“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”

Illustrazioni Vangelo Cristian Nencioni

Mercoledì della II settimana di Avvento

9 dicembre, San Juan Diego Cuauhtlatoatzin

Mt 11, 28-30

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

COMMENTO

Il brano odierno è una ventata d’aria fresca per i cuori afflitti, una vera e propria carezza del Signore. E chi è che non ha delle preoccupazioni e dei problemi?

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Nostro Signore chiama a sé tutti quelli che sono stanchi e oppressi. La stanchezza a cui fa riferimento è quella spirituale, frutto dell’affievolimento della virtù della speranza. Circondati di incertezze e tormentati da contrarietà, gli uomini, sottoposti alla prova, restano al buio della propria contingenza, senza intravvedere una via di uscita. Il risultato è la spossatezza dell’anima, che si trascina per le strade della vita con tristezza più o meno rassegnata.

Ugualmente, l’oppressione qui vuol dire il peso dei vizi e dei peccati. Infatti, la via del male si presenta come quella più sorridente e facile. Avviarsi nei cammini del peccato ci sembra una sorta di scorciatoia per raggiungere la tanto desiderata felicità. Invece, è tutto l’opposto. Il peccato e i vizi ci procurano piaceri fugaci e risultati fumosi, che svaniscono al primo soffio. La conseguenza è vivere circondati da finte rose che però hanno delle vere e crudeli spine! Ecco l’oppressione, cioè, il peso del peccato, il peso della coscienza che grida vendetta contro noi stessi, il peso della maledizione divina che incombe sul peccatore.

In questo stato non siamo rifiutati da Gesù. Anzi! Paternamente, quasi maternamente, ci invita ad avvicinarci a Lui: “venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Quale ristoro ci darà? Il suo amore! Amore infinito, spirituale, sicuro, costante! A una condizione, però: “prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”.

Bisogna sfuggire dal dominio del peccato e sottomettersi alla potente mano di Dio, cioè, rispettare e mettere in atto i comandi del Signore con la stessa mansuetudine di un bambino ubbidiente. Così proveremo che il giogo del Signore è dolce e il suo peso leggero. Sì, perché anche se la vita virtuosa è una delizia spirituale costante, i primi passi sono di sangue. Scappare dalle grinfie delle passioni è una lotta ardua, ma raggiunta la liberazione si vive come in un paradiso. L’anima casta, mite, gioiosa di un buon cristiano è un piccolo Eden nel quale il Signore scende a passeggiare con la brezza della sera.

Chiediamo alla Vergine Santissima – che apparve a San Juan Diego sulla collina del Tepeyac – la grazia di scoprire la bellezza e il piacere della vita virtuosa, affinché, per la sua intercessione e con il suo esempio, prendiamo su di noi il giogo soave e leggero del Signore.