Ammesso e non concesso che non si tratti dell’ennesima macchinazione, pare davvero una tempesta perfetta. Nel giorno di Pasqua, la sciatrice Sofia Goggia rilascia delle dichiarazioni che le costano l’accusa di omofobia. Dopo appena quattro giorni, l’onorevole Alessandro Zan annuncia in pompa magna la riproposizione del suo disegno di legge contro l’omotransfobia. Per la cronaca, va ricordato che la bozza Zan era stata bocciata lo scorso 27 ottobre in Senato, col voto segreto; tuttavia, il relatore si è affrettato ad indicare il 27 aprile come data del nuovo deposito, non attendendo nemmeno un giorno dopo i sei mesi di sospensione delle proposte di legge bocciate, così come previsto dai regolamenti parlamentari.
Il punto che ci interessa di più della vicenda è comunque l’intervista rilasciata dalla Goggia al Corriere della Sera (non casualmente, uno dei quotidiani più schierati sulle cause LGBT+ e, in particolare, a favore del ddl Zan). Il giornalista ha posto domande insidiose e la campionessa di sci ha risposto con l’onestà intellettuale che le è propria: non ama essere qualificata come “donna con la palle”, ha negato che nella sua specialità vi siano atleti omosessuali maschi, ma soprattutto ha affermato sia ingiusto che i transgender gareggino con le donne, poiché “un uomo che si trasforma in donna ha caratteristiche fisiche, anche a livello ormonale, che consentono di spingere di più”.
Contro Sofia Goggia si è scatenata l’ennesima gogna mediatica non solo da parte dei soliti attivisti LGBT+ ma anche ad opera di quotidiani di sinistra dalla tiratura piuttosto alta, come il Domani e il Fatto Quotidiano. Al punto che l’atleta è stata costretta a scusarsi in un tweet: “Mi dispiace e mi scuso con tutte le persone che si sono sentite offese per la frase che è uscita nell’intervista del Corriere che, sicuramente, quando l’ho pronunciata, non voleva essere di natura discriminatoria”. Da notare che la Goggia ha espresso rammarico per aver urtato la sensibilità di qualcuno, tuttavia, non ha affatto ritrattato le sue parole su omosessualità e transgenderismo. Al punto che l’implacabile quotidiano online Fanpage ha parlato di “pezza peggio del buco”. C’è da sperare che il caso finisca qui e l’olimpionica di sci, tra qualche settimana, non venga costretta ad una vera abiura, secondo il famigerato “metodo Barilla”.
Le argomentazioni usate dai giornali gay friendly, tuttavia, sono pochissimo fondate sul piano scientifico. Vi sono infatti fior di studi di riviste anglosassoni tutt’altro che “bigotte”, primo tra tutti il British Medical Journal, che dimostrano l’indubbio vantaggio degli atleti transgender. Lo confermano anche le ripetute controverse vittorie della nuotatrice Lia Thomas (nata maschio con il nome di Will), un’atleta della quale non si può certo di dire che non ami vincere facile… Del resto gli ormoni maschili non mentono mai.
Tornando alla Goggia, rimangono soltanto un paio di considerazioni da fare. In primo luogo, la tristissima e crescente tendenza attuale a giudicare i personaggi pubblici in base alla loro vita privata o alle loro inclinazioni politiche o ideologiche. La discussione è sempre lecita ma è un dato di fatto che quando un attore, uno sportivo o uno scrittore si esprimono in modo difforme dalla vulgata corrente, si scatena puntualmente il crucifige. Cosicché, Sofia Goggia rischia di essere ricordata più per le sue recenti affermazioni fuori dal coro che non per la sua oggettiva abilità agonistica.
La seconda considerazione è ancor più amara della prima: negli ultimi anni, il linciaggio mediatico è sempre più indirizzato contro le donne. La macchina del fango scatenata contro l’autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, lo dimostra in modo cristallino. Si fa un gran parlare della violenza – non solo fisica, anche morale – contro le donne. Se però, c’è da difendere una categoria come quella dei transgender, il bilancino del politicamente corretto pende decisamente a favore di questi ultimi.
Le donne che difendono la vera femminilità, che pensano con la loro testa e che manifestano con lealtà il loro pensiero sono molto più libere e meno ricattabili di quelle omologate su stereotipi maschili che, in fin dei conti, non appartengono loro. La vera femminilità è sempre stata difesa dalla Chiesa, che vede nella donna virtuosa e libera, l’architrave della salvezza dell’umanità. Del resto, non è forse la Vergine Maria, colei che schiaccia la testa del serpente malefico?