Quand’ero più giovane, il nostro sacerdote di riferimento era solito dire a noi ragazzi che “non esistono vacanze spirituali”. Affermazione assolutamente incontestabile, tanto più che, durante le settimane ordinarie, il momento in cui celebriamo il Signore è proprio la domenica. A maggior ragione, qualunque tipo di vacanza, estiva o non estiva, è un momento propizio per il ristoro dello spirito.
Uno dei più grossi ostacoli alla fede è la routine. Ovviamente, anche nei momenti ordinari della nostra esistenza, ci sono tanti modi e metodi per non dimenticare la presenza di Dio tra noi. Un’arrabbiatura, un’occasione di discordia con un fratello, ci ricorderanno che il demonio è in agguato. Ogni volta che, al contrario, ci riconciliamo con qualcuno, compiamo un gesto di carità (che magari ci è costato qualche fatica) o superiamo ostacoli che, fino a un attimo prima, ci sembravano insormontabili, è l’occasione per ricordarci che nulla di tutto ciò avviene per merito nostro, ma per intervento del Cielo.
E in vacanza? Per un cristiano, questo momento va molto al di là dell’otium dei latini, per cui la mente tendeva a speculare sui temi dell’esistenza e su tutto ciò che risultava estraneo agli affari, al commercio e al guadagno. La cristianità ha portato a una visione più unitaria e armoniosa dell’esistenza, in cui ogni aspetto della vita può dialogare e connettersi con altri aspetti apparentemente lontani e incompatibili. Lo stesso terzo comandamento “ricordati di santificare le feste” conferisce un senso più profondo alla ciclicità lavoro-riposo: il lavoro non è mai fine a se stesso ma serve a onorare Dio che, attraverso il lavoro stesso, ci permette di vivere. Al tempo stesso, il riposo, lo svago, la vacanza non sono fatti per lo stordimento e l’oblio di tutto ciò che viviamo durante la settimana o durante l’anno ma, al contrario, servono a metterci in contatto con la realtà (misteriosa anche per noi stessi) della nostra anima e del suo rapporto con Dio, l’unico in grado di dare un senso ai nostri giorni “ordinari”.
Quest’anno più che mai, le vacanze avranno una valenza speciale: c’è davvero molta immondizia morale da cui dobbiamo depurarci. Non è un semplice discorso di liberazione dal male o dal peccato. Sono le simbologie della nostra esistenza quotidiana a renderla per molti terribilmente tossica. Viviamo di riti secolarizzati e di idolatrie che impregnano profondamente ogni nostro momento. Vi sono gesti e azioni apparentemente neutri o innocui che, alla fine della fiera, tracciano il sentiero per subdole schiavitù moderne. I social network, in primis, travalicando la loro funzione di facciata – quella di far incontrare la gente – elevano all’ennesima potenza la civiltà dell’immagine e il culto del proprio ego, fomentando più che mai la competizione tra esseri umani.
Anche sul piano “verticale”, le relazioni umane escono terribilmente guastate da un sistema spietato. Il potere, in tutte le sue forme – politico, economico, mediatico, culturale – è sempre più presente nelle nostre vite e le intossica con una visione del mondo profondamente disumana, creando da un lato, bisogni artificiali e inessenziali, dall’altro, complicando estremamente la vita, con crisi economico-occupazionali che di spontaneo e naturale hanno ben poco e con una rivoluzione green-digitale che, al momento, non sta affatto semplificando la vita a nessuno. Sul piano sanitario, le vaccinazioni di massa non hanno risolto alcuna pandemia, in compenso, le restrizioni “a fisarmonica” hanno condizionato profondamente le relazioni umane, peggiorando la qualità della vita. A completare lo sconfortante scenario, ci pensa un’industria mediatica in cui ormai, dietro una tronfia retorica del contrasto alle fake news, di fatto la verità è ormai declassata a concetto relativo, svenduto all’idolo dell’audience o del clic.
Davvero ci piace il mondo in cui viviamo? Vale la pena intossicarsi con così tanti idoli? La vacanza è un momento utile per uscire da questo Matrix spaventosamente omologante, in cui trionfa l’homo homini lupus. Non bisogna per forza recarsi in pellegrinaggio a Medjugorje, a Loreto, a Fatima, a Lourdes o ad Assisi. Scegliere mete dai contenuti sacri è sicuramente di grande aiuto e consigliabile, tuttavia, sono tantissimi i luoghi in grado di rigenerare lo spirito, dalle località montane e marine alle città d’arte. Ciò che conta è uscire da se stessi e dalle false certezze che ci costruiamo. Si può riscoprire il proprio rapporto con se stessi, con gli altri e con Dio ammirando paesaggi meravigliosi o affreschi rinascimentali, persino gustando specialità gastronomiche locali. Non è assolutamente necessario fotografare e postare avidamente qualunque cosa vediamo. Conta molto di più porsi davanti alla meraviglia e al mistero di ciò che incontriamo. Anche per questo, nei limiti del possibile, l’ideale sarebbe visitare ogni anno posti nuovi, in grado di stupirci. Ogni vacanza, da questo punto di vista, può diventare un pellegrinaggio che ci porta lontano dalle cose false e banali, inoltrandoci verso il Vero e il Bello. Guarendoci dai falsi bisogni e accendendo i nostri desideri.