Fatima non è soltanto un luogo di devozione mariana ma anche una cartina di tornasole della storia europea e mondiale dell’ultimo secolo. Se si percorre l’immenso piazzale rettangolare che divide la basilica della Santissima Trinità dal santuario, andando in direzione di quest’ultimo, sulla destra si trova esposto, in una teca di vetro, un pezzo del muro di Berlino, recuperato dopo la sua distruzione. Accanto vi è una stele, recante le date di elevazione e di abbattimento (18 marzo 1961 – 9 novembre 1989), accompagnate dalle parole di San Giovanni Paolo II durante la sua seconda visita al santuario portoghese, il 12 maggio 1991: “Grazie, Madre Celeste, per aver guidato con affetto materno i popoli verso la libertà!”. A poche centinaia di metri, nella cappella delle apparizioni, è custodita la statuetta mariana, nella cui corona è incastonata la pallottola che aveva ferito il Papa in piazza San Pietro dieci anni prima, il 13 maggio 1981 (64° anniversario della prima apparizione a Cova da Iria).
Il pezzo di muro e la pallottola sparata da Alì Agca potrebbero essere definiti come delle “antireliquie”, due residuati del male che viene sconfitto e reso inoffensivo dalla potente e misericordiosa intercessione della Madre di Dio. A Fatima, dunque, emerge la memoria del comunismo e del Papa che l’ha affrontato, contribuendo a sconfiggerlo con l’aiuto celeste. Del resto, la seconda delle profezie della Signora di Fatima riguardava la diffusione degli “errori” della Russia nel mondo, chiaro rifermento alla Rivoluzione d’Ottobre, che sarebbe scoppiata di lì a qualche mese. La terza profezia riguardava invece l’attentato ad un papa che passerà alla storia come il “papa di Fatima”, sotto il cui pontificato, per l’appunto, il male del comunismo, in maniera pressoché incruenta, ha conosciuto la sua fine.
C’è tuttavia un altro angolo di Fatima, seminascosto e decisamente meno conosciuto, ma non per questo meno significativo, che pare ulteriormente suggellare il dualismo tra le apparizioni mariane e la più potente ideologia anticristiana del XX secolo. Si tratta del Calvario Ungherese, una piccola chiesa, situata alla fine della via Crucis di Valinhos (corrispondente alla prima parte del tragitto che i tre pastorelli percorrevano ogni giorno dalle loro abitazioni a Cova da Iria), consacrata nel 1964, in piena guerra fredda. Questa chiesetta fu fatta costruire da dissidenti antisovietici magiari, fuggiti in Portogallo, dopo l’insurrezione di Budapest dell’autunno 1956, soffocata nel sangue dall’Armata Rossa. Al termine del Calvario Ungherese, spicca la XV stazione (Gesù risorto), benedetta nel 1992, in segno di gratitudine per la “resurrezione” dell’Ungheria dalla tirannide comunista.
Sarebbe però un errore attribuire a Fatima un messaggio riduttivamente “politico” e sarebbe un errore ancor più grave circoscrivere la portata delle tre profezie a quanto accaduto nel secolo scorso. Durante la sua visita nel maggio 2010, papa Benedetto XVI fu molto chiaro: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: «Dov’è Abele, tuo fratello? […] La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4,9). L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo…”. Nella stessa occasione il pontefice tedesco manifestava l’auspicio che i sette anni che allora mancavano al centenario delle apparizioni, potessero “affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità”. L’essenza profonda del messaggio di Fatima è quindi nel richiamo alla conversione da ogni peccato e a non considerare nessuna ideologia del male come invincibile.
Volendo dunque attualizzare ulteriormente il messaggio di Fatima, vale la pena riflettere per un attimo sugli unici due paesi esplicitamente nominati dalla Madonna: il Portogallo, dove “si conserverà il dogma della fede”, e la Russia che, una volta consacrata dal Papa al Cuore Immacolato di Maria, “si convertirà” e “sarà concesso al mondo qualche tempo di pace”. Il Portogallo e la Russia rappresentano le due estremità geografiche dell’Europa, estesa dall’Atlantico agli Urali. Sorge quindi spontaneo pensare che la Madonna abbia avuto a un occhio di riguardo particolare per l’intero vecchio continente, allora dilaniato dalla prima guerra mondiale, oggi avvilito dal secolarismo denunciato dagli ultimi tre pontefici. Per voce del vicario di Cristo, quindi, Maria sta lanciando un appello all’Europa perché ritrovi la sua identità e torni ad essere un faro di cristianità per il mondo intero. [Servizio a cura di Luca Marcolivio]