano il loro corso, come se la grazia dovesse condurmi infallibilmente alla gloria”. Da qui nasceva la sua speculare e spiccatissima sensibilità verso la grazia e la misericordia di Dio.
Non meno rilevante, in John Henry Newman, è la sua attività intellettuale, inscindibile dalla sua pastorale educativa, a contatto con i giovani dell’oratorio. “Fermamente contrario ad ogni approccio riduttivo o utilitaristico, egli cercò di raggiungere un ambiente educativo nel quale la formazione intellettuale, la disciplina morale e l’impegno religioso procedessero assieme”, ricordò papa Benedetto XVI durante l’omelia per la beatificazione, celebrata a Birmingham il 19 settembre 2010. Newman sognava “un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere”.
Nel 1879, ormai quasi ottantenne, John Henry Newman, ricevette la berretta cardinalizia da papa Leone XIII. In quell’occasione l’anziano neoporporato inglese tenne un discorso che, a distanza di quasi un secolo e mezzo, rivela tutta la sua straordinaria attualità. In esso Newman indicava nel “liberalismo” (antesignano dell’odierno relativismo) quella “dottrina secondo cui non c’è alcuna verità positiva nella religione ma un credo vale quanto l’altro”. Secondo questo assunto, “la religione rivelata – proseguiva il cardinale – non è una verità ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso […]. Poiché dunque la religione è una caratteristica così personale e una proprietà così privata, si deve assolutamente ignorarla nei rapporti tra le persone”. Queste insidie, argomentò Newman, rappresentano un “pericolo mortale” e delle “grandi sfide”, tuttavia è spesso una “grande sorpresa” il modo in cui, “di volta in volta, la Provvidenza protegge e salva i suoi eletti”. Grazie a questo e ad altri scritti, John Henry Newman si conferma uno dei padri dell’apologetica moderna: la ragione che corre in soccorso della fede ma che, da sola, non basta per salvarci. Ciò che ci salva è racchiuso nel celebre motto cardinalizio scelto da Newman: Cor ad cor loquitur. Nel cuore di Dio che parla, ascoltato dal cuore umano, è racchiuso il nucleo della vera felicità.
***
Per approfondimenti:
http://www.santiebeati.it/Detailed/92649.html
Roderick Strange, John Henry Newman. Una biografia spirituale, Torino, Lindau, 2010
John Henry Newman, Meditazioni e preghiere, a cura di Giovanni Velocci, Milano Jaca Book, 1981
John Henry Newman, Sermoni anglicani, Milano, Jaca Book, 1981
AA.VV., Conoscere Newman – Introduzione alle opere, Città del Vaticano, Urbaniana University Press, 2002