Ecco come torturavano nel lager Massimiliano Kolbe

Francesco Gajowniczek, l’uomo che si è salvato grazie a Massimiliano Maria Kolbe, ha raccontato prima di morire la terribile giornata dell’estate del 1941 nei lager.

Queste le parole di Francesco Gajowniczek, uno dei superstiti di Auschwitz , morto nel 1995: «Devo essere sincero. Per lungo tempo pensando a Massimiliano Kolbe provai rimorso. Accettando di essere salvo, avevo firmato la sua condanna. Ma ora, a distanza di anni, mi sono convinto che un uomo come lui non avrebbe potuto agire diversamente. Nessuno l’aveva obbligato a farlo. Inoltre, lui era un prete¸ forse avrà pensato che la sua presenza a fianco dei condannati fosse necessaria per evitare loro il dramma della disperazione. Li ha assistiti fino all’ultimo».

Francesco non è un superstite qualunque ma un padre di famiglia che si è salvato grazie al sacrificio di Massimiliano Kolbe, è lui stesso che ricorda quei momenti a Famiglia Cristiana, di quell’estate tra luglio e agosto del 1941.

Francesco era arrivato nei lager nel 1940, poi il santo sacerdote si aggiunse nel 1941. I due non si conoscevano. Francesco racconta: «Una mattina, stavo scavando il letame da una fossa per portarlo nei campi. Arrivò una guardia con un cane e domandò al prigioniero che riceveva il letame e lo buttava fuori perché ne caricasse così poco, e senza dargli il tempo di rispondere cominciò a bastonarlo e ad aizzargli contro il cane, che lo morse ripetutamente. Ma l’altro se ne stava calmo, senza lasciarsi sfuggire un lamento. In tedesco disse anzi di essere un sacerdote, il che fece andare in bestia l’aguzzino che lo colpì ancor più duramente. Dopo la morte del frate, che fece notizia in tutto il lager, rievocando l’episodio con alcuni amici, venni a sapere che quel prigioniero era proprio Kolbe».

Poi il 28- 29 luglio, il francescano venne trasferito nel block 14 e dopo alcuni giorni successe che un prigioniero di quello stesso blocco era riuscito a fuggire. Tra i suoi compagni vennero scelte dieci persone che furono condannati a morire di fame in un bunker sotterraneo. Fu una giornata molto terribile perche furono lasciati per tre ore sull’attenti fino alle tre del pomeriggio, poi non gli fu data la cena.

Tra i dieci condannati vi era Francesco Gajowniczek  e fu proprio allora che Massimiliano Kolbe si offrì al suo posto, meravigliando tutti compreso i nazisti.

Dopo due settimane nel bunker rimasero vive soltanto quattro persone e l’unico in grado di parlare era Massimiliano Kolbe. I nazisti decisero di abbreviare la loro morte con un iniezione di acido fenico.

Massimiliano Kolbe martire volontario, tende il braccio e si rivolge al medico che lo sta per uccidere dicendo: “Lei non ha capito nulla della vita. L’odio non serve a niente. Solo l’amore crea” . E’ il 14 agosto 1941. Il giorno dopo, della festa dell’Assunta, il suo corpo viene cremato.

Fonte. Gaudium Press di Rita Sberna