Madonna del Fango: la nuova icona degli alluvionati romagnoli

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Il maggio 2023 è stato il mese mariano più difficile di sempre per gli emiliano-romagnoli. Eppure, proprio nelle circostanze più drammatiche dell’alluvione, la Vergine Maria non ha mai abbandonato i suoi figli. Non esisteva, fino a poche settimane fa, un’icona della Madonna del Fango (sebbene esista un santuario della Madonna dei Fanghi a Pieve di Teco) ma la lacuna è stata colmata, sia pure non ufficialmente, grazie alla creatività di un artista forlivese, Franco Vignazia.

“Mi trovavo – ha spiegato Vignazia al Resto del Carlino – a spalare il fango con mia moglie Rosangela a Corleto e a casa di amici in via Gorizia. Immediatamente mi è venuto il pensiero, guardando la situazione e i tanti segni che emergevano, che era presente una misericordia del Signore attraverso sua Madre che abbraccia la gente nella prova e nella difficoltà e la sostiene. Ho visto i gesti dei tanti angeli del fango. E a Corleto, in mezzo ai campi allagati, è rimasta indenne la colonnina della Madonna con le rose bianche attorno. Un segno di salvezza che la gente del posto, anche quella non credente, ha subito riconosciuto”.

Ne è così scaturito un piccolo dipinto in formato A3, che pone in evidenza gli agricoltori romagnoli, dotati dei loro strumenti di lavoro, un badile e uno spingiacqua (recentemente usati per rimuovere il fango da strade, campi e abitazioni), soccorsi e consolati dalla Madre di Dio. “La Madonna – spiega l’artista – è collocata in mezzo al fango, con le persone attorno. Abbraccia una famiglia mentre gli altri si aggrappano a quel babbo e a quella mamma perché quell’amore arrivi dappertutto”. Nell’abbraccio della Madonna così raffigurato, “ci sono tutto l’aiuto e l’amore di questo tempo. In un primo momento – ha confidato Vignazia – avevo disegnato Maria con gli occhi accoglienti verso gli uomini poi, invece, l’ho fatta con lo sguardo rivolto all’alto, perché così conduce tutti a Dio, verso un amore ancora più grande”.

Nel giro di pochi giorni, grazie anche alla cassa di risonanza dei socialnetwork, la Madonna del Fango aveva già guadagnato una buona dose di notorietà. Poco dopo, l’opera d’arte è stata inviata al vescovo di Forlì-Bertinoro, monsignor Livio Corazza, che ha voluto benedire il dipinto in occasione della prima messa domenicale che si è riusciti a celebrare dopo l’alluvione nella parrocchia più danneggiata della diocesi. Vignazia ha riferito a Tempi che l’immagine della sua opera ha fatto il giro del mondo: “Un padre missionario della comunità di Villaregia, che adesso è in Costa d’Avorio, ha scritto una preghiera ispirato dall’immagine. Una mia ex alunna, oggi infermiera, mi ha riferito che le è arrivato un messaggio perfino dall’Afghanistan da una sua collega che lavora là con una Ong. Questa collega, atea dichiarata, ha ricevuto in qualche modo l’immagine della mia Madonna e ha commentato: «Guarda quanto l’arte può aiutarci». Può aiutarci perché è capace di rimettere a fuoco il senso dell’esserci e dell’avere una speranza per la ricostruzione di una comunità”.

L’episodio – citato da Vignazia – delle colonnine mariane rimaste indenni all’alluvione romagnola non è una novità nella storia dei cataclismi naturali. Basti pensare alla statuetta della Madonna di Onna, ritrovata intatta dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009. Anche ad Haiti, dopo il terremoto del 10 gennaio 2010, avvenne qualcosa di simile. Un’altra statua mariana fu rivenuta senza danni a Pescara del Tronto, a seguito del sisma del 24 agosto 2016. Tutti segni incredibili agli occhi del mondo ma non agli occhi della fede. Segni che gettano una luce diversa nello scenario di un post-alluvione dominato dalle polemiche tra ambientalisti e fautori dell’intervento umano sulle realtà idrogeologiche. La Madonna del Fango, nella sua icona non ufficiale (ma già molto amata dal popolo), diventa così un simbolo di Dio che, attraverso le sventure, non intende mandare maledizioni ma vuole soltanto esortare l’umanità al soccorso reciproco e a rimboccarsi le maniche per rendere il mondo un posto migliore, a immagine di come Lui lo vorrebbe.