La Quaresima è un periodo dell’anno molto utile. Offre alla Chiesa una grande opportunità per guardare indietro e ricordarsi da dove è venuta, in modo che possa verificare che sta andando nella giusta direzione.
La Quaresima ovviamente è il periodo in cui ricordiamo che Gesù scelse di trascorrere quaranta giorni nel deserto senza mangiare e resistendo a una serie di dure tentazioni. Ma perché era lì? Ebbene, prima di tutto era lì perché Dio lo voleva lì. Come dice l’evangelista Luca, fu “guidato” dallo Spirito.
L’osservazione di Luca ci fa pensare al fatto che la Chiesa ha bisogno di vedere l’attuale pandemia con una lente simile. Dio non ha perso il controllo. Sta ancora elaborando i suoi piani e, come con la bellissima regina Ester, ci ha collocati dove siamo “per un momento come questo”. Vale la pena chiedersi se stiamo andando avanti grazie alla nostra fede.
Dobbiamo anche ricordare che Gesù andò nel deserto dopo essere stato battezzato nel fiume Giordano. Quello fu un momento estremamente significativo nella Sua vita perché fu il momento in cui gli fu assicurato che era il Messia e che quindi avrebbe governato il mondo. Ma è stato anche un momento chiave in cui è stato avvertito che era chiamato a vivere una vita di servizio sacrificale e di grande rifiuto da parte degli uomini. Gesù trascorse quei quaranta giorni cercando di capire come poteva e doveva vivere quella chiamata, anche perché avrebbe significato la Sua morte e avrebbe dovuto fidarsi di Dio per riportarlo in vita.
Gesù allora era un uomo ‘con una missione’ e come cristiani penso che dovremmo approfittare di questo periodo dell’anno per chiederci se prendiamo anche noi sul serio, la nostra missione come ha fatto Lui, perché siamo troppo facilmente tentati di concentrarci sui nostri bisogni piuttosto che vedere i bisogni degli altri.
Gesù si aspetta che i suoi discepoli siano sia “segni” che “strumenti” del suo regno. Gesù andò in giro a ‘fare del bene’, quindi dovremmo farlo anche noi. Per questo i cristiani dovrebbero essere coinvolti in iniziative che promuovono l’inclusione sociale, dai sacerdoti di strada ai banchi alimentari e alle campagne contro la povertà come cristiani contro la povertà. Ma significa molto di più. Abbiamo un messaggio da proclamare e siamo stati incaricati di consegnarlo, sia che troviamo una risposta gradita o meno.
Vivere in questo modo può rivelarsi molto costoso. Amare gli altri e condividere il messaggio cristiano richiede tempo ed energia, e spesso comporta molto scoraggiamento e delusione per non parlare del rifiuto. Non c’è neppure alcuna garanzia che ci renderà popolari, in particolare quando osiamo suggerire che Gesù è unico o cerchiamo di argomentare la nostra causa su questioni come la sessualità umana, il genere e l’aborto. Gesù incontrò molta opposizione, quindi perché i suoi seguaci dovrebbero aspettarsi qualcosa di diverso?
Quindi sfruttiamo al massimo questo periodo quaresimale cercando di capire come il Signore vuole che ci impegniamo nella sua missione, nelle settimane e nei mesi a venire. La sfida non è cambiata: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. La tentazione di disperare e persino di arrendersi può essere davvero reale, ma si spera che emergeremo da questo periodo di prova “nella potenza dello Spirito” proprio come fece Gesù.