Il mondo ha bisogno di santi sacerdoti!

Padre Cristoforo Amanzi ofm - Padre Dario Betancourt
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C’è un adagio che, negli ultimi anni, ha conosciuto una buona fortuna e una certa diffusione sui social: “I sacerdoti sono come gli aerei. Fanno notizia solo quando cadono ma ce ne sono tanti che volano”. Una similitudine che torna d’attualità ogniqualvolta scoppia uno scandalo nella Chiesa. L’ultimo in ordine tempo è stato quello di monsignor Michel Aupetit, l’arcivescovo di Parigi, coinvolto in uno scandalo sessuale. Come spiegato nella sua conferenza stampa sul volo Atene-Roma, papa Francesco ha dovuto accettarne le dimissioni, non tanto per la gravità del suo peccato (peccatore era anche San Pietro, ha ricordato il Pontefice), quanto per il chiacchiericcio scaturito intorno alla sfera privata del presule, che gli avrebbe impedito di lavorare serenamente.

Per ogni vicenda come quella di monsignor Aupetit, ve ne sono migliaia di altre che non finiscono mai sui giornali. Sacerdoti la cui vita è così specchiata e vocata alla santità da non fare notizia. Del resto, è stato così per la stragrande maggioranza dei santi: sconosciuti in vita, osannati dopo la morte. Molti dei nostri lettori ne hanno avuto la conferma quando la scorsa settimana si è diffusa la notizia della nascita al Cielo di due presbiteri di grande carisma presso le rispettive comunità. Padre Cristoforo Amanzi ofm (1955-2021), in particolare, era stato intervistato da Cristiani Today nel maggio 2017, quando raccontò la storia della sua conversione e della sua vocazione. Sempre per il nostro sito, padre Amanzi aveva tenuto la rubrica Sulle orme di San Francesco, durata cinque puntate, con un ottimo riscontro in termini di visualizzazioni e condivisioni.

Il sottoscritto ha avuto modo di conoscere padre Cristoforo nell’estate 2017, in occasione di un pellegrinaggio a Medjugorje, organizzato dalla Fraternità “Madre della Riconciliazione e Pace”, di cui il francescano era fondatore. Pochi giorni, sufficienti però a farmi cogliere la personalità straordinaria di questo frate. Padre Cristoforo era un francescano vero, che trasmetteva una gioia cristiana autentica e non ostentata. A volte era pensoso, come spesso capita alle persone la cui preghiera è un sincero dialogo con Dio. A volte era schietto e ruvido ma lo era come tutte le persone che sanno che la Verità rende liberi. Era infatti una persona liberata, pacificata e riconciliata.

La prima metà della sua vita, Ercole (questo il suo nome “secolare”) Amanzi l’aveva trascorsa alla spasmodica ricerca della propria libertà. Da giovanissimo, si era ribellato a Dio e alla Chiesa, che considerava una “realtà lontanissima” dal suo sentire, oltre che un “ostacolo al progresso”. Da ateo e comunista, nel 1987, il 32enne Amanzi si recò a Medjugorje. Non per fede ma per raggiungere la sua fidanzata di allora, la cui conversione stava iniziando a mettere in crisi il loro rapporto. L’intenzione era ripartire due giorni dopo con lei, per trascorrere le due settimane successive al mare, lungo le coste della Dalmazia. Il Signore, però, aveva altri piani per Ercole: lungo il suo cammino, in quei giorni, gli aveva messo l’indimenticata suor Josipa Kordic (1947-2003), che gli aveva parlato della sua comunità, invitandolo a messa e a un pellegrinaggio sul Kricevac.

Proprio a Medjugorje, Ercole visse la sua improvvisa conversione. “Mi si stringeva il cuore – raccontò padre Cristoforo, intervistato da Cristiani Today –. Sono stato venti minuti a piangere senza potermi fermare”. Salendo il Kricevac, il futuro frate aveva rivisto a ritroso la sua vita, peccati compresi, ma, al contempo, aveva percepito “una voce maschile, paterna, carica di bontà che mi diceva: ‘questo è quello che tu hai fatto, io ti propongo un’altra vita’. Ho capito tutto in un attimo: che Dio c’è, che ha avuto pazienza con me, che mi ha sempre amato, che mi dava la possibilità di amare, di ricominciare”.

Cosa non scontata, nemmeno per i sacerdoti, padre Cristoforo Amanzi ha risposto pienamente alla vocazione scelta da Dio per lui: portare Cristo alle anime assetate di infinito ma intrappolate nella camicia di forza del materialismo e delle banalità secolari. In uno dei suoi libri di spiritualità, padre Cristoforo scriveva: “Ti propongo un’altra vita. A te che sei smarrito o smarrita e che cerchi la pace perché a lei aneli, vorrei confidare che il progetto di Dio su di te è già in atto e quando meno te lo aspetti si realizzerà e sorprendendoti ti rapirà in un vortice di pace e di gioia”.

Entrato in convento all’età di 34 anni e ordinato sacerdote a 42, padre Cristoforo Amanzi è la dimostrazione vivente che la chiamata di Dio non conosce limiti di età e, soprattutto, avviene nei modi e nei tempi più inaspettati. La Fraternità “Madre della Riconciliazione e della Pace” è stato lo strumento con cui il francescano – scomparso lo scorso 2 dicembre, dopo una serie complicazioni seguite a un’infezione da Covid – ha proseguito la sua opera evangelizzatrice negli ultimi cinque anni della sua vita.

L’altro sacerdote che ci ha recentemente lasciati è padre Dario Betancourt (1939-2021). Colombiano di nascita, newyorkese d’adozione, Betancourt aveva completato i suoi studi a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Accademia Alfonsiana, per poi incardinarsi nella diocesi di Brooklyn. Il suo temperamento rimase sempre profondamente latino. Cordiale, ironico e allegro, padre Betancourt incantava gli uditori di tutti e cinque i continenti con le sue potenti catechesi sulla grazia della guarigione fisica e spirituale. La sua fama aveva iniziato a varcare i confini del Movimento Carismatico nel quale si era guadagnato la fama di eloquente predicatore, in grado di conquistare e anche convertire centinaia di persone.

La grazia della guarigione, padre Betancourt l’aveva sperimentata in primo luogo su se stesso, nell’anno in cui gli era stato diagnosticato un brutto tumore al polmone. Provenendo da una famiglia geneticamente vulnerabile a questo male, Betancourt pensò subito: “Adesso è il mio turno?”. Inginocchiandosi successivamente davanti al Santissimo Sacramento, il sacerdote si rasserenò e, rivolto a Gesù, disse: “Sai, questo non è un mio problema, questo è un tuo problema e io non voglio perdere la pace con questo problema che appartiene a Te”. E aggiunse: “Prenditi cura di me, altrimenti lo dirò a tua Madre”. Pochi giorni dopo, padre Dario si sottopose a un nuovo controllo e il suo tumore era miracolosamente scomparso. Gesù e la Madonna avevano ascoltato le sue preghiere…

Il grande cordoglio, che si è diffuso in questi giorni sui social per padre Cristoforo e per padre Dario, è la conferma che la gente sa riconoscere quando un sacerdote è un vero uomo di Dio. Anche chi non aveva conosciuto di persona i due sacerdoti, è rimasto profondamente colpito dalle loro storie personali e dai loro messaggi. I pastori di anime che più colpiscono sono quelli come padre Cristoforo e padre Dario: discreti, non ideologici, accoglienti, sensibili e, soprattutto, innamorati pazzi di Gesù. Spesso impariamo ad apprezzarli soltanto quando il Signore li richiama a sé. Preghiamo, allora, più intensamente, affinché Dio rinforzi le vocazioni e mandi nuovi operai per la sua messe.