13 maggio 1981: il Papa salvato dalla Madonna di Fatima

I mesi mariani sono stati sempre provvidenzialmente decisivi nella vita di San Giovanni Paolo II. Il Papa polacco nacque infatti il 18 maggio 1920 ed è stato beatificato l’1 maggio 2011. L’elezione e l’insediamento di Karol Wojtyla al soglio pontificio sono avvenuti nell’altro mese mariano, rispettivamente il 16 e il 22 ottobre 1978. Sempre al 22 ottobre è stata fissata la sua memoria liturgica. La coincidenza più impressionante, tuttavia, è la data dell’attentato in piazza San Pietro: 13 maggio 1981, 64° anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima.

“Una mano ha sparato e un’altra ha guidato la pallottola”, disse il Santo Padre anni dopo. Wojtyla acquisì questa convinzione alcune settimane dopo il dramma. Quella concomitanza era davvero troppo significativa per non essere un segno. Di Fatima, peraltro, erano stati svelati i primi due segreti ma non il terzo. Nel luglio 1981, il Papa, nuovamente ricoverato al Gemelli, si fece consegnare due buste dall’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Franjo Seper: una conteneva il manoscritto originario di suor Lucia, l’altra la sua traduzione in italiano. Entrambi i documenti erano custoditi nell’archivio della medesima Congregazione. Una volta letto il segreto, Wojtyla non ebbe alcun dubbio: il “vescovo vestito di bianco” di cui parlava la profezia, era proprio lui.

La storia della profezia fatimiana, peraltro, si intreccia sorprendentemente con quella di un altro grande santo: Padre Pio da Pietrelcina aveva conosciuto per la prima volta Karol Wojtyla nel 1948, quando il giovane sacerdote polacco era studente a Roma e, durante la Settimana Santa, attirato dalla fama del frate, si era recato a San Giovanni Rotondo per conoscerlo. Secondo una ‘leggenda’ profetica diffusasi poco dopo il conclave, durante il primo incontro tra i due futuri santi, Wojtyla sarebbe apparso a Padre Pio vestito da papa e con la veste bianca macchiata di sangue.

Perché, tuttavia, secondo il segreto di Fatima, quel vescovo cadeva a terra morto, mentre il Papa polacco è sopravvissuto? Secondo il cardinale Stanislaw Dziwisz, storico segretario di Wojtyla, la ‘variazione’ nella profezia potrebbe essere dovuta al fatto che “i percorsi della storia, dell’esistenza umana, non sono per forza prestabiliti” e che la “mano materna” di Maria è intervenuta, dimostrandosi superiore alle sue stesse predizioni.

Tre anni prima, l’elezione di quel papa “dissidente”, costantemente monitorato dal KGB e inviso all’intero blocco sovietico, aveva sparigliato le carte in tavola. Dopo quasi un ventennio di ostpolitik, ovvero di apertura e cauto dialogo con l’avversario comunista, la Chiesa iniziava a prendere una linea diversa. Seppure, a onor del vero, un papa come Wojtyla non si sarebbe mai potuto eleggere senza l’ostpolitik precedente, nei primi anni ’80, la Chiesa, consapevole dell’indebolimento del suo principale avversario, rialzava la testa e iniziava ad affrontarlo pacificamente ma senza timore.

Oltrecortina, dopo il secondo conclave del 1978, regnava grande nervosismo. Sembra ormai provato, infatti, che ad armare Ali Agca siano stati i servizi segreti bulgari che, ai tempi, non potevano muoversi senza l’assenso dell’Unione Sovietica. L’altra pista seguita, rivelatasi poi un vero e proprio depistaggio fu quella ordita dall’ex Germania Est, i cui servizi segreti, messi sotto pressione dai bulgari, mobilitarono i loro uomini nella Germania Federale e in Austria: questi ultimi, spacciandosi per nazionalisti turchi iniziarono a ricattare i consolati italiani, chiedendo il rilascio di Agca e collegando la sua persona agli ambienti dell’estremismo turco nella Germania Federale e Turchia. Gli inquirenti polacchi, però, non ebbero mai dubbi: il “braccio” dell’attentato era bulgaro ma la “mente” era sovietica. Del resto, già nel 1979, il Komintern del Partito Comunista Sovietico aveva diffuso un documento segreto, in cui si ordinava, con tutti i mezzi possibili, un’operazione di discredito e disinformazione nei confronti del Papa polacco.

Il Santo Padre considerava la caduta del comunismo “una delle più grandi rivoluzioni della storia – scrive il cardinale Dziwisz –. Anzi, leggendola in una dimensione di fede, la accolse come un intervento divino. Come una grazia. Per lui, la caduta del comunismo e la liberazione delle nazioni dal giogo del totalitarismo marxista erano indubbiamente legate alle rivelazioni di Fatima, all’affidamento del mondo e in particolare della Russia alla Madonna, come Lei stessa aveva chiesto alla Chiesa e al Papa. «Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo …» c’era scritto nelle prime due parti del «segreto»”. Il 25 marzo 1984, poco meno di tre anni dopo l’attentato, Wojtyla consacrava il mondo al Cuore Immacolato di Maria, davanti alla statua della Vergine, giunta apposta da Fatima. Per ragioni di prudenza e di opportunità non pronunciò mai il nome della Russia ma fece riferimento alle nazioni che “hanno particolarmente bisogno”. Cinque anni dopo il Muro di Berlino crollava per sempre. I paesi del blocco sovietico, a partire dalla Polonia, ritrovarono la loro libertà politica e religiosa, mentre l’Unione Sovietica cessava di esistere come stato l’8 dicembre 1991, solennità dell’Immacolata Concezione. Poche settimane dopo, il giorno di Natale, la bandiera sovietica veniva ammainata per sempre dal Cremlino. Nel giro di poco più di un decennio, la Russia ha cominciato a vivere la sua rinascita morale e spirituale. La caduta del comunismo avvenne in maniera incruenta: una grazia ai limiti del miracoloso. Nel 2000, a Fatima, durante la cerimonia di beatificazione dei pastorelli Francesco e Giacinta, Giovanni Paolo II svelava il terzo segreto, confermando la profezia che lo riguardava.

Nella croce patita in vita da Giovanni Paolo II, c’è il vagito di un’umanità nuova, liberata di un pericolo che minacciava la Chiesa e il mondo intero. Oggi altri pericoli – guerre, terrorismo, sfruttamento, rivoluzioni antropologiche – si addensano sull’umanità e le profezie di Fatima, come affermò Benedetto XVI nel 2010, sono ancora lontane dal loro compimento. La presenza materna e amorevole di Maria, però, è una carezza per le sofferenze e le angosce del mondo, perché “alla fine il mio cuore immacolato trionferà”.

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Per approfondimenti:
https://it.zenit.org/articles/lattentato-a-giovanni-paolo-ii-il-racconto-di-un-testimone/
https://www.tempi.it/madonna-fatima-attentato-giovanni-paolo-ii-segreto-dziwisz/
https://it.zenit.org/articles/fatima-e-l-attentato-al-vescovo-vestito-di-bianco-i/
https://it.zenit.org/articles/fatima-e-l-attentato-al-vescovo-vestito-di-bianco-ii/
https://www.cristianitoday.it/fatima-comunismo-leuropa/
Stanislaw Dziwisz,
Una vita con Karol (Rizzoli-Libreria Editrice Vaticana, 2007)