Qualunque beatificazione o canonizzazione è sempre una splendida notizia per tutta la Chiesa. A maggior ragione se riguarda un papa. Pertanto, è impossibile non gioire al riconoscimento del miracolo che spianerà la strada alla beatificazione a Giovanni Paolo I.
Appena 33 giorni, il più breve pontificato dell’epoca moderna. Ciononostante, Albino Luciani (1912-1978) è un personaggio che ha inciso tantissimo nella storia recente della Chiesa. Questo papa scomparso così prematuramente, senza viaggi pastorali, né sinodi, né encicliche, ha lasciato però un ricordo indelebile nel cuore dei fedeli. Dopo il quindicennio dello schivo e austero San Paolo VI, che traghettò la Chiesa nella difficile transizione post-conciliare, soffrendo silenziosamente e tremendamente gli oneri legati al suo ruolo, i fedeli furono conquistati subito da quello che è stato definito il “Papa del sorriso”.
In fatto di temperamento e di modalità di governo ecclesiale, Giovanni Paolo I era in qualche modo complementare al suo immediato predecessore Montini e più affine nello stile a San Giovanni XXIII, con il quale condivideva le origini contadine, l’approccio cordiale e informale, l’idea di una Chiesa vicina alla gente e capace di cogliere lo spirito del suo tempo, senza per questo snaturare se stessa. Una Chiesa profondamente madre, da cui la celebre intuizione dello stesso Giovanni Paolo I di un Dio che è padre ma “più ancora è madre”.
Di umili origini, Albino Luciani fu sempre molto attento alle questioni sociali e alle condizioni delle classi disagiate. Già nei suoi anni da patriarca di Venezia (1969-1978), visitò più volte gli operai di Marghera, di cui appoggiò le battaglie sindacali e dialogò con i comunisti. Anticipando alcune delle intuizioni di papa Francesco, Giovanni Paolo I sollevò per primo, con grande cautela, il problema della corruzione nella Chiesa. Quando il tema era la gestione del denaro, Luciani perdeva l’affabilità e il sorriso che lo caratterizzavano, mostrando una grinta e una fermezza sorprendenti. In qualità di vescovo di Vittorio Veneto (1959-1969), dovette affrontare uno scandalo economico e già allora si era fatto la fama di fustigatore di costumi. A più riprese si mostrò allergico agli sprechi e al lusso in ambito ecclesiastico e non solo.
Fautore in tempi non sospetti di una Chiesa ‘povera’, sempre da vescovo di Vittorio Veneto, Albino Luciani incentivò notevolmente le missioni della sua diocesi in Africa, dove lui stesso più volte si recò. Pia Luciani, nipote del pontefice bellunese, ha raccontato di quella volta che andò a trovare lo zio, allora Patriarca di Venezia e, ad accoglierla, trovò una suora che le chiese di tentare di persuaderlo a comprarsi dei calzini, perché i suoi erano tutti rotti. Luciani si era infatti così giustificato con la religiosa: “Sorella, lei che è così brava con l’ago, trovi il modo di aggiustarli ancora una volta e poi con questi soldi noi facciamo contento qualche poveretto. Quando proprio non terranno più, vediamo un po’ cosa si può fare”.
La determinazione con cui nelle sue poche settimane di pontificato, Giovanni Paolo I sollevò il tema della riforma dello IOR, lo rese un papa scomodo. È anche per questo che la sua morte inaspettata e improvvisa, ha suscitato così tante dietrologie. Sebbene l’ipotesi di un assassinio per avvelenamento risulti quantomeno azzardata, non si può negare che Luciani non fosse amato da tutti in Curia. Non è escluso, pertanto, che il suo fragile sistema cardiocircolatorio possa non aver retto allo stress e alla tensione di quell’unico intensissimo mese di pontificato. Il cuore semplice e umile di quel papa, mai contaminato dalla malizia o dall’ambizione, era rimasto profondamente scosso dall’impatto con un ambiente rivelatosi meno ‘spirituale’ del previsto.
È proprio l’umiltà il tratto distintivo di papa Luciani, la virtù più evidente ed unanimemente riconosciuta da chiunque gli sia vissuto accanto. Umiltà manifesta già nella scelta del nome pontificale: Giovanni e Paolo non erano stati solamente i suoi predecessori ma anche coloro che lo avevano nominato, rispettivamente, vescovo e cardinale. La reverenza e l’ubbidienza di Albino Luciani al successore di Pietro erano così accentuate che sarebbe stato davvero interessante vedere come negli anni, lui stesso avrebbe vissuto il suo munus pontificio: un ruolo per il quale il cardinale Luciani non aveva mai nutrito ambizioni, sentendosene assolutamente indegno. Precedentemente, un giorno, nella veste di patriarca di Venezia, Luciani, invitato ad un convegno, entrò in sala completamente dimesso e inosservato, al punto che qualcuno iniziò a preoccuparsi: “Dov’è il Patriarca? Strano, di solito è sempre puntuale…”. Salvo poi accorgersi che Luciani era rimasto solitario in un angolino della sala a sgranare il rosario.
“Luciani è stato il pastore nutrito di umana saggezza, che ha vissuto tutte le virtù evangeliche – ha dichiarato la sua vicepostulatrice e biografa, Stefania Falasca –. Un pastore che precede e vive nel gregge con l’esempio, senza alcuna separazione tra la vita spirituale e l’esercizio del governo. Nell’assoluta coincidenza tra quanto insegnava e quanto viveva”. Anche per questo, il suo pontificato, nella sua estrema brevità è risultato così memorabile e significativo.