Il sogno dei vecchi e il cammino dei giovani

Il sogno dei vecchi e il cammino dei giovani

Anche la letteratura e la poesia sono costellate di vicende di anziani che sognano. Ne Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, il protagonista Santiago ha stretto amicizia con l’adolescente Manolin, in cui vede il nipote che non ha mai avuto. A conclusione di una fallimentare battuta di pesca, annunciatasi inizialmente trionfale, il vecchio torna stremato sulla terraferma. Lungi dal crogiolarsi nella disperazione, nella frase conclusiva del romanzo, vediamo il pescatore assopirsi e sognare i leoni dei suoi safari di gioventù.

In uno dei suoi brani più celebri, Francesco Guccini canta: “I vecchi subiscon le ingiurie degli anni / non sanno distinguere il vero dai sogni / i vecchi non sanno, nel loro pensiero / distinguer nei sogni il falso dal vero”. Nel rimpianto di una civiltà del passato percepita come più umana, l’anziano protagonista della canzone accende la curiosità nel bambino che lo accompagna, che scambia quel racconto reale per un mito e gli chiede di raccontargli un’altra favola.

Abbiamo bisogno di nonni che ci trasmettano una storia, una speranza. L’umanità non vive esclusivamente di relazioni tra contemporanei. Al contrario, l’essere umano ha sempre avuto una naturale attrazione per le proprie radici, per i propri avi e per le civiltà antiche. Il nostro passato ci aiuta a decifrare i punti oscuri del nostro presente e offre una bussola per la difficile navigazione nei mari del futuro. Un grosso limite del nostro tempo è, al contrario, la ‘presentizzazione’, l’assolutizzazione dell’hic et nunc, senza nessun riguardo per l’ieri e per il domani. Non è un caso se la modalità fotografica attualmente più diffusa sia il selfie: esisto io, esisto solo io, esisto adesso. E tra un po’ ci sarò nuovamente io, in una posa diversa… Questa forma di solitario autocompiacimento è sterile per definizione. Al contrario, fotografarci con gli altri, meglio ancora fotografare gli altri, è un passo utile per relazionarci e crescere come persone e come civiltà. Anche osservare le fotografie dei nostri nonni, specie quelle della loro gioventù, ci aiuterà a dare più profondità e sostanza a questa crescita. E ci darà anche tanta umiltà: siamo solo un puntino infinitesimale nella storia umana. Migliaia di generazioni ci hanno preceduto e altrettante migliaia ci seguiranno. Nessuno di noi che legge adesso sarà il primo, né sarà l’ultimo. Soltanto se attingiamo alla saggezza del passato e, al tempo stesso, ci appassioniamo nella costruzione del futuro, avremo fatto qualcosa di veramente degno di essere ricordato.

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