Transumanesimo: una sfida alla Creazione

Abbiamo mai fatto caso a quante ore della nostra giornata trascorriamo usando il #cellulare? E a quanto tempo, al di fuori dei pasti e del sonno, riusciamo a stare lontani dal #telefono o da qualsiasi altro mezzo tecnologico? Se già oggi questi strumenti rappresentano per noi delle protesi mobili, in un futuro non troppo lontano, gli uomini bionici e i cyborg potrebbero diventare una realtà. La tecnologia non si limiterà più a sopperire ai limiti umani ma si fonderà con il nostro stesso corpo per raggiungere mete della conoscenza finora inesplorate. Chi potrà permettersi di diventare un cyborg sarà dotato di una forza e di un potere smisurati, rispetto all’uomo vintage, ovvero a chi, al contrario, non ne avrà la possibilità. Con tutti i dilemmi etici del caso.

Per quanto possa sconvolgerci o suscitarci repulsione, non dobbiamo pensare all’utopia del cyberuomo come ad una possibilità remota, frutto della mente di scienziati visionari completamente fuori dalla realtà. Il transumanesimo è un’ideologia estremamente complessa e sfaccettata ma concretamente in atto, con un filo rosso che ne lega tutte le componenti. La dipendenza da Internet o dai social, cui accennavamo all’inizio, assieme alla “dittatura dell’algoritmo” sono fenomeni relativamente blandi ma strettamente connessi alle forme più estreme di transumanesimo, alle quali fanno, in qualche modo, da apripista. Senza microchip sottocutaneo, ad esempio, l’uomo potrebbe essere privato di un’ampia serie di prerogative che oggi diamo per scontate: dal guidare la macchina all’acquisto di qualunque bene o servizio.

Non solo l’uomo dipenderà sempre più dalle macchine ma persino il nascere e il vivere potrebbero diventare impossibili senza il supporto tecnologico. La stessa pratica dell’utero in affitto è soltanto uno dei tanti modi in cui si sta manifestando la separazione tra procreazione e sessualità. Non solo la fecondazione assistita può permettere di plasmare un “figlio on demand” con tutte le caratteristiche psico-biologiche e genetiche che i genitori desiderano ma gli scienziati stanno lavorando alacremente anche sul fronte dell’ectogenesi (utero artificiale) e persino della creazione di spermatozoi in provetta.

Anche le nuove frontiere del lavoro e dell’erotismo offrono prospettive tanto spettacolari quanto spaventose. Il Giappone, in questo senso, si pone all’avanguardia nella creazione di androidi, sempre più simili agli umani, in grado di svolgere funzioni legate ad attività come l’infermiere o la colf (con buona pace di chi svolge questi mestieri e si ritroverà disoccupato…). Il professor Hiroshi Ishiguro, docente all’Università di Osaka, è noto per aver costruito Geminoid, un proprio replicante, in grado di compiere un gran numero di azioni tipicamente umane e forse un domani – a suo dire – anche di provare emozioni ed empatia. Sempre in Giappone, stanno spopolando le cosiddette waifu, androidi dalle sembianze femminili, sorta di “mogli virtuali”, perfette per uomini con difficoltà di approccio all’altro sesso. A poco a poco, anche in Occidente si stanno affermando bordelli popolati da donne-robot, con tariffari che vanno dagli 80 agli 180 euro, a seconda della durata della prestazione sessuale. Inutile dire che qualcuno sta già pensando agli androidi maschili e transgender…

La lista degli “orrori futuristici” non è affatto conclusa. I transumanisti stanno lavorando nientemeno che alla realizzazione dell’immortalità terrena. Le tecniche? C’è chi propone la “sospensione crionica” (ibernazione), ovvero l’immersione di un corpo appena defunto in una vasca di azoto liquido, nella speranza che, in futuro, nuove scoperte medico-scientifiche potranno permettergli di tornare a vivere. Ben più realistica (e diabolica…) è l’ipotesi del mind uploading, ovvero la possibilità di “scaricare” l’intero contenuto del cervello di una persona e poi “caricarlo” all’interno di un avatar, che ci permetterà di fare a meno del nostro corpo e di vivere per sempre. In questa direzione stanno andando le ricerche dello Human Brain Project, a cura dell’École Polytechnique di Losanna, e dell’Human Connectome Project, patrocinato dall’Istituto Nazionale di Salute statunitense, entrambi finalizzati a mappare il cervello umano e a sostituire l’organo originale, anche per facilitare la ricerca sull’Alzheimer, sull’autismo o su altre gravi patologie.

Il transumanesimo, in tutte le sue declinazioni, rappresenta una sfida alla Creazione e al senso del limite della conoscenza che Dio ha prescritto all’uomo al momento della Creazione stessa. L’uomo, però, ha disobbedito, cogliendo e mangiando il frutto dell’Albero della Vita (cfr Gen 3,1-24). Una sfida che, nella Sacra Scrittura, procede con la Torre di Babele (cfr Gen 11,1-9) e che viene corroborata dall’adorazione del Vitello d’Oro (cfr Es 32,1-35). La perdita della percezione del limite e l’avidità di denaro sono le due cause scatenanti alla base di questa rivoluzione antropologica, giunta all’ultimo stadio, in cui l’uomo è arrivato a sostituirsi a Dio, immaginandosi immortale, capace di creare, plasmare e selezionare. Qualunque tentativo umano di questo tipo è sempre fallito miseramente, pertanto anche l’utopia transumanista crollerà in pezzi. È fondamentale, però, essere consapevoli di ciò che le élite tecnocratiche stanno tramando alle nostre spalle e limitarne il più possibile i danni. Altrimenti le conseguenze rischiano di essere ben più catastrofiche di quanto immaginiamo.

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Per approfondimenti:

Enrica Perucchietti, Cyberuomo. Dall’intelligenza artificiale all’ibrido uomo-macchina, Arianna Editrice, 2019 (leggi recensione)

Marco Scicchitano – Giuliano Guzzo, Restare umani. Sette sfide per non rimanere schiacciati dalla tecnologia, Città Nuova, 2019 (leggi recensione)

http://www.osservatoreromano.va/it/news/non-chiamateli-umani

https://www.notizieprovita.it/filosofia-e-morale/roboetica-pessina-univ-cattolica-gli-algoritmi-gia-ci-dominano-la-questione-politica/