Si chiama Grazia Di Nicola, è una mamma di 4 figli, abita a Colliano in provincia di Salerno. E’ un ex Testimone di Geova, “ex” perché dopo essersi sottoposta a delle trasfusioni di sangue in quanto la sua salute si stava aggravando e non aveva scelta, è stata espulsa dalla congregazione (in quanto i Tdg non accettano la trasfusione) e peggio ancora è stata ripudiata dalle sue 3 figlie che hanno scelto di andare via di casa e sono state accolte da altre persone Testimoni di Geova.
La disperazione di mamma Grazia è immensa. A noi di Cristiani Today, ha raccontato la sua storia e il dolore che tutt’oggi prova per la mancanza e il rifiuto da parte delle figlie.
Grazia ha i primi contatti con i Testimoni di Geova quando aveva soltanto dieci anni, e abitava in un paesino vicino Salerno che venne colpito dal terremoto dell’Irpinia. Fu allora che i Testimoni di Geova si presentarono alla sua porta e poi da quel momento in poi, decise di seguirli a differenza di suo marito che si rifiutò da sempre pur lascandola libera.
Grazia per i Testimoni di Geova è una “disassociata” solo per aver accettato delle trasfusioni di sangue, per cui ha dovuto subìre una disciplina da parte di tre pastori che l’hanno sottoposta a delle domande, una sorta d’interrogatorio per accertare se in lei ci fosse pentimento.
Lo stato di salute di Grazia senza quelle trasfusioni, non aveva scampo ma i Testimoni di Geova non gliel’hanno perdonato.
Da quel momento in poi, tutto cambia nella vita di Grazia, nel bene e nel male. Purtroppo proprio per quella scelta trasfusionale anche le figlie in seguito, decidono di allontanarla e di trattarla da “disassociata”. Prima di arrivare alla conclusione della sua fuori uscita dalla Congregazione, Grazia ha dovuto fare vari colloqui tenuti dagli “Anziani” della Congregazione. Prima di uscire definitivamente le venne proposto di rimanere ma doveva prima essere “punita”, frequentando le adunanze ma essendo ignorata da tutti, nessuno avrebbe più pregato per lei, nessuno l’avrebbe più salutata. Durate le adunanze doveva entrare per prima e andarsene per ultima, non poteva più pregare insieme alle sue figlie … insomma secondo i TDG, Grazia doveva “pagare” per aver scelto di salvarsi la vita!
Nonostante tutto, Grazia a quel tempo, amava Geova ed accetta tutto questo. Ma una sera, durante un’adunanza mentre parlava “l’oratore” che annunciava il fatto biblico della “donna con l’emorragia” in cui Gesù dice testuali parole “Chi ha toccato la mia veste?” è in quell’istante che Grazia in quella sala dei Tdg, vede con gli occhi della fede, Gesù il Salvatore. La sera è tornata a casa e inizia a fare ricerche e scopre che Dio è amore, non è punizione o imposizione ma amore e misericordia. Inizia a parlarne alle figlie, cercando di metterle in guardia fino a che un giorno le figlie decidono di andare via e di rifiutarla.
La sua storia è stata raccontata in varie trasmissioni televisive ed è arrivata la replica dei Testimoni di Geova, alle sue dichiarazioni: «Le figlie della signora, già nel giugno 2018, hanno raccontato di essere andate via di casa per i gravi maltrattamenti fisici e psicologici a cui le sottoponevano i loro genitori. La loro è stata una scelta personale, non indotta in alcun modo dalla loro confessione religiosa. La signora, inoltre, decise di accettare l’emotrasfusione per una sua precisa volontà e non perché quella fosse l’unica opzione terapeutica. Peraltro ci risulta che non fosse in pericolo di vita. Se solo l’avesse voluto, avrebbe potuto essere trasferita in una struttura ospedaliera pubblica più attrezzata e operata con strategie mediche che non prevedessero l’utilizzo di emotrasfusioni. In Italia vengono eseguiti ogni anno diverse migliaia di interventi chirurgici senza sangue su pazienti testimoni di Geova. Vari studi scientifici hanno evidenziato che il tasso di mortalità dei pazienti non trasfusi non è superiore a quello dei pazienti trasfusi. I Testimoni di Geova amano molto la vita e si avvalgono ampiamente delle cure mediche. Negli scorsi decenni hanno “promosso la sperimentazione, in campo chirurgico e medico, di trattamenti e terapie alternativi alla trasfusione di sangue, ora applicati anche su pazienti che non hanno motivazioni religiose” (Berzano – Zoccatelli, 2005). L’unico trattamento medico che rifiutano è quello emotrasfusionale, trattamento peraltro non esente da rischi».
Nonostante tutto Grazia ancora oggi, spera in una riconciliazione con le sue figlie, augurando loro di aprire gli occhi del cuore e di scoprire la verità in Cristo Gesù.
Stefano Buresta