Vuoi diventare santo? Non prenderti troppo sul serio!

Vuoi diventare santo? Non prenderti troppo sul serio!

In San Filippo Neri (1515-1595), l’umorismo è una caratteristica strettamente legata alla spiritualità controriformista, quindi all’idea di una natura umana profondamente segnata dal peccato. Siamo di fronte, dunque, alla piccolezza creaturale che però si arrende di fronte alla grandezza di Dio e della sua Grazia. “Signore, non ti fidare di me! Oggi potrei tradirti”, era solito dire il compatrono di Roma. Per San Filippo, l’ironia è connessa non soltanto con la gioia ma anche con l’umiltà, come testimonia la sua celeberrima esclamazione: “Preferisco il paradiso!”, con la quale rifiutò la berretta rossa cardinalizia.

Di stretta marca controriformista è anche l’umorismo di una illustre coetanea di San Filippo Neri, Santa Teresa d’Avila (1515-1582). Nell’austero contesto del proprio monastero carmelitano, Teresa spiazzava le consorelle con le sue freddure disarmanti. In un giorno di pioggia e temporali, la religiosa inciampò nel fango e, levati gli occhi al cielo, disse: “Signore, se è così che tratti i tuoi amici, non stupisce che tu ne abbia così pochi!”. C’è un’altra frase della santa carmelitana spagnola che riecheggia molti dei discorsi di papa Francesco sul buon umore: “Una suora triste è una cattiva suora… Mi spaventa di più una suora che non è felice che una folla di spiriti maligni”. E pregava: “Liberaci, o Signore, dalle sciocche devozioni e dai santi dalla faccia triste”.

Il vero principe dei “santi umoristi” è però San Tommaso Moro (1478-1535), che non perdette l’ironia nemmeno davanti al martirio: “Per quanto riguarda la discesa, lasciami fare da solo”, disse all’ufficiale che lo faceva salire al patibolo. Al boia raccomandò di mirare bene con la scure perché il suo collo era corto e di risparmiargli la barba, che gli era cresciuta durante la prigionia: “Essa non ha tradito, quindi non deve essere tagliata”. Puro humour inglese…

Tommaso Moro è un altro dei santi particolarmente amati da papa Francesco, al punto che, nel dicembre 2014, in occasione degli auguri natalizi alla Curia Romana, il Pontefice ha raccomandato ai cardinali e agli alti prelati suoi collaboratori, la celebre Preghiera del buonumore del santo martire britannico: «Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla. Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama “io”. Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri».

In occasione della Pentecoste, rivolgiamo dunque ai nostri lettori questo augurio: siate colmi di Spirito Santo… e altrettanto spiritosi!