A Caivano si sta consumando uno scontro apocalittico

Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano
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La parola “repressione” fa paura a molti. Il cosiddetto “decreto Caivano” che introduce misure urgenti di contrasto alla devianza minorile e alla povertà educativa è la diretta conseguenza dell’ennesimo brusco risveglio ad una realtà giovanile che definire allarmante è riduttivo. Il Daspo urbano, l’obbligo di presentarsi periodicamente dalla polizia, il foglio di via ma soprattutto l’inibizione all’utilizzo del cellulare sono le risposte che il governo sta cercando di dare in un contesto in cui la pericolosità di certi comportamenti minorili è ormai considerata pari a quella di tanti adulti. Il segno molto chiaro di una corruzione della gioventù che mira dritto al cuore dei ragazzi.

Come spesso succede, quando ci sono di mezzo questioni educative o legate alla sicurezza (a maggior ragione quando riguardano entrambi questi ambiti), l’opinione pubblica tende a focalizzarsi molto più su ciò che c’è a valle dei problemi, piuttosto che su ciò che c’è a monte. Allora, com’è avvenuto in questo caso, la discussione si infiamma molto più sulle conseguenze pedagogiche di determinati problemi, che non sulla reale comprensione del fenomeno. Taluni sono forse più spaventati dall’idea del Daspo a carico del quattordicenne che non dal marcio in cui egli cresce. In particolare, l’episodio che si è consumato a Caivano a fine agosto è la spia allarmante di un degrado morale che si intreccia più che mai alla miseria sociale. La delinquenza giovanile, specie in certe “periferie esistenziali”, di certo non è una novità. Ciò che è tragicamente nuovo sono l’abbrutimento della dignità e l’indurimento dei cuori, l’attitudine a trattare qualunque essere umano come un oggetto e, soprattutto, a giustificare il comportamento deviante, finanche vantandosene. Se tanta crudeltà promana da anime tanto giovani, l’’inquietudine è ulteriormente giustificata.

In quest’ottica, Caivano è un luogo reale e, al tempo stesso simbolico. Lo è per i motivi pocanzi accennati ma lo è anche per lo scontro escatologico che vi si consuma. La presenza a Caivano di un parroco come don Maurizio Patriciello è qualcosa di più della presenza di un prete anti-camorra o di un paladino della legalità in tonaca. È un segno dello scontro tra il bene e il male, uno scontro eterno che, in questi anni si sta accendendo e raggiungendo dimensioni apocalittiche. L’esperienza pastorale e umana di Patriciello ci ricorda che schierarsi dalla parte del bene e della giustizia, in primo luogo, implica stare dalla parte di Cristo, l’Alleato senza il quale è impossibile vincere questa battaglia. Altro insegnamento di Caivano e di don Maurizio: nessuno si schiera dalla parte di Cristo e del bene senza pagare un prezzo. Il bene ha sempre qualche nemico, perché il signore delle tenebre è sempre invidioso della luce di cui non può godere.

Essere eroici o diventare santi non vuol dire né essere perfetti, né essere immuni alla paura. “Sarei un buffone se dicessi di non avere paura, penso che la paura sia una buona compagna di viaggio, mi dà la grazia di essere più prudente, poi sarà quello che Dio vorrà, ma dobbiamo essere prudenti”, ha detto lo stesso Patriciello, con lucido realismo cristiano. Lunedì scorso, dopo gli spari nella notte al Parco Verde di Caivano, il parroco aveva postato quanto segue: “Notte insonne. Notte da incubi. Gli uomini con il mitra sono scappati. Ritorneranno. È certo. Nessuno sa dire quando ma ritorneranno. Intanto si vive nel terrore. Abbraccio tutti. I bambini e i vecchi. I giovani e i malati. Un abbraccio grande agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine. Stamattina si ricomincia. Siamo stanchi. Sfiniti. Ma dobbiamo raccogliere le forze. Signore, donaci la forza di non mollare. Di non arrenderci. Di non scappare. Allontana da noi la paura che ci paralizza. E moltiplica la speranza. Resta con noi, Signore. Resta con noi”.

A Caivano si salda tutto: gli stupri ai danni delle bambine, la camorra, la violenza, le eco-mafie, il degrado ambientale (quello vero, non quello ideologico e immaginario), l’intossicazione dell’aria e dei cuori. La chiamano la Terra dei Fuochi: mai nome fu più appropriato per un campo di battaglia così incandescente. Di fronte a un duello dalla così alta drammaticità, è impossibile rimanere neutrali: o Gesù Cristo o il demonio. Caivano è un luogo sperduto, periferico, marginale. Non vi era successo mai nulla di importante fino a poco tempo fa. La Storia ha fatto irruzione anche a Caivano, manifestandovi i suoi tratti apocalittici, ovvero di svelamento di una parte importante della verità sull’uomo. Così come l’Ucraina e tanti luoghi di conflitto (fisico e morale), nel suo piccolo, Caivano parla alle coscienze di ognuno di noi, invitandoci a svegliarci e a combattere.