C’è un prete a Marsiglia!

Padre Michel Marie Zanotti-Sorkine
Photo: Père Michel Marie Zanotti-Sorkine - Pagina Facebook ufficiale

C’è un fatto d’attualità del quale non si parla quasi mai: Cristo è risorto e la sua Buona Novella continuerà ad essere raccontata nel mondo, fino alla fine dei tempi. Una Buona Novella che, di volta in volta, si declinerà in storie nuove e volti nuovi. La figura carismatica di cui tratteremo oggi è un sacerdote dell’arcidiocesi di Marsiglia. Cosa ha fatto di speciale padre Michel Marie Zanotti-Sorkine nella sua vita? Semplicemente ha risposto alla propria vocazione e sta praticando il proprio ministero presbiteriale in rigorosa obbedienza al Signore.

Non è affatto scontato che al giorno d’oggi, vi siano sacerdoti santi. Lo è ancor meno se queste vocazioni attecchiscono in terre difficili come la Francia, stretta tra le tenaglie del laicismo, da un lato, e dell’islamizzazione dall’altro. Marsiglia, dove Zanotti-Sorkine vive e predica, è nota per essere la città francese con la più alta percentuale di cittadini musulmani: 200mila, ovvero uno su quattro e in rapidissima ascesa. E’ in questo contesto che padre Michel predica il Vangelo in modo integrale, senza compromessi, né “rispetto umano”.

Vale la pena, allora, raccontare com’è stato possibile, in un’epoca e in un contesto così improbabili, che nascesse una vocazione sacerdotale così convinta e solida. Zanotti-Sorkine è stato ordinato tardi, a 40 anni, con un background umano intensissimo e un desiderio di vita piena che sorprende e commuove. Non è stata una vita facile la sua. Le origini di Michel Marie Zanotti-Sorkine (che porta i cognomi di entrambi i genitori) sono corse per parte di padre e russe per parte di madre. Il nonno materno era ebreo ma, una volta emigrato in Francia, fece battezzare entrambe le figlie, una delle quali è la madre di Michel-Marie, scampata all’olocausto nazista e morta nel 1972, quando il ragazzo aveva appena 13 anni. “Il dolore mi ha devastato. E però non ho mai dubitato di Dio”, confidò padre Michel anni fa.

Rimasto precocemente orfano di entrambi i genitori, il giovane Zanotti-Sorkine ha tenacemente cercato un proprio nido familiare e l’ha trovato nella Chiesa Cattolica. Trascorsa buona parte dell’adolescenza in un oratorio salesiano, Michel-Marie ha avvertito presto la sua vocazione sacerdotale ma, inizialmente, è rimasto distratto dalle “luci del mondo”. Il suo primo amore non è stato Gesù Cristo ma la musica. Per una decina d’anni ha scritto canzoni e cantato nei night. E’ seguito un percorso vocazionale molto articolato, con un ingresso tra i novizi domenicani, poi, alcuni anni tra i frati minori, fino alla scelta di concludere gli studi seminariali incardinandosi nell’Arcidiocesi di Marsiglia, dove Michel Marie Zanotti-Sorkine è stato ordinato il 30 maggio 1999 per mano del cardinale Bernard Panafieu.

Oggi, sotto la guida di padre Michel, la parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli è aperta davvero a tutti, a partire dai più bisognosi, senza distinzione di età e di appartenenza religiosa. Quando padre Michel prese le redini della parrocchia, i frequentatori abituali non arrivavano alla cinquantina e si celebrava una sola messa alla settimana. Attualmente, ad ogni messa domenicale partecipano almeno 700 persone. Un numero stupefacente, in una città dove i cattolici praticanti sono appena l’1%. Dall’arrivo di padre Michel, nella parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli, sono stati quasi 200 gli adulti battezzati, dei quali ben 34 soltanto la scorsa Pasqua. Come il suo conterraneo San Giovanni Maria de Vianney, padre Zanotti-Sorkine esercita una buona dose del suo carisma in confessionale, dove si fa trovare a disposizione spesso anche fino a tarda serata.

Poeta, cantautore e scrittore, Zanotti-Sorkine ha pubblicato una ventina di libri, dei quali il più fortunato è Au diable la tiédeur (2012), pubblicato in italiano con il titolo I tiepidi vanno all’inferno. Piccolo trattato sul sale della vita. “L’imprudenza è la qualità dei santi”, sostiene padre Michel. I santi, cioè, non fanno calcoli, non soppesano costi e benefici, mettono il cuore oltre ogni ostacolo, perché sanno già che qualunque gesto d’amore sarà sicuramente ricompensato nel Regno dei Cieli. Padre Michel non manca di strigliare i suoi confratelli nel sacerdozio: “Siamo onesti, la verità è questa. Siamo noi, che non abbiamo più il sacro fuoco. L’immagine che diamo del sacerdozio è troppo insignificante. Non tocca più il cuore”. Lui, però, il cuore di molti lo ha toccato con le sue confessioni e le sue predicazioni, dall’ambone della sua parrocchia e anche sui social, dove ogni settimana offre il suo commento al Vangelo.

“Non bisogna mai perdere nessuna piccola occasione per parlare di Cristo”, dice il sacerdote marsigliese. In una città difficile, dove l’integrazione è sempre rimasta più un buon proposito che una realizzazione concreta, padre Michel ha avuto il coraggio di uscire dalla sacrestia per stare in mezzo alla gente. Familiarizza con chiunque, dagli studenti nei caffè alle donne musulmane velate della banlieu. In parrocchia accoglie clochard e prostitute, né più né meno come avrebbe fatto Gesù: solitamente dà loro la comunione, perché, “Cristo è venuto per i peccatori”, spiega, “e io ho l’ansia, nel negare un sacramento, che lui un giorno me ne possa rendere conto”.

Padre Michel è uno di quei preti che indossano sempre la loro tonaca, anche nei contesti più improbabili. Non ama “mimetizzarsi”. La talare la porta “perché mi riconosca uno che magari altrimenti non incontrerei mai. Quello sconosciuto, che mi è estremamente caro”. La tonaca, per lui, “è una divisa da lavoro. Vuole essere un segno per chi mi incontra, e soprattutto per chi non crede. Così sono riconoscibile come sacerdote, sempre. Così per strada sfrutto ogni occasione per fare amicizia. Padre, mi chiede uno, dov’è la posta? Venga, l’accompagno, rispondo io, e intanto si parla, e scopro che i figli di quell’uomo non sono battezzati. Me li porti, dico alla fine; e spesso quei bambini, poi, li battezzo”.

La nuova evangelizzazione si può portare avanti in tante modalità. L’approccio di padre Michel Marie Zanotti-Sorkine, tuttavia, è sicuramente quello giusto: andare controcorrente, senza perdere mai lo stupore davanti a Dio che rende possibili le cose apparentemente impossibili.