“Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”

Illustrazioni Vangelo Cristian Nencioni

Giovedì della XXXI settimana del T. O.

5 novembre, san Guido M. Conforti

Lc 15, 1-10

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

COMMENTO

Se la nostra condizione di peccatori ci rattrista – e giustamente! -, gli effetti del nostro pentimento ci riempiono di speranza: “vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte!”

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Davanti allo scandalo farisaico causato dai gruppi di pubblicani e peccatori che si avvicinavano per ascoltare la Parola della Vita, Gesù propone la parabola della pecora smarrita, un capolavoro della misericordia divina.

In effetti, la descrizione fatta da Gesù va riletta assolutamente: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.

Questa immagine del Buon Pastore che insegue la pecora ribelle e peccatrice per metterla in salvo dai rischi mortali della foresta, caricandosela sulle spalle, è di una tenerezza infinita. Pensare che Gesù ha nei nostri confronti, o meglio, nei miei confronti, questo amore talmente esagerato è un qualcosa di grandioso e di emozionante che deve segnare tutta la mia vita! Chi sono io perché un Dio scenda in terra e mi insegua per le valli e i monti della mia trasgressione? Intanto, così è stato e così è!

Davanti a questa considerazione quale pietra non si ammorbidisce, anche nella nostra epoca che privilegia tanto i sentimenti personali? Quale il cuore freddo che non si commuove fino in fondo? Il brano odierno dovrebbe davvero toccare in profondità i nostri sentimenti e muoverci allo stupore, alla gratitudine, all’adorazione!

O Cristiano, ricordati del valore che hai davanti a Dio! Guarda la commozione di tutto il Cielo quando lasci le vie del male e abbracci il cammino della santità: “così ci sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione”.

In questo senso, ogni confessione ben fatta, come insegnava Santa Teresina del Bambin Gesù, è una solenne celebrazione che deve riempire di gioia il penitente e il confessore in sintonia con la festa che si realizza in cielo!

Allora, che aspettiamo? Se ci troviamo persi e soli in mezzo al mare magno del mondo, cerchiamo il Buon Pastore, per intercessione di Maria Santissima, e saremo riscattati dalle grinfie del demonio causando grandissima letizia agli angeli di Dio! Non indugiamo un istante: se il laccio del peccato ci lega, ricorriamo quanto prima al confessionale e, umili e pentiti, offriamo la nostra confessione al Signore, certi di esserGli graditissimi!