Berlino 30 anni dopo: una grande occasione perduta
Stiamo andando incontro, sì, a un mondo globalizzato ma, almeno per il momento, l’effetto più vistoso di tale cambiamento è stata l’omologazione dei costumi e la progressiva distruzione delle tradizioni e delle identità dei popoli, in nome del mercato, della finanza e dell’efficienza produttiva. Si insiste, con grande enfasi, sul dialogo tra le culture, nella tragica illusione che esso debba risolversi necessariamente in un melting pot, in una sciapa marmellata multiculturale indistinta, in cui le differenze non sono affatto valorizzate e, in cui, in ragione della rinuncia aprioristica alle proprie identità, resta difficile comprendere su cosa sia possibile dialogare. Chiunque, al contrario, voglia difendere tali identità culturali (anche nel profondo rispetto delle altre), viene sovente tacciato di “chiusura mentale”, di “razzismo”, “nazionalismo” e “fascismo”.
Torniamo ora al punto di partenza della nostra riflessione: la caduta del Muro di Berlino e di tutti i regimi comunisti europei fu un evento straordinariamente provvidenziale e, oltretutto, fu accompagnato da una serie di prodigiosi segni divini e, in particolare, mariani, a partire dalle apparizioni di Fatima. La conseguenza più luminosa di quegli eventi è stato il risveglio spirituale di molti popoli (Polonia, Ungheria e Russia in particolare) dopo anni di repressione comunista e atea. Un fenomeno che, però, non ha conosciuto un riscontro analogo nel resto d’Europa e dell’Occidente.
Cos’è, dunque, che non ha funzionato dopo il 1989? Preso atto della fine di una mastodontica e terribile ideologia atea, l’umanità si è illusa di poter ridisegnare gli equilibri del mondo in nome di un ulteriore e differente ateismo, il quale, in realtà, si sostanzia in una nuova religione secolare, al cui centro vengono posti due idoli fondamentali: l’io e il denaro. Nel riconoscere una parte dei suoi errori (l’utopia economica socialista era inevitabilmente destinata all’implosione), l’umanità è stata così superficiale da reiterare l’errore più grande: la pretesa di costruire un mondo etsi Deus non daretur (come se Dio non esistesse). E tuttavia, come osservò con grande lungimiranza Fëdor Dostoevskij (1821-1881), “se Dio non esiste, tutto è permesso”. Le conseguenze di questa tragica illusione, le abbiamo esposte pocanzi. Tutto è perduto? Niente affatto. Il Rimedio è alla portata di chiunque. O, per lo meno, di chi vi crede…