Un medico missionario aiuta le suore di Madre Teresa di Calcutta

Un medico missionario aiuta le suore di Madre Teresa di Calcutta

Questa è la storia di Francesco Alfredo Mazza, medico e catechista missionario in molti paesi: Africa, Cina e America Latina.

Ha lavorato e continua a lavorare, come volontario con le suore di Madre Teresa di Calcutta in India e in Albania. Si presta ad aiutare gli ultimi e soprattutto i poveri.

 

Ti sei avvicinato alla fede all’età di 25 anni. Ci racconti come?

Vengo da una famiglia tradizionale della Calabria, con una fede ben radicata.

Dopo aver fatto la prima comunione la mia fede comunque si e’ fermata li’.

Al liceo non mi sono posto il problema e solo all’Universita’ di Perugia dove studiavo medicina mi e’ balzato forte il problema della fede.

All’Universita’ avevo fatto politica ma una crisi esistenziale e di salute mi ha fatto avvicinare alla  fede.

Trasferitomi all’Universita’ di Roma ho cominciato a frequentare le Comunita’ Neocatecumenali all’eta’ di 25 anni.

Per me si apriva un mondo nuovo, inaspettato e meraviglioso:il mondo della fede in Gesu’ Cristo.

 

Come sei diventato un medico missionario?

Per rispondere a questa domanda ti parlero’ di quello che il Signore mi ha fatto capire e mi ha messo davanti un poco alla volta.

Dopo avere iniziato l’esperienza delle Comunita’ Neocatecumenali,  Un poco alla volta e’ sorto in me il desiderio dell’Evangelizzazione.

Cosi’ sono stato inviato per evangelizzare formando piccole comunita’ in Camerun nel 1987, con un fratello sacerdote di Venezia e con una ragazza scozzese. Sono rimasto li’ per circa un anno.

Nel 1990 ho fatto altra esperienza di evangelizzazione in Taiwan e in Hong Kong per circa un anno.

Fine del 1990 sono ritornato in Italia e ho continuato a lavorare come medico di famiglia in Roma.

Durante questi anni ho fatto esperienze di volontariato anche come medico in Calcutta (suore di Madre Teresa), 5 volte,  Albania sempre suore di Madre Teresa (5 volte), in Guinea Bissau per 2 volte dalle Suore del Preziosissimo Sangue.

La mia esperienza di volontariato continua tutt’ora in  Brasile,  in Camerun e Italia.

Ho lavorato spesso anche con i francescani.

 

Qual è l’insegnamento e il dono più grande, che ti ha trasmesso la missione?

L’insegnamento piu’ grande:

Saper stare in mezzo alla gente, imparare ad amare i  piu’ poveri ed emarginati,  di non sentirmi superiore a nessuno,  riconoscere i miei limiti e riconoscermi debole e peccatore, bisognoso dell’aiuto di Dio e degli altri.

Doni:

Far parte di una chiesa che si prende cura  di me, mi ammaestra,  mi cura e mi consola.

Amare ogni attimo della vita per poter  vivere in pienezza.

Perche’ la vita eterna inizia qui nell’amore a ogni creatura.

Il dono di una madre Maria che mi soccorre nelle necessita’, il dono di un Padre misericordioso e amorevole.

E ancora di piu’ il dono della Santa Eucarestia in cui Gesu’ prende possesso di me e mi trasforma.

 

Nel 2005 sei stato per la prima volta a Medjugorje. Ormai hai fatto nel paesino bosniaco, più di 50 pellegrinaggi. In che modo la Madonna, per la prima volta, ti ha chiamato a Medjugorje?

Erano anni che volevo andare a Medjugorje.L’occasione si e’ presentata attraverso una mia amica e insieme abbiamo condiviso un pellegrinaggio nel 2005.

La chiamata forte di Maria l’ho sentita durante l’apparizione di Mirijana.Per me e’ stato aver sperimentato il Paradiso.

Intuire col cuore che li’ era presente la Vergine Maria, per me ha significato capire che esiste Dio, esiste Gesu’, c’e’ l’Inferno, il Purgatorio  e il Paradiso.

Che la vita ha un significato profondo e che e’ importante viverla secondo il Vangelo per gustare i beni della Vita Eterna.

 

In India, stai realizzando un orfanotrofio?

In india sono stato 2 anni fa con dei sacerdoti per conto di 2 differenti associazioni per aiutare bambini bisognosi.Purtroppo sono sorte delle complicazioni e non si e’ fatto niente. Il progetto comunque resta in piedi e stiamo contattando vari referenti in India per vedere come possiamo muoverci.

In compenso dopo essere stato per 3 volte in Camerun siamo riusciti attraverso una associazione ad aiutare 170 bambini offrendo loro un pasto giornaliero.

Ci aiutano delle suore francescane in loco.

 

Cosa vuoi dire, a tutti quelli che sentono nel cuore la vocazione a diventare un missionario?

Vorrei precisarti una cosa Rita che penso tu saprai meglio di me.

Missionari noi cattolici siamo tutti col battesimo e con la cresima.

Ognuno nel proprio ambiente e’ missionario, evangelizzatore. Purtroppo questo lo abbiamo dimenticato o non ci pensiamo.Anche in Italia come in tutto il mondo ci stanno

gli emarginati, i drogati, gli alcoolizzati, gli anziani, i carcerati, etc, tutte persone che hanno bisogno di un sostegno e di cure particolari.C’e’ bisogno di catechizzare, etc.Cominciamo, come diceva Madre Teresa, ad amare prima quelli di casa e i vicini.

Io frequentando varie comunita’ e gruppi di preghiera ho avuto l’opportunita’ di viaggiare e di essere missionario in terre lontane. Questo sicuramente mi ha arricchito e mi ha aiutato a crescere. A chi vuole fare una esperienza missionaria in terre lontane direi questo: per prima cosa ci vuole una solida formazione spirituale e di esperienza di vita.Quando si e’ pronti si puo’ partire anche per un tempo e poi magari ritornare.Ognuno nel proprio cuore deve saper cosa sente di fare. Se si e’ giovani sicuramente c’e’ piu’ entusiasmo. Sicuramente una esperienza missionaria in terre lontane arricchisce molto perche’ ti permette di toccare con mano quello che spesso si ascolta o si legge e che a volte ci lascia indifferenti. Un poco di coraggio e si puo’ rischiare con l’aiuto del Signore  e  di Maria.

 Servizio di Rita Sberna