Nel 1979 Eugenia fonda il CAV di Ascoli Piceno di cui è stata segreteria fino a poco prima di morire nel 2003. Grazie a lei e ai volontari sono stati salvati dall’aborto più di 300 bambini.
Recentemente, l’8 marzo, si è tenuta una cerimonia d’intitolazione ad Ascoli Piceno dedicata alla professoressa Eugenia Scornavacca, fondatrice del Centro Aiuto alla Vita, l’angolo di Largo Cattaneo ormai è dedicato a lei.
Eugenia era laureata in lettere presso l’Università Cattolica di Milano e nel 1979, decide di fondare il CAV di Ascoli Piceno di cui fu segretaria fino al 2003, poco prima di morire.
Parlava del suo Centro Aiuto alla Vita con queste parole: “Il Centro Accoglienza Vita (CAV) di Ascoli Piceno si è costituito nel febbraio del ’79 con l’adesione di un piccolissimo numero di volontari, determinati a servire la causa della vita nascente, senza mezzi, senza sede, ma con grande entusiasmo e fiducia nella Provvidenza.”
L’iniziativa del titolo di Largo Cattaneo dedicato ad Eugenia Scornavacca
L’iniziativa è stata inserita nel progetto nazionale di Soroptimist “Toponomastica femminile” che ha la finalità di…
(…) chiedere una maggiore attenzione alla toponomastica femminile (…) poiché è importante intitolare strade a nomi di donne per riportare alla luce le presenze femminili significative per la storia e la cultura di ogni angolo del Paese per recuperare la memoria di tante donne del passato (…) e per conservare il ricordo di chi lo ha meritato.
(Ibidem)
Eugenia è stata una paladina nel difendere la vita dal concepimento fino alla morte, fu così che nel 1981 attivò la sezione diocesana del Movimento per la Vita che aveva ed ha tutt’ora l’obiettivo di combattere la cultura abortista e si impegnava già in quegli anni, a promuovere la raccolta delle firme a sostegno del referendum abrogativo della legge 194/78.
I risultati furono quelli di aver raccolto il 40% di sì nella Diocesi di Ascoli Piceno a fronte della media nazionale del 32%.
Nel 1985 diede vita al primo monumento dei bambini non nati presso il cimitero della città.
Così diceva Eugenia: “per riconoscere nel feto una dignità che si ribella alla definizione di rifiuto ospedaliero e allo stesso tempo simbolo di quel perdono e di quella carezza necessari per riprendere a vivere.”
(Ibidem)
Nascita della Casa di Accoglienza “Maria Ausiliatrice”
Nel 1993, usa i suoi beni per far nascere la casa di Accoglienza “Maria Ausiliatrice” presso il Villaggio Santa Marta per offrire ospitalità a madri nubili in difficoltà.
Nonostante Eugenia poi si ammali, continua a seguire le attività del CAV e grazie a lei e ai volontari nascono più di 300 bambini che erano destinati ad essere abortiti.
Fonte:Gaudium Press di Rita Sberna