Pinocchio: un Vangelo “travestito” da fiaba

Pinocchio: un Vangelo “travestito” da fiaba

A dispetto dei trascorsi massonico-risorgimentali del suo autore, Pinocchio è la fiaba cristiana per eccellenza, tanto per i suoi contenuti pedagogici, quanto per le sue continue allusioni alle Scritture. Geppetto, di professione falegname, è una sorta di “padre putativo”. La fatina è una metafora della Madonna: con la sua purezza materna e virginale tiene lontano Pinocchio dai mali e dai pericoli. Il Grillo Parlante rappresenta la coscienza o forse addirittura lo Spirito Santo. Come non vedere, poi, nella semina delle monete al Campo dei Miracoli, un richiamo alla parabola dei talenti (cfr Mt 25,14-30)? Quando gli assassini (il Gatto e la Volpe sotto mentite spoglie) tentano di impiccarlo, Pinocchio invoca Geppetto quasi come Gesù invoca il Padre sulla Croce. Evidentissimo ed esplicito, infine, il riferimento al libro di Giona, quando Geppetto e Pinocchio vengono fagocitati nel ventre del pescecane.

Le avventure del più celebre burattino del mondo sono state oggetto degli scritti di due grandi uomini di Chiesa del recente passato: Albino Luciani (1912-1978) e Giacomo Biffi (1928-2015). Nel 1972, il futuro papa Giovanni Paolo I, allora patriarca di Venezia, scrisse una Lettera a Pinocchio, in cui tra digressioni letterarie e riferimenti all’attualità, emergeva un forte contenuto pedagogico, con cui il cardinale Luciani si faceva interprete dei grandi cambiamenti dell’universo giovanile di quegli anni.

Da parte sua, sempre negli anni ’70, Biffi fu autore di un saggio, Contro Mastro Ciliegia, in cui individuava in Pinocchio la metafora dell’eterno ritorno al Padre, fonte di libertà e di salvezza. Per l’arcivescovo di Bologna, la fiaba collodiana è un “magnifico catechismo adatto ai bambini come agli adulti”, è “la verità cattolica che erompe travestita da fiaba”, un’autentica “sintesi dell’avventura umana”.

Le analogie tra Pinocchio e il Vangelo sono state individuate anche da Franco Nembrini, nel suo libro L’avventura di Pinocchio. Secondo l’argomentazione del dantista e critico letterario bergamasco, la vera chiave di lettura del capolavoro collodiano è tutt’altro che moralistica ma, piuttosto, trova fondamento nel riconoscimento che la vera libertà non può prescindere da un legame – in tal caso il legame filiale – grazie al quale l’uomo è in grado di compiere il suo destino. Per Nembrini, Pinocchio porta con sé soprattutto un messaggio di perdono, simile a quello del Padre del Figliol Prodigo, e indica il superamento di un’idea erronea e riduttiva di libertà, intesa come emancipazione da Dio.

Pinocchio è molto più che un burattino diventato uomo. Pinocchio è ognuno di noi, quando ci entusiasmiamo per la vita e, per ciò stesso, ci esponiamo agli errori, cadendoci e rialzandoci ogni volta. Pinocchio è ognuno di noi, quando girando il mondo mossi da insaziabile curiosità, prima o poi sentiamo la nostalgia di casa. E, al tempo stesso, sentiamo la nostalgia di Chi ci ha amato e dato la vita.