San Giuseppe Moscati, il medico degli ultimi

San Giuseppe Moscati

Per comprendere appieno la figura di Giuseppe Moscati (25 luglio 1880 – 12 Aprile 1927) bisogna conoscere, innanzitutto, la città dove egli operò: Napoli.

A quei tempi il capoluogo campano era una grande città dove le differenze socio-economiche erano molto accentuate. Convivevano nello stesso perimetro cittadino due realtà molto diverse: quella dei palazzi della nobiltà che erano frequentati dai vecchi  e nuovi ricchi, dagli intellettuali, dalle ballerine e dai grandi musicisti e la realtà dei quartieri popolari dove imperversava la miseria, l’ignoranza e le malattie.

Interi quartieri popolari non erano serviti da una rete fognaria completa e dalla illuminazione notturna. Qualche timido approccio all’urbanistica si ebbe con l’amministrazione del sindaco di Nicola Amore nel 1885  quando fu approvata la Legge per il risanamento della città di Napoli e il 15 dicembre 1888 venne fondata la Società pel Risanamento di Napoli, confluita dopo varie vicissitudini nella Risanamento S.p.A., con lo scopo di risistemare e di risolvere i problemi igienico sanitari soprattutto di alcune zone della città che erano stati, secondo il sindaco Amore, le principali cause del diffondersi del colera.

In alcune zone si decise per l’abbattimento di numerosi edifici per fare posto al corso Umberto I, alle piazze Nicola Amore e Giovanni Bovio  e alla Galleria Umberto I.

In realtà alle spalle dei grandi palazzi umbertini la situazione rimase immutata: essi infatti servirono a nascondere il degrado e la povertà di quei rioni piuttosto che a risolverne i problemi.

In questo scenario operò il giovane medico nato a Benevento ma napoletano verace per essersi traferito in giovanissima età in città. Giuseppe Moscati fu uno scienziato brillante ed ottimamente inserito nella comunità scientifica del tempo. Su richiesta del luminare della medicina Antonio Cardarelli divenne docente universitario di chimica fisiologica.

Spiritualmente cresciuto all’ombra di Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei ed amico della famiglia Moscati.

Il consiglio d’amministrazione dell’Ospedale Incurabili lo nominò primario nel 1919 . Quando nel gennaio 1922 venne sperimentata l’insulina per la cura del diabete, Moscati fu tra i primi in Italia a utilizzare quel procedimento terapeutico rivoluzionario.

Una carriera brillante che avrebbe potuto consentirgli di vivere nel lusso e di accumulare grandi ricchezze, ma che invece fu messa totalmente a disposizione degli ultimi.

Moscati si dedicò con enorme sacrificio umano, professionale ed economico alla cura delle migliaia di malati che versavano in condizioni di estrema povertà e che mai, senza di lui, avrebbero potuto ricevere le necessarie cure e i soldi per acquistare i medicinali.

In una grande città divisa tra un piccolo gruppo di ricchi e potenti e una grande massa di poveri e nullatenenti il giovane e brillante medico decise subito a chi dedicarsi.

San Giovanni Paolo II disse di lui nell’omelia per la santificazione del 25 ottobre 1987:

«Per indole e vocazione il Moscati fu innanzitutto e soprattutto il medico che cura: il rispondere alle necessità degli uomini e alle loro sofferenze, fu per lui un bisogno imperioso e imprescindibile. Il dolore di chi è malato giungeva a lui come il grido di un fratello a cui un altro fratello, il medico, doveva accorrere con l’ardore dell’amore. Il movente della sua attività come medico non fu dunque il solo dovere professionale, ma la consapevolezza di essere stato posto da Dio nel mondo per operare secondo i suoi piani, per apportare quindi, con amore, il sollievo che la scienza medica offre nel lenire il dolore e ridare la salute.» .

Le spoglie del santo sono custodite nella chiesa napoletana del Gesù Nuovo, mentre la sua casa di via Cisterna dell’Olio è diventata un museo a cui poter far visita.