Nuovi cardinali per una Chiesa che cambia volto

Nuovi cardinali per una Chiesa che cambia volto

Le nomine curiali tra tradizione e innovazione. Se, da un lato era particolarmente scontata la designazione di monsignor Luis Ladaria Ferrer (il prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, diventa cardinale de iure), non altrettanto si può dire di monsignor Giovanni Angelo Becciu: per la prima volta, infatti, due membri della Segreteria di Stato indosseranno la berretta rossa (al cardinale Pietro Parolin si aggiungerà il numero due della diplomazia vaticana, in qualità di Sostituto agli Affari Generali). È un segno di altissima fiducia del Santo Padre nei confronti dell’alto prelato sardo, prezioso elemento di mediazione nei delicati rapporti all’interno della Curia, in questa fase in bilico tra spinte riformatrici e resistenze al cambiamento. Già nunzio apostolico a Cuba, Becciu è uno dei pochi nominati da Benedetto XVI ad aver ricevuto la conferma nell’incarico da parte del successore. Decisivo è stato anche il suo ufficio di delegato pontificio per i Cavalieri di Malta, anch’essi nel pieno di un radicale rinnovamento. Alcune indiscrezioni parlano di un possibile passaggio di monsignor Becciu alla guida della Congregazione delle Cause dei Santi, in sostituzione dell’ormai ottantenne cardinale Angelo Amato. Altra novità assoluta è rappresentata dalla nomina di monsignor Konrad Krajweski. Non era mai capitato che un Elemosiniere di Sua Santità divenisse cardinale. È un autentico tributo di affetto del Pontefice per i poveri e per i senzatetto di Roma, ma anche un segnale di apertura verso una chiesa polacca che forse avrebbe rischiato di ripiegarsi sulla memoria gloriosa del suo San Giovanni Paolo II e di chiudersi alle novità di Francesco.

Altre peculiarità. Sebbene il Vicario del Papa per la diocesi di Roma abbia sempre ricevuto la berretta rossa, la nomina di monsignor Angelo De Donatis non era affatto scontata, in quanto i titolari di tradizionali sedi cardinalizie come Torino, Milano, Venezia o Bologna, al momento rimangono ancora fuori dal prossimo conclave. Sorridente e discreto ma anche particolarmente attivo e decisionista, monsignor De Donatis è passato da parroco a cardinale nel giro di soli tre anni, non prima di essere stato scelto come predicatore degli Esercizi Spirituali di Quaresima della Curia Romana nel 2014 (i primi dell’attuale pontificato) e poi come vescovo ausiliare. In qualità di Vicario, De Donatis ha già ratificato almeno cinque nomine significative per la diocesi di Roma. È il prototipo di uno stile sacerdotale particolarmente caro a Bergoglio: formatore dei giovani, particolarmente affabile e vicino al popolo.

Altre designazioni simbolicamente molto forti sono quella dell’arcivescovo di Osaka, monsignor Thomas Aquino Manyo Maeda, e dell’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi. Il primo è nativo dell’arcidiocesi di Nagasaki, che prima della bomba atomica dell’8 agosto 1945, era il luogo a più alta densità cristiana di tutto il Giappone. Una coincidenza significativa se si pensa che di recente, papa Francesco è tornato a manifestare grande preoccupazione per l’escalation nucleare, in particolare in Iran e Corea del Nord, e l’ha fatto proprio mostrando una foto d’epoca di un bambino sopravvissuto proprio alla tragedia di Nagasaki che porta sulle spalle il fratellino morto. La nomina del arcivescovo dell’Aquila si pone invece in linea con il sostegno alle diocesi “periferiche” italiane da parte di Bergoglio: così come nel 2015, creando cardinale l’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, il Santo Padre aveva nuovamente messo al centro dell’attenzione l’odissea dei migranti a Lampedusa, con la nomina di Petrocchi (peraltro di origine ascolana), ha riacceso i riflettori su un dramma diverso ma non meno trascurabile: quello dei terremotati del Centro Italia.

Da segnalare, infine, la nomina di monsignor Antonio dos Santos Marto, vescovo di Leiria-Fatima. È il segno di una devozione mariana di Francesco particolarmente profonda, pur non essendo uno degli argomenti più discussi del suo pontificato, e di un’attenzione speciale del Pontefice per la vicenda delle apparizioni ai tre pastorelli, da lui canonizzati lo scorso anno, nel centenario di Fatima. Un segno della particolare premura del Papa per il futuro del mondo e per la conversione dell’umanità.