Il Bambino che è in noi

Gesù Bambino presepe mangiatoia
Foto: CC0 Pixabay

Tre giorni fa, mi sono fermato a vedere il presepe allestito in parrocchia. La prima cosa – ovvia – che mi balzava all’occhio era la mancanza di Gesù Bambino: un’assenza da contemplare nel proprio cuore. Un’assenza, sì, ma accompagnata dalla certezza che tra pochissimo quel vuoto si colmerà. Tutti abbiamo bisogno di quel Bambino, di cullarlo e di coccolarlo, come faremmo con qualsiasi altro bambino del mondo. L’attesa di quel Bambino è trepidante. Dio viene sulla terra, nasce, vive e muore, come ogni altro essere umano: già questo è un paradosso inspiegabile, eppure per tantissimi di noi, ciò è un fatto accettabile. Un fatto sensato.

I Vangeli raccontano ampi stralci della vita di Gesù, tacendo su determinati passaggi ed enfatizzandone altri: è significativo che uno dei più dettagliati sia proprio quello della nascita del Figlio di Dio. Non solo perché è avvenuta in circostanze particolarissime: una Madre Vergine, che partorisce nel freddo di una stalla in una località sperduta e sconosciuta; una fuga in Egitto da un re sanguinario e crudele; la visita di tre saggi da una terra lontana guidati da una Cometa. Eppure, anche privata per assurdo di questi elementi di indubbia straordinarietà, la nascita di Gesù sarebbe stata degna d’essere raccontata, per il solo fatto di un Dio che diventa Bambino.

L’infanzia è fragilità, immaturità, incompletezza, imperfezione: come conciliarla con l’onnipotenza di Dio? Al tempo stesso, però, l’infanzia è bellezza, stupore, meraviglia nei confronti di una vita che cresce e va verso la sua pienezza. I bambini suscitano naturale attrazione negli adulti, muovendoli a tenerezza e a senso di protezione. Le risa e i sorrisi dei bambini sono un mistero carico di gioia: la loro allegria non deriva da situazioni o da parole (che ancora non comprendono) ma dalla semplice presenza dell’altro nella loro vita, dalla semplice consapevolezza di esistere. Se incrociamo per strada gruppi di persone sconosciute, tendenzialmente le ignoriamo: se, però, si tratta di famiglie con bambini, volentieri volgiamo lo sguardo verso di loro, magari sorridendo e salutando i piccoli.

Qualunque gesto compia un bambino, non ci lascia mai indifferenti, suscitandoci, di volta in volta, buonumore, ilarità, dolcezza. In chiunque non abbia un cuore di ghiaccio, qualunque persona che soffre muove alla compassione e all’empatia ma se quella persona è un bambino, la pena per lui aumenterà esponenzialmente. Viene allora spontaneo, pensare che Dio si è fatto Bambino per attrarre a sé in modo più forte uomini e donne bisognosi di amore, che, al contempo, si scoprono capaci di dare amore. Conoscere e amare Dio non è semplice ma il fatto che Egli stesso si sia incarnato in un neonato, ci facilita nell’obiettivo. Anche Gesù Bambino avrà pianto per la fame e per il freddo, anche lui avrà imparato a parlare e a camminare come qualsiasi altro bambino. Anche la Vergine Maria avrà riso e sorriso nel vederlo comportarsi da bambino, come qualsiasi altra mamma al mondo. Anche Gesù, come tutti noi, è diventato adulto ma ha conservato una caratteristica che, nel resto dell’umanità, si perde con gli anni: l’innocenza. Gesù è innocente nella mangiatoia, è innocente quando viene tentato da Satana nel deserto, è innocente quando compie i suoi miracoli, è innocente quando insegna parabole, è innocente quando tuona contro i farisei ed è, infine, innocente quando muore sulla croce.

Nessuno di noi può recuperare l’innocenza dei suoi primi anni. Possiamo, però, conservare la nostalgia per la nostra infanzia innocente, quella stessa nostalgia che si risveglia in noi ogni volta che ci nasce un figlio o un nipote. Il bambino che è in noi ci aiuta ad essere migliori, più creativi, più sensibili, più generosi. Scriveva San Josemaria Escrivà: “Se vuoi essere grande, fatti piccolo. Per essere piccolo bisogna credere come credono i bambini, amare come amano i bambini, abbandonarsi come si abbandonano i bambini, pregare come pregano i bambini”.

Contemplare il presepe, coccolarsi il Bambino sulla mangiatoia, per tirare fuori il Bambino che è in noi, è l’augurio più grande che vogliamo fare ai nostri lettori per questo Natale 2021!