Il triste equivoco di un Cristo “su misura”

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Il triste equivoco di un Cristo “su misura”

Tra le tante omelie pronunciate durante le festività natalizie da poco trascorse, non si può dire sia passata in sordina quella di monsignor Giampaolo Crepaldi. In occasione della messa per l’Epifania in cattedrale, l’arcivescovo di Trieste non ha risparmiato strali contro tutti gli utilizzi strumentali, quando non apertamente offensivi o blasfemi, della figura di Gesù. “Questa esemplare professione di fede dei Magi in Gesù Signore, Re e Salvatore universale, durante le feste natalizie – ha affermato il presule durante l’omelia – è stata oggetto di un attacco senza precedenti che è andato dispiegandosi in varie forme: dalla volgare e blasfema identificazione della sua persona con l’essere gay, pedofilo e ‘sardina’, fino a più sofisticate interpretazioni dei testi scritturistici che lo hanno privato della natura divina”. Chiare le allusioni di monsignor Crepaldi a un film blasfemo diffuso su Netflix, a un raccapricciante manifesto esposto al museo Macro di Roma e al parallelo con un movimento politico di recente costituzione, azzardato dalla scrittrice Dacia Maraini.

Elogiare monsignor Crepaldi per aver adempiuto quello che dovrebbe essere uno dei normali compiti di un pastore della Chiesa, sarebbe anche fin troppo scontato. Al tempo stesso, sarebbe superficiale considerare il richiamo dell’arcivescovo di Trieste come un semplice ‘anatema’ rivolto a persone estranee alla Chiesa Cattolica, che agiscono contro di essa per malizia o, forse, per ignoranza. Quest’attitudine a incasellare Gesù Cristo secondo schemi puramente umani, volti ad assecondare i nostri desideri personali o le mode del momento, è un’attitudine in cui può cadere chiunque, anche i fedeli ritenuti più esemplari. Talvolta è proprio quando crediamo di aver capito tutto di Dio, che, inconsapevolmente, iniziamo a farci il nostro “Dio tascabile”, funzionale al rafforzamento delle nostre convinzioni e ambizioni più che alla salvezza della nostra anima.

Intendiamoci: la mancata comprensione della reale natura cristica non è una novità di questo secolo. Se è vero che la prima ‘eresia’ è stato lo zelotismo, che vedeva in Gesù non il messia, non il redentore ma un leader politico per la liberazione della sua terra dal giogo dei Romani, i secoli dell’antichità cristiana sono stati segnati da una quantità innumerevole di correnti ereticali, tra le quali, per citare soltanto le più importanti, spiccano lo gnosticismo e il pelagianesimo (si legga, a questo proposito la lettera Placuit Deo della Congregazione per la Dottrina della Fede), l’arianesimo e il monofisismo: c’era chi accettava soltanto la natura divina di Cristo, chi soltanto quella umana, chi riteneva la salvezza un frutto dei propri meriti personali e chi la considerava accessibile tramite la pura conoscenza del divino. Accanto ai riduzionismi storici, che hanno portato ad ulteriori eresie durante il Medioevo e ai successivi scismi, spiccano anche gli atteggiamenti individuali di quanti, pur aderendo formalmente, pubblicamente e talora non senza entusiasmo, alla Chiesa Cattolica, in privato tendono a trattarla come il menu di un ristorante di lusso, scegliendo per sé le pietanze più vicine al proprio gusto e rifiutando le altre cibarie proposte.