Papa Francesco: Giuseppe migrante perseguitato e coraggioso

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E’ tempo di Natale e la liturgia ci propone, nella Parola che ascoltiamo e meditiamo, gli inizi della vicenda terrena di Gesù. Il Santo Padre prendo oggi spunto proprio da questo, per focalizzare un’altra caratteristica di San Giuseppe, nel ciclo delle catechesi a lui dedicate.

Il primo aspetto da sottolineare nella vicenda della fuga in Egitto, che stiamo prendendo in considerazione, è come la Sacra Famiglia abbia condiviso la condizione di tante persone e tante famiglie, che lungo i secoli e ancora oggi, fuggono dalla loro terra per evitare il pericolo per la loro vita e incolumità. La causa – dice il Papa – è quasi sempre la prepotenza e la violenza dei potenti. Anche per Gesù è accaduto così. 

La minaccia al potere di Erode, ecco cos’è un bambino. Ed ecco il motivo per cui riunisce tutte le autorità di Gerusalemme per informarsi sul luogo della nascita, e prega i Magi di farglielo sapere con precisione, affinché – dice falsamente – anche lui possa andare ad adorarlo. 

Il Santo Padre ci fa notare ancora una volta, una tragica analogia dei tempi di Gesù, con i nostri. Dice: ci troviamo così di fronte a due personalità opposte: da una parte Erode con la sua ferocia e dall’altra parte Giuseppe con la sua premura e il suo coraggio. Erode vuole difendere il proprio potere, la propria “pelle”, con una spietata crudeltà, come attestano anche le esecuzioni di una delle sue mogli, di alcuni dei suoi figli e di centinaia di oppositori. Era un uomo crudele: per risolvere dei problemi, aveva una sola ricetta: “fare fuori”. Egli è il simbolo di tanti tiranni di ieri e di oggi. E ricorda: Anche noi abbiamo nel cuore la possibilità di essere dei piccoli Erode.

Ma per fortuna, possiamo volgere il nostro sguardo su Giuseppe e imparare da lui. Erode e Giuseppe sono due personaggi opposti, che rispecchiano le due facce dell’umanità di sempre. È un luogo comune sbagliato considerare il coraggio come virtù esclusiva dell’eroe. In realtà, il vivere quotidiano di ogni persona – il tuo, il mio, di tutti noi – richiede coraggio: non si può vivere senza coraggio! Il coraggio per affrontare le difficoltà di ogni giorno. Giuseppe è l’emblema di questo coraggio umile. 

Papa Francesco riassume così oggi la lezione che ci lascia il padre putativo di Gesù. La vita ci riserva sempre delle avversità, questo è vero, e davanti ad esse possiamo anche sentirci minacciati, impauriti, ma non è tirando fuori il peggio di noi, come fa Erode, che possiamo superare certi momenti, bensì comportandoci come Giuseppe che reagisce alla paura con il coraggio di affidarsi alla Provvidenza di Dio.

Infine il pensiero va inevitabilmente e obbligatoriamente a tutti i migranti, tutti i perseguitati e tutti coloro che sono vittime di circostanze avverse (…). Ma, pensiamo a tanta gente vittima delle guerre che vuole fuggire dalla sua patria e non può; pensiamo ai migranti che incominciano quella strada per essere liberi e tanti finiscono sulla strada o nel mare; pensiamo a Gesù nelle braccia di Giuseppe e Maria, fuggendo, e vediamo in Lui ognuno dei migranti di oggi. E’ una realtà, questa della migrazione di oggi, davanti alla quale non possiamo chiudere gli occhi. E’ uno scandalo sociale dell’umanità.