Governo Conte: la scommessa di un esecutivo di rottura
Piuttosto equilibrata, tra realismo e solidarietà, la presa di posizione sui migranti: “Metteremo fine al business dell’immigrazione, che è cresciuto a dismisura sotto il mantello della finta solidarietà”, ha detto Conte, rivolgendo, al tempo stesso, un “commosso pensiero” a Sacko Soumaila, il bracciante maliano, assassinato in Calabria pochi giorni prima, lanciando un appello ai partner europei per una soluzione finalmente condivisa sulla questione migratoria.
Importantissime e coraggiose le dichiarazioni in tema di politica estera: l’apertura alla Russia e l’ipotesi di cancellazione delle relative sanzioni – pur senza mettere in discussione i rapporti con gli USA e con l’alleanza atlantica, né con l’Unione Europea, salutata dal premier come la “nostra casa” – potrebbe avere non solo ripercussioni positive sulla nostra economia ma persino rilanciare il prestigio diplomatico italiano, assieme al ruolo di mediazione del nostro governo nei rapporti Est-Ovest e nello scacchiere mediterraneo. Schemi che combaciano in larga parte anche con l’azione diplomatica della Santa Sede e con l’apertura del Vaticano alla Russia stessa e al mondo ortodosso.
Il capitolo famiglia è probabilmente il più interessante: il ripristino di un dicastero ad hoc, dedicato anche al trascurato tema della disabilità, rappresenta sicuramente un radicale cambio di passo rispetto alle unioni civili approvate durante la scorsa legislatura. Gli attacchi forsennati di cui è stato oggetto il neoministro Lorenzo Fontana sono la cartina tornasole di una svolta a trecentosessanta gradi, che mette sotto scacco le lobby lgbt e tutti i soggetti che, durante lo scorso quinquennio, hanno portato avanti le politiche più filo-gender nella storia del nostro paese. Pur accogliendo favorevolmente questa rottura con il recente passato, non possiamo nascondere le nostre riserve sulla poca chiarezza emersa subito nei programmi, con Fontana che prometteva l’abolizione delle unioni civili, mentre il leader della Lega e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, frenava poco dopo. È opportuno in tal senso che il governo mostri lealmente cosa potrà fare o non fare. Bloccare il processo di snaturamento legislativo e antropologico della famiglia, ponendo un argine alla genitorialità omosessuale o alle inquietanti pratiche della maternità surrogata, sarebbe già un grande successo. Fermo restando che l’impegno più grande rimane quello per le politiche di incentivo familiare e di rilancio demografico, oggetto della campagna elettorale della Lega ma appena accennate nei discorsi di Conte alle due Camere. Senza bambini, il nostro paese non ha futuro, quindi, su questo aspetto, attendiamo al varco il nuovo governo.
Un’ultima considerazione vale la pena rivolgerla alle critiche a tamburo battente, in certi casi anche virulente e sgradevoli nella forma, ricevute dal governo da parte dell’opposizione e dell’establishment (stampa, intellettuali, personaggi dello spettacolo). È segno che i vecchi poteri, le élite lontane dal popolo, che per vari anni hanno governato, si sentono minacciati. Il nuovo esecutivo non nasconde di essere all’insegna del “cambiamento”, disposto all’“ascolto” dei cittadini e con un premier che si è presentato come “avvocato” degli elettori. È troppo presto per dire se il suo discorso sia stato di circostanza o se seguiranno i fatti. Nella seconda ipotesi, ne vedremo delle belle…