Unioni civili: quella del Papa è un’opinione personale

Le uscite sorprendenti e spiazzanti di papa Francesco non sono certo una novità ma quella di mercoledì scorso è stata un vero choc per milioni di cattolici in tutto il mondo. “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”. Così si esprime il Pontefice nel documentario Francesco, diretto dal russo Evgeny Afineevsky e proiettato mercoledì scorso alla Festa del Cinema di Roma, tra le grida di giubilo dei vari intellettuali liberal e ideologi lgbt, che plaudono all’ennesima, vera o presunta, “apertura”. Il Papa ha detto qualcosa di eretico? Come ci dobbiamo comportare? È necessario attendersi una precisazione dalla Santa Sede o una nota pastorale di chiarimento? È fondamentale, in primo luogo, non andare nel panico e mantenere un minimo di distacco, per comprendere come realmente sono andate le cose, non senza perseverare nella preghiera per il Romano Pontefice, cui, sempre e comunque si deve obbedienza e rispetto.

Un’intervista controversa, piena di “taglia e cuci”. Partiamo da una puntualizzazione. Non era la prima volta che papa Francesco apriva ad un riconoscimento legale per le coppie omosessuali. Lo aveva già fatto nel libro-intervista Dio è un poeta. Un dialogo inedito sulla politica e la società (Rizzoli, 2017), realizzato assieme al sociologo francese Dominique Wolton. In quella pubblicazione, il Pontefice fece un distinguo: “Chiamiamo le cose con il loro nome. Il matrimonio è tra un uomo e una donna. Questo è il termine preciso. Chiamiamo l’unione tra persone dello stesso sesso unione civile”. Con le dichiarazioni emerse nel documentario di Afineevsky, Bergoglio è però andato oltre, esprimendo un convinto appoggio a forme legali di protezione delle coppie omosessuali. Gli spezzoni delle affermazioni contestate, tuttavia, non sono frutto del lavoro del regista russo ma sono riprese da un’intervista uscita nel maggio 2019, per la tv messicana Noticieros Televisa, realizzata con la vaticanista Valentina Alazraki. In quell’occasione, alcuni dei passaggi controversi erano stati tagliati, rimanendo inediti per un anno e mezzo, prima di essere recuperati e diffusi per la prima volta nel documentario di Afineevsky. Il regista russo ha quindi fatto un “taglia e cuci”, selezionando le dichiarazioni del Papa che più portavano acqua al mulino dell’ideologia lgbt. Nell’intervista originaria, ad esempio, Francesco aveva affermato che gli omosessuali “hanno diritto a una famiglia”, precisando tuttavia che “questo non vuol dire approvare gli atti omosessuali”. Il Pontefice non si riferiva al presunto diritto per gli omosessuali di sposarsi e avere figli ma al diritto di non essere cacciati, né rinnegati dalle famiglie d’origine. Una domanda, tuttavia, rimane lecita: per quale motivo nel servizio originario erano state tagliate affermazioni così pesanti, per poi farle riciclare a un altro regista dichiaratamente gay e militante lgbt, che, peraltro, è stato ospitato e festeggiato in Vaticano con tutti gli onori?

Nessuno sdoganamento del matrimonio omosessuale e della relativa filiazione, dunque, ma solo un’apertura, da parte del Papa, a forme di riconoscimento giuridico delle convivenze tra persone dello stesso sesso. Da notare come l’espressione originale spagnola “convivencia civil” sia stata frettolosamente, o forse capziosamente, tradotta dalla maggior parte della stampa italiana come “unioni civili”, come se il Papa si stesse riferendo allo specifico caso italiano. Una definizione tutt’altro che neutrale, che ha inquietato migliaia di attivisti pro-family, i quali, nelle scorse settimane, sono scesi in piazza contro il ddl Zan e che, cinque anni fa, cercarono, senza successo, di contrastare l’approvazione della stessa legge sulle unioni civili.

Cosa dice la Chiesa sulle unioni civili? Indipendentemente dalle prese di posizione dell’associazionismo laico, rimane il fatto che, già nel 2003, quando il dibattito sul tema era soltanto agli albori, l’allora cardinale Joseph Ratzinger, in qualità di prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, firmò il documento Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra le persone omosessuali , in cui non solo si ribadiva “l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e sulla complementarità dei sessi” ma si facevano ulteriori precisazioni. “In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva – si legge nel documento del 2003 –. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza”. Parole molto nette, sebbene il cardinale Ratzinger, al contempo, stigmatizzasse “l’ingiusta discriminazione nei confronti delle persone omosessuali”. È quindi lampante che le recenti dichiarazioni di Bergoglio si pongono in contrasto con quelle del suo predecessore.

Chi ha ragione, dunque, tra i due papi? La prima risposta che si può dare è che, mentre il documento del 2003 è stato emesso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, quindi rappresenta la posizione ufficiale della Chiesa sull’argomento, le affermazioni di Francesco, rilasciate nel ben più informale contesto di un’intervista televisiva, sono nient’altro che un’opinione personale del Papa regnante. Il fedele comune, quindi, potrà anche condividere il pensiero di Bergoglio ma, all’atto pratico, è tenuto a seguire il magistero vigente. Esemplificando: tutti i parlamentari italiani – cattolici e non – che, nel 2016, hanno approvato il disegno di legge sulle unioni civili, hanno disatteso le prescrizioni della Chiesa. In conclusione, quindi, salvo la remota ipotesi che le parole di Bergoglio dovessero aprire un nuovo dibattito all’interno della Santa Sede, inducendo la Congregazione per la Dottrina della Fede a smentire in tutto o in parte quanto sancito da Ratzinger diciassette anni fa, quanto detto da papa Francesco nel documentario lui dedicato, rappresenta solo ed esclusivamente una sua opinione personale.