Abortisti sull’orlo di una crisi di nervi…

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Nel cuore dell’ennesima tracimante ondata di cattive notizie, qualcosa di buono è finalmente emerso dalle cronache del nostro malato e corrotto Occidente. La notizia confortante arriva proprio dalla nostra Italia: con 185 voti favorevoli, 115 contrari e 4 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato un emendamento al decreto legge sul Pnrr, che prevede la possibilità per le associazioni a tutela della maternità di accedere ai consultori, senza alcun aggravio per le Regioni che, da prassi, gestiscono questi servizi.

E’ evidente, dunque, la volontà del governo di favorire la vita nascente, pur in un contesto di piena libertà delle donne, se affrontare o meno i rischi e i disagi di una gravidanza imprevista. La misura stabilita non ha nulla di rivoluzionario, in quanto semplicemente stabilisce un criterio di applicazione della Legge 194, nella sua parte preventiva. La levata di scudi da parte dell’opposizione è stata immediata e particolarmente veemente. C’è chi ha parlato di “attacco alla libertà delle donne” in un contesto in cui – opinione diffusa negli ambienti di sinistra ma mai suffragata dai fatti che lo confermino – abortire starebbe diventando sempre più difficile.

Anche l’Unione Europea si è sentita in dovere di intervenire, specificando per bocca di uno dei suoi commissari, che l’emendamento approvato non avrebbe nulla a che vedere con le problematiche affrontate dal Pnrr. Un’interpretazione delle leggi, a nostro avviso opinabile per un motivo molto concreto e totalmente avulso da ragionamenti di carattere etico: la ripresa e la resilienza di un Paese si misurano anche sulla forza della sua natalità, in quanto il decremento demografico (come quello che l’Italia affronta ormai da troppi anni) è una spina nel fianco dello sviluppo economico-sociale.

Quanto alla presunta limitazione alla libertà delle donne, la sinistra cade in almeno tre errori di prospettiva molto vistosi. In primo luogo, come si può evincere anche dall’esperienza sul campo dei Centri di Aiuto alla Vita, le associazioni pro-life non hanno mai avuto l’obiettivo di convincere le donne a non abortire, quanto piuttosto quello di offrire loro la possibilità di salvare la vita al loro bambino, permettendo di crescerlo o di darlo in adozione. Un gran numero di aborti, notoriamente, viene praticato per ragioni economiche da parte di donne (quasi sempre giovani, straniere o disagiate), che, se in possesso di aiuti e risorse adeguate, nutrirebbero dal profondo del cuore il desiderio di essere madri. La piena libertà della donna, quindi, con buona pace delle veterofemministe, si tutela mettendola nelle condizioni di poter scegliere in qualunque direzione, anche in quella della vita del figlio che porta in grembo.

In secondo luogo, quando gli ideologi radical-femministi straparlano di difficoltà di abortire, ignorano che, laddove realmente questa possibilità si stia restringendo, l’unico motivo plausibile sarebbe da ricondurre all’aumento del personale sanitario obiettore: un fenomeno che, a sua volta, si può spiegare esclusivamente in base al fatto che, per un medico o un’infermiere, procurare un aborto è un’attività particolarmente dolorosa e straziante, che, alla lunga suscita fortissimi scrupoli di coscienza. L’elenco dei medici abortisti pentiti, del resto, si infoltisce di anno in anno e le testimonianze che loro stessi offrono è particolarmente toccante e convincente. La libertà delle donne di abortire, dunque (sorvolando, solo per questa volta, sul diritto alla vita da parte del concepito), andrebbe come minimo contemperata con la libertà dei medici e degli infermieri di non praticare un atto che ripugna la loro coscienza.

Terzo risvolto che gli abortisti continuano bellamente a trascurare: difendere indefessamente il presunto diritto a sopprimere la vita dei nascituri va di pari passo con un problema sociale pocanzi accennato, ovvero l’inverno demografico. Che una civiltà dove nascono pochi bambini, sia una civiltà destinata all’estinzione e alla miseria è un assunto ormai condiviso da gran parte dell’opinione pubblica. Sarebbe una contraddizione in termini, a nostro avviso, proclamarsi favorevoli al rilancio della natalità e, al contempo, ad una facilitazione della pratica abortiva. Per coerenza, i politici d’opposizione che in questi giorni si stanno stracciando le vesti, dovrebbero dimostrarci, dati alla mano, che una popolazione numericamente ridotta, con una netta prevalenza degli anziani sui minori sarebbe nel pieno interesse della collettività.

Concludiamo con una postilla scansa-equivoci. La nostra approvazione nei confronti di questa misura del governo Meloni non è un endorsement nei confronti di un esecutivo criticabile sotto molti altri aspetti, uno su tutti, la politica estera poco incline al dialogo e alla pace nei luoghi segnati dai conflitti più gravi. L’emendamento che porta la firma (Dio gliene renda merito) dell’onorevole Lorenzo Malagola (FdI) è forse una goccia nell’oceano ma, assieme al disegno di legge sull’utero in affitto reato universale, torna a far pendere il nostro Paese dal lato del diritto alla vita. Di fronte a un’Europa che – sulla scia della Francia – si appresta a proclamare l’aborto un diritto, possiamo dire di avere finalmente un motivo per essere orgogliosi di essere italiani.