Sanremo: il vero scandalo è la Rai

Fiorello e Amadeus Festival di Sanremo 2022
Foto: Rai - YouTube

Ad essere sinceri, quest’anno avremmo voluto scrivere d’altro. Avremmo voluto scrivere su Sanremo, sì, ma di contenuti artistici, di sentimenti, di messaggi positivi. Invece, in questa edizione, ogni italiano è stato testimone dell’ennesimo scempio in eurovisione. Chi poi non ha voluto vedere il Festival (e sono tanti) si è trovato nell’imbarazzante situazione di chi si trova in una strada fangosa in un giorno di pioggia e cerca di camminare il più possibile a margini della carreggiata, salvo accorgersi che il marciapiede è troppo affollato e stretto per ripararsi dagli schizzi delle automobili di passaggio.

Squadra che vince non si cambia, allora anche quest’anno, direzione artistica e conduzione ad Amadeus. A grande richiesta (si fa per dire…), ecco di nuovo sul palco Achille Lauro, con la sua immancabile esibizione blasfema. Che il cantante romano possa nutrire un’istintiva avversione per la Chiesa Cattolica e i suoi riti sacramentali è affar suo. La trasmissione della sua performance sulla tv di stato, pagata con i soldi dei contribuenti, è però un problema di tutti. Nulla quaestio, poi, se Amadeus voglia difendere gli artisti del suo Festival: ognuno porta acqua al proprio mulino. Che però il conduttore si arroghi, dal suo punto di vista di sedicente “cattolico”, di indicare Achille Lauro come possibile spunto per parlare di religione ai giovani, ci sarebbe molto ma molto da discutere.

Questo Festival sarà ricordato per i plateali gesti veterofemministi di Emma Marrone, per l’irrisione di Fiorello nei confronti dei sofferenti per effetti avversi da vaccino, per l’endorsement pro cannabis a scopo terapeutico di Ornella Muti e per il grottesco siparietto tra Iva Zanicchi e Drusilla Foer (al secolo Gianluca Gori). Riguardo a quest’ultimo, va puntualizzato: non ci scandalizza affatto che un uomo possa presentarsi sul palcoscenico travestito da donna. È un classico dell’avanspettacolo burlesque e ci si può tranquillamente ridere sopra. Che, però, tale personaggio sia stato ingaggiato sul palco dell’Ariston in qualità di “primadonna” della serata è qualcosa che va molto oltre lo sdoganamento del self id e dell’ideologia gender. Il ruolo affidato a Drusilla Foer da Amadeus è un vero e proprio insulto all’intelligenza delle donne italiane, in particolare a quelle che più si battono per emancipazione e pari opportunità. Anche questa discutibile trovata è andata in onda in diretta sulla prima rete della Rai in eurovisione.

I lettori più intuitivi avranno subito compreso dove vogliamo arrivare. Il vero nucleo del problema non è Sanremo in sé ma la tv di Stato e i contenuti discutibili che ormai da molti anni propone ai suoi utenti. Nei giorni immediatamente precedenti al Festival, del resto, è scoppiato un altro caso, sapientemente tenuto in sordina da tutti i media. Parliamo dell’esposto presentato da Carlo Giovanardi e Luisa Santolini (rispettivamente ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed ex presidente del Forum delle Associazioni Familiari) contro una puntata della serie tv americana 9-1-1. L’episodio contestato, trasmesso lo scorso 7 gennaio e intitolato Luna piena, riporta alcune situazioni e immagini raccapriccianti ai confini della realtà: licantropia, antropofagia, lesbismo, sesso violento e l’ennesimo spot gratuito all’utero in affitto (pratica, giova ricordarlo, sanzionata come reato dall’ordinamento italiano). Immagini scabrose e sconvenienti per un pubblico minorile, eppure trasmesse in fascia protetta, per l’esattezza alle 19:30. La gravità dell’episodio ha suscitato l’indignazione delle associazioni familiari e due petizioni diffuse da Pro Vita & Famiglia e International Family News.

Qualcuno potrebbe obiettare: in fondo la tv di stato rispecchia il sentire della popolazione e gli alti indici di ascolto rivelano l’apprezzamento per trasmissioni come il Festival di Sanremo. E tuttavia, se anche il 99% degli italiani fosse d’accordo con le esibizioni blasfeme di Achille Lauro o con la presenza di Drusilla Foer in qualità di primadonna, il restante 1% sarebbe o non sarebbe legittimato a sentirsi offeso nei propri principi e convinzioni? Dovendo anche la tv di Stato rispecchiare un principio democratico, è giusto che chiunque sia rappresentato in modo degno, finanche le minoranze numericamente più trascurabili. Non si vuole censurare nulla, né è in questione la libera discussione delle idee. Va però tutelata la dignità delle persone e dei principi in cui credono.

Se è vero che, ormai anche nel nostro Paese, i cristiani sono una minoranza, essi stessi avrebbero diritto a non essere eternamente sbeffeggiati. Nessuno oserebbe mai, tanto meno sulle reti pubbliche, prendere in giro omosessuali, musulmani o persone di colore. L’unica realtà considerata degna di scherno, sarcasmo e disprezzo è la Chiesa Cattolica. Probabilmente perché è sempre aperta al dialogo e al perdono verso i suoi persecutori e di questo atteggiamento i suoi avversari si approfittano in modo indegno. Al di là di ogni discorso confessionale o identitario, quindi, uno Stato che calpesta le minoranze, mostrandosi forte coi deboli e debole coi forti, si rivela uno Stato indegno e tirannico.